Reati prescritti per l’ex finanziere della Dia Michele Marinaro e l’ex comandante della polizia municipale di Vibo Filippo Nesci. A giudizio anche veterinari, dentisti, politici, un ex assistente giudiziario del Tribunale di Vibo e carabinieri: ecco le principali posizioni tra condanne e assoluzioni nel processo d’appello
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Un processo dai grandi numeri quello nato dalla maxioperazione Rinascita Scott contro la ‘ndrangheta del Vibonese e giunto oggi a sentenza da parte della Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Loredana De Franco, nei confronti di 215 imputati. Il blitz della Dda di Catanzaro era scattato nella notte del 19 dicembre 2019 e la sentenza di primo grado era stata letta dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Brigida Cavasino, giudici a latere Claudia Caputo e Germana Radice) nell’aula bunker dell’area industriale di Lamezia Terme il 20 novembre 2023, stessa aula scelta oggi per la sentenza di secondo grado.
L’inchiesta era stata coordinata dalla Dda di Catanzaro con l’allora procuratore Nicola Gratteri e i pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso. Oltre 50 i collaboratori di giustizia escussi nel processo durante quasi due anni di dibattimento in primo grado. Sul “campo” l’inchiesta è stata condotta principalmente dai carabinieri del Ros di Catanzaro e Roma, oltre ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia.

Fra i principali imputati l’ex parlamentare di Forza Italia ed avvocato di Catanzaro Giancarlo Pittelli (condannato a 7 anni e 8 mesi in luogo degli 11 anni del primo grado), l’avvocato Francesco Stilo del Foro di Latina ma residente a Lamezia Terme (la cui pena viene ridotta di quasi la metà, passando dalla condanna a 14 anni del primo grado ai 7 anni 8 mesi in appello) e l’avvocato del Foro di Vibo Nazzareno La Tassa (4 anni in primo grado ed ora assolto in appello). Tra le assoluzioni più clamorose c’è senza dubbio quella di Pasquale Bonavota, 51 anni, condannato in primo grado a 28 anni quale boss dell’omonimo clan di Sant’Onofrio ed arrestato dopo una lunga latitanza in una chiesa di Genova. Per lui la Corte, in conseguenza dell’assoluzione, ha disposto l’immediata scarcerazione. La veterinaria dell’Asp di Vibo, Chiarina Cristelli, passa invece dagli 11 anni del primo grado di giudizio ai 7 anni e 8 mesi dell’appello, mentre il boss Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona passa dai 30 anni del primo grado ai 21 anni dell’appello e Paolino Lo Bianco, boss di Vibo Valentia, da 30 anni a 19 anni e 8 mesi. Confermata la condanna a 30 anni di reclusione per il boss di Limbadi Luigi Mancuso, indicato come fra i principali personaggi dell’intera ‘ndrangheta calabrese. Stessa pena – 30 anni - anche per il boss di Zungri Giuseppe Accorinti, mentre i fratelli Ambrogio e Pietro Accorinti sono stati condannati a 14 anni ciascuno.
Le pene per i “colletti bianchi” e non solo
Un notevole sconto di pena ottengono i commercianti Artusa con negozi di abbigliamento, sino agli scorsi anni, a Vibo Valentia e Lamezia Terme. Mario Artusa passa dalla condanna a 21 anni di reclusione rimediata in primo grado ai 9 anni e 2 mesi dell’appello, mentre il fratello Maurizio Umberto Artusa passa dai 18 anni del primo grado agli 8 anni e 2 mesi dell’appello. Sconto di pena anche per il boss di Vibo Valentia Vincenzo Barba, 73 anni, alias “U Musichiere”, che passa dai 28 anni del primo grado ai 19 anni e 10 mesi dell’appello, mentre il boss di Pannaconi di Cessaniti, Francesco Barbieri, 60 anni, è stato condannato in appello alla pena di 17 anni e 4 mesi di reclusione in luogo dei 24 anni di carcere rimediati in primo grado. Rideterminata la condanna anche per Domenico Bonavota (fratello di Pasquale) che dai 30 anni del primo grado passa alla pena a 23 anni e 6 mesi dell’appello. Tra le assoluzioni di spicco c’è quella di Francesca Collotta, di Polia, condannata in primo grado a 10 anni. Ex moglie di un carabineire, era accusata di concorso esterno in associazione mafiosa poichè la stessa avrebbe fornito la propria disponibilità a rivelare al gruppo diretto da Luigi Mancuso notizie riservate sulle indagini in corso. Per lei l’accusa non ha retto in appello.
Confermata invece la condanna a 5 anni e 8 mesi nei confronti del carabiniere Antonio Ventura, 54 anni, di Vibo Valentia. Per lui l’accusa aveva chiesto 18 anni di reclusione. Per Antonio Ventura, appuntato dei carabinieri all’epoca dei fatti in servizio al Nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo, l’accusa iniziale era quella di concorso esterno in associazione mafiosa ma è stata riqualificata in favoreggiamento aggravato dalla finalità di agevolazione dell’associazione mafiosa. Originario della provincia di Bari, ma coniugato a Vibo, Ventura avrebbe rivelato ad alcuni elementi di spicco delle cosche locali l’esistenza di indagini a loro carico.
Assolto completamente da ogni accusa (“il fatto non sussiste”) Danilo Tripodi, 44 anni, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo Valentia, condannato in primo grado a un anno. In appello la Procura Generale aveva chiesto per lui la condanna a 14 anni di reclusione. Era finito sotto processo con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, falsità materiale in atti pubblici e abuso d’ufficio.
Rideterminata in 6 anni e 8 mesi, in luogo dei 10 anni di reclusione del primo grado di giudizio, la condanna nei confronti di Agostino Redi, 63 anni, dentista di Limbadi, accusato del reato di associazione mafiosa (clan Mancuso). La Corte ha ordinato l’immediata scarcerazione di Redi. Confermata poi l’assoluzione del docente Vincenzo De Filippis di Vibo Valentia (ex assessore comunale). Era accusato di aver stretto un accordo elettorale con Orazio Lo Bianco (18 anni e 3 mesi in appello, 24 anni in primo grado), esponente dell’omonima famiglia di mafia di Vibo Valentia, in cambio di sostegno elettorale per le elezioni politiche del 2018.
L’imprenditore di Vibo, Gianfranco Ferrante, passa invece dalla condanna a 20 anni e 2 mesi del primo grado alla pena in appello ammontante a 14 anni e 2 mesi, mentre è stato confermata l’assoluzione per l’ex consigliere comunale di Vibo Alfredo Lo Bianco, fratello di Orazio (la Procura Generale aveva chiesto per Alfredo Lo Bianco la condanna a 5 anni). Notevole sconto di pena ottiene l’imprenditore di Vibo Marina, Mario Lo Riggio (17 anni in primo grado, 7 anni e 2 mesi in appello), mentre per l’imprenditore di Vibo Valentia, Antonio Lopez Y Royo è scattata la prescrizione del reato (10 mesi in primo grado).
Michele Marinaro, 56 anni, di Girifalco, ex maresciallo della Dia di Catanzaro, è stato invece condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, ma la Corte d’Appello ha dichiarato per lui estinti per intervenuta prescrizione i reati contestati. Confermate però a carico di Marinaro le statuizioni civili decise in primo grado e dovrà quindi risarcire le parti civili. Sconto di pena di sei mesi anche per il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli che in appello ottiene ora la condanna a 2 anni con pena sospesa. Prescrizione infine per l’ex comandante della polizia municipale di Vibo Valentia, Filippo Nesci, condannato in primo grado a 4 anni.


