venerdì,Ottobre 11 2024

“Fotografie in cantiere”, mostra sulla Certosa di Serra San Bruno dopo il terremoto – Video

Frammenti di storia che raccontano una paese diverso a partire dalla devastazione del monastero per via del sisma del 1783

“Fotografie in cantiere”, mostra sulla Certosa di Serra San Bruno dopo il terremoto – Video

di Rossella Galati
È la Serra San Bruno di fine ‘800 quando nasce lo studio fotografico “Il genio” del pittore Giuseppe Maria Pisani, morto cento anni fa e che insieme al farmacista e chimico del posto Luciano Cordiano realizzò le lastre restituite alla collettività grazie alla mostra “Fotografie in cantiere, la ricostruzione della certosa di Serra San Bruno nelle lastre di fine ‘800”, allestita nel museo della Certosa su iniziativa dello storico dell’arte nonchè nipote dell’autore degli scatti, Domenico Pisani, e del fotografo Bruno Tripodi. «Sono 75 lastre – spiega Tripodi – fino ad ora custodite negli archivi della Certosa, che documentano una Serra San Bruno diversa da quella di oggi a partire dalla devastazione del monastero a causa del sisma del 1783, poi la ricostruzione, ma soprattutto è stato bello scoprire come a quel tempo i terreni venivano coltivati con una cura incredibile. Ho avuto il privilegio di poter acquisire le lastre in digitale e scoprire anche io da serrese delle cose meravigliose che sono venute fuori». Ma non solo. «Da fotografo è stato meraviglioso vedere i miei luoghi con l’occhio del fotografo dell’epoca e poi quello che mi preme puntualizzare è che le dimensioni originali di alcune lastre sono 13×18, altre 9×12. Quindi, tirare fuori un ingrandimento di due metri con una qualità incredibile ci fa capire che la fotografia si è evoluta ma già all’epoca, con i banchi ottici, si ottenevano delle foto meravigliose». Non a caso l’esposizione realizzata in occasione del centenario della morte di Pisani, grazie al sostegno di alcuni sponsor privati, è impreziosita da alcuni strumenti fotografici usati in quegli anni: «Per un fotografo sono esperienze bellissime – commenta Tripodi – perchè al giorno d’oggi gli smartphone ci fanno vedere cose straordinarie ma all’epoca realizzare una fotografia era molto complesso, il fotografo non aveva gli strumenti di oggi e quindi doveva avere una lettura della luce molto attenta ed era sempre un po’ un rischio quindi era necessaria una grande preparazione». Una mostra molto apprezzata dal pubblico, accompagnata anche dalla realizzazione di un volume, inaugurata a Pentecoste, che accoglierà i visitatori fino alla festa di San Bruno.

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