Annullato senza rinvio dalla sesta sezione penale della Cassazione il decreto di sequestro confermato il 12 aprile scorso dal Tribunale di Vibo Valentia di alcune somme di denaro sequestrate dai carabinieri nel corso di una perquisizione domiciliare a Filandari. In particolare, la Suprema Corte ha disposto l’immediata restituzione della somma di euro 2.205, rinvenuta sul tavolo della cucina dell’abitazione dell’indagato Domenico Soriano, e di euro 11.900 rinvenuta nella cassettiera della camera da letto. Il denaro è stato restituito alla moglie di Domenico Soriano (indagato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti), vale a dire Teresa Artusa, e alle figlie Roberta e Vanessa Soriano. Le ricorrenti avevano fatto osservare che la redazione dei verbali fotografici di conteggio e descrizione del taglio delle banconote non può essere utile per ricondurre il denaro ad episodi di singole cessioni, considerato che la sostanza stupefacente sequestrata non era ancora stata venduta e che il denaro è stato rinvenuto presso l'abitazione familiare dell'indagato insieme al quale abitano le due figlie e le e la moglie, tutte percettori di reddito adeguato e cospicuo. Da qui l’impossibilità di ricondurre quel determinato denaro sequestrato ai singoli episodi di cessione di stupefacente in quanto “il denaro è privo di connotazioni identificative e dimostrative e, seppure fosse certa la cessione di sostanza stupefacente a terzi, in presenza di un adeguato e dimostrato reddito dei familiari conviventi non si può affermare la sussistenza del nesso di pertinenzialità tra quel denaro sequestrato e il reato di cessione”. Nel caso in esame, per la Cassazione vi sono “carenze di motivazione sulla ragione del sequestro del denaro a fini di prova di cessione dello stupefacente e in funzione dell’accertamento dei fatti storici enunciati, carenze che comportano l’annullamento senza rinvio”. La motivazione adottata dal pubblico ministero prima e poi dal Tribunale che ne ha confermato la fondatezza e la ragionevolezza, per la Suprema Corte “risulta apodittica e del tutto priva di un logico collegamento con i fatti investigati e si risolve in argomentazioni puramente assertive. Nel caso in esame la detenzione di stupefacenti a fini di cessione non ha alcun collegamento con le indagini sulle caratteristiche delle banconote - redazione di verbali fotografici di conteggio e descrizione del taglio delle banconote – e sulla concreta finalità di ricondurla a specifici episodi di cessione singole anche tenuto conto della natura della res, costituita da denaro contante”. Da qui l’annullamento senza rinvio del decreto di sequestro del denaro che è stato restituito alla moglie e alle figlie di Domenico Soriano.