Il perito ha depositato la trascrizione delle captazioni ed ha confermato in aula il proprio elaborato. Confermata invece l’inutilizzabilità di alcune informative di reato. Tra gli imputati, l’ex sindaco di Pizzo, un assistente giudiziario del Tribunale e un ausiliario del Giudice di Pace
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Nuova udienza stamane in Tribunale a Vibo Valentia per il troncone processuale dell’operazione Rinascita Scott passato di competenza alla Procura ordinaria. Gli imputati sono in totale 17 e si tratta delle posizioni dell’inchiesta in precedenza stralciate dalla Dda di Catanzaro e trasmesse per competenza territoriale funzionale – in quanto in tale troncone non viene contestata più l’aggravante mafiosa – alla Procura di Vibo che ha poi esercitato l’azione penale. Dinanzi al Collegio, presieduto oggi dal giudice Luca Bertola (in sostituzione del giudice Laerte Conti), a latere i giudici Alessio Maccarone e Ida Cuffaro, ha quindi deposto in aula il Ctu chiamato a depositare la trascrizione di alcune intercettazioni ambientali captate attraverso delle microspie piazzate sull’auto in uso all’indagato Giovanni Giamborino, nonché sulla sua utenza telefonica. Il perito ha confermato l’elaborato peritale sulle intercettazioni riguardanti Giovanni Giamborino che, nell’ottica accusatoria, servono a provare alcuni fatti di reato.
Restano invece inutilizzabili alcune informative di reato redatte dagli investigatori che non sono state fatte confluire nel fascicolo del pubblico ministero e, quindi, in violazione del diritto di difesa degli imputati che non hanno potuto prendere visione di tali capitoli di prova. Il Tribunale non ha quindi ammesso i testi di polizia giudiziaria che dovevano riferire in ordine alle informative riguardanti gli imputati Danilo Tripodi, Michele Larobina, Nicola Larobina e Marco Lo Bianco.
L’udienza è stata quindi rinviata al 19 gennaio del prossimo anno per l’escussione del collaboratore di giustizia Andrea Mantella.
Questi tutti gli imputati: Giovanni Giamborino, 63 anni, di Piscopio (attualmente in carcere per il troncone principale di Rinascita Scott, difeso dagli avvocati Valerio Vianello Accorretti e Alessandro Diddi); Gianluca Callipo, 42 anni, ex sindaco di Pizzo (assolto nel troncone principale di Rinascita Scott, difeso dagli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Trungadi); Danilo Tripodi, 42 anni, di Vibo Valentia, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo (condannato ad un anno nel troncone principale di Rinascita Scott, a fronte di una richiesta a 17 anni, difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Alice Massara); Antonella Bartolotti, 42 anni, di Pizzo Calabro (difesa dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino); Giuseppe Feroleto, 33 anni, di Pizzo (avvocato Sandro D’Agostino); Filippo Fuscà, 43 anni, di Vibo Valentia (avvocati Salvatore Pronestì e Giuseppe Bagnato); Renato Iannello, 49 anni, di San Gregorio d’Ippona (avvocati Salvatore Staiano e Gregorio Viscomi); Nicola Larobina, 62 anni, di Arena, ausiliario all’Ufficio del Giudice di Pace di Vibo Valentia (avvocato Antonio Barilaro); Michele Larobina, 76 anni, di Arena (fratello di Nicola), funzionario della Prefettura di Vibo Valentia (avvocati Mariateresa Larobina e Luca Cianferoni); Marco Lo Bianco, 40 anni, di Vibo Valentia (avvocato Walter Franzè); Francesco Marcello, 44 anni, di Pizzo (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga); Giuseppe Mercatante, 57 anni, di San Costantino Calabro (avvocati Aldo Currà e Alfredo Mercatante); Filippo Polistena, 48 anni, di Vibo Valentia (avvocati Walter Franzè e Santo Cortese); Nazzareno Pugliese, 75 anni, di San Costantino Calabro (avvocato Giuseppe Bagnato); Michelino Scordamaglia, 49 anni, di Vibo Marina; Claudio Solano, 50 anni, di Pizzo Calabro (avvocato Elisabetta Solano); Antonio Fuoco, 67 anni, di Vibo Valentia (avvocato Salvatore Sorbilli).
I reati contestati
L’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo è chiamato a rispondere del reato di corruzione elettorale unitamente a Claudio Solano e ai coniugi Francesco Marcello e Antonella Bartolotti, anche loro di Pizzo. Secondo l’accusa, gli imputati in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione dell’amministrazione comunale di Pizzo, tenutesi in data 11 giugno 2017 avrebbero stretto un accordo. Gianluca Callipo avrebbe agito nella qualità di candidato a sindaco, Francesco Marcello e la moglie Antonella Bartolotti quali gestori dell’esercizio commerciale avente insegna SPQR ubicato a Pizzo in Piazza della Repubblica. Tale accordo, secondo gli inquirenti, prevedeva da una parte l’impegno di Marcello e Bartolotti per sostenere la candidatura elettorale di Gianluca Callipo, dall’altra parte la promessa dello stesso Callipo di impegnarsi a deliberare atti amministrativi in favore dei coniugi Marcello-Bartolotti “dai quali dipendeva anche la possibilità di un impiego lavorativo in favore di Claudio Solano, che appoggiava elettoralmente Callipo ed in seguito veniva assunto proprio nell’attività ristorativa condotta dai coniugi Marcello – Bartolotti”.
Rivelazione di segreti d’ufficio è invece l’accusa per Danilo Tripodi, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo Valentia. Tale reato viene contestato a Danilo Tripodi in concorso con Nicola Larobina, ausiliario all’Ufficio del Giudice di Pace di Vibo, e con Michele Larobina, funzionario della Prefettura di Vibo Valentia. Con loro è indagato per lo stesso reato pure Renato Iannello, di San Gregorio d’Ippona, ritenuto l’amministratore di fatto e l’effettivo dominus della ditta individuale “Casanuova Costruzioni, aggiudicatario anche dei lavori di pavimentazione eseguiti al Tribunale di Vibo Valentia, sede di via Lacquari.
Tali condotte costano a Danilo Tripodi anche il reato di favoreggiamento reale nei confronti di Renato Iannello (amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale Casanova Costruzioni) il quale, grazie proprio a Tripodi, avrebbe continuato a non palesare l’effettiva titolarità della ditta. Renato Iannello ha precedenti per omicidio, armi e stupefacenti ed è fratello di Francesco Iannello, che in Rinascita-Scott ha chiesto ed ottenuto il rito abbreviato ed è stato condannato in appello a 4 anni e 6 mesi, ma la Cassazione nel maggio scorso ha annullato la condanna con rinvio per la rideterminazione della pena.
Le altre accuse
Danilo Tripodi e il cugino Marco Lo Bianco sono poi accusati di aver acquisito altre notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete. In particolare, Marco Lo Bianco, “socio di fatto nella gestione del B. & B. e dell’attività di affittacamere formalmente riferibile all’impresa individuale “Calamo” di via De Gasperi a Vibo Valentia”, sarebbe stato il beneficiario della condotta di rivelazione, “quale gestore del residence Risorgimento di Vibo Valentia”.
Usura è invece l’accusa mossa a Nazzareno Pugliese di San Costantino Calabro e Giovanni Giamborino di Piscopio, mentre in altro caso Nazzareno Pugliese avrebbe agito insieme al compaesano Giuseppe Mercatante, quest’ultimo rappresentante legale della Emmedil srl. Filippo Fuscà e Michelino Scordamaglia sono invece accusati della detenzione illegale di due fucili, mentre per Giuseppe Feroleto l’accusa è quella di detenzione e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 9, arma con la quale il 9 marzo del 2017 avrebbe aperto il fuoco (è accusato per questo del reato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi) all’indirizzo dell’autovettura sulla quale viaggiavano la propria fidanzata ed un’altra ragazza rimasta ferita ad una gamba. Feroleto, secondo gli inquirenti, avrebbe voluto punire le due donne dopo una lite in un locale pubblico avvenuta in occasione della “Festa della donna”.
L’imprenditore Filippo Polistena è infine accusato di concorso in truffa (80 euro il valore) per la tumulazione delle salme dei migranti nel cimitero di Bivona, avvenuta tra il 2016 ed il 2017 con mattoni forati anziché pieni, in violazione del regolamento di polizia mortuaria. Con lui è imputato pure Antonio Fuoco, custode del cimitero di Bivona.

