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Attraverso la scrittura si possono raccontare tante cose. Non solo storie ma anche emozioni che molto spesso si intrecciano lungo migliaia di chilometri in giro per il mondo, con il punto di partenza che è un paesino di poco più di 2000 anime: Soriano Calabro. Parte da qui infatti il libro “La Casa Ultima” scritto da Merilia Ciconte, disponibile dallo scorso 27 maggio. Architetto ed esperta in marketing e gestione dei beni architettonici e culturali, Ciconte in passato è stata anche direttrice del MuMar Musei dei Marmi e vice-direttrice del Polo Museale di Soriano. Ha collaborato inoltre alla cattedra di Economia Urbana della facoltà di architettura di Reggio Calabria.
La storia
Il libro, edito dalla casa editrice Santelli, narra della leggenda di un filo di seta rossa che ci lega alla vita degli altri. Quel filo si intreccia con altri fili, si ingarbuglia, si tende ma non si spezza; si annoda rendendo più vicine le persone che sono destinate a stare insieme. Tutto ha inizio in un piccolo centro dell’entroterra calabrese, Soriano Calabro appunto, e si sviluppa lungo le migrazioni della seconda metà del secolo scorso fino ai giorni nostri. Dalla Calabria a Buenos Aires, da Roma a Kabul. La Casa Ultima è una saga familiare e narra le storie di tre generazioni di donne: Elisa, Estella ed Elena che sono madre, figlia e nipote. La lettera E che lega i nomi delle protagoniste, inoltre, simboleggia il termine Esperanza (il cognome di Estella): speranza, resistenza, rinascita. Tre donne forti che cercheranno di dare una svolta alla loro esistenza. Una storia di riscatto che segue i percorsi intrecciati della loro vita, focalizzando i nodi che fatalmente dissemina un destino che le tormenta, le piega, ma non le vince. Un racconto di esistenza, empatia e speranza.
La presentazione
Ieri la presentazione del libro, all’interno della sede della Pro Loco di Soriano Calabro e alla presenza di un pubblico numeroso e amante di una cultura antica che ripercorre gli odori e i passi della propria terra. A presentare il libro dell’autrice Ciconte è stata Maria Teresa Daffinà, presidente della Pro Loco. Hanno trasmesso tanto significato anche alcuni passi del libro, sapientemente letti dalla vice presidente della Pro Loco, Rossella Ciconte. Una penna di grande eleganza e sensibilità, quella di Merilia Ciconte, peraltro molto apprezzata dal momento che è stata recentemente insignita di un riconoscimento in occasione della quinta edizione del premio letterario Città di San Giovanni in Fiore “Leggere ed Essere”.
Il pensiero di Maria Teresa Daffinà
Ad aprire il dialogo, in un pomeriggio dall’alto tasso letterario come conferma il libro in questione, è stata la già menzionata Maria Teresa Daffinà: «Grazie innanzitutto a Merilia Ciconte perché ha voluto che fosse proprio la Pro Loco di Soriano a presentare questo libro. La Casa Ultima è la sua più recente fatica, anzi lo definirei un capolavoro e, mentre leggevo il libro, ho fatto un tuffo nel passato. Merilia Ciconte non è solo una scrittrice di fama locale ma anche nazionale, e stasera è finalmente in casa sua, in mezzo alla gente che la stima. Devo dire inoltre che il libro racconta di noi, della quotidianità dei nostri genitori e dei nostri nonni, e tratta della storia di tre donne coraggiose raccontate attraverso i sapori, gli odori e gli antichi mestieri. Io ritengo che in questo volume si sia raccontata la storia della nostra Soriano, e spero vivamente che se ne parli».
Parla l’autrice

Ecco allora che è proprio la stessa Merilia Ciconte a raccontare e descrivere non solo ogni passo del libro e ogni anticipo posto di Soriano, ma anche ogni emozione legata a esso: «Sono nata a Soriano e sono tutt’ora residente a Soriano. Insomma, sono a tutti gli effetti una cittadina sorianese e quindi provo un grande piacere a essere qui con voi e raccontarvi del mio ultimo romanzo. Un racconto che inizia a Soriano ma poi emigra verso altre terre. Parla di donne forti e che in quel periodo sono state volàno per la propria famiglia, dal momento che sono state in grado di forgiare il futuro dei proprio figli nonostante fossero in casa da sole o con il marito in guerra».
L’autrice spiega poi struttura e storia: «Il romanzo è suddiviso in tre parti e ogni parte è dedicata alle tre donne, ma con un filo conduttore che le lega in maniera indissolubile, anche da un modo di vedere le cose. Elisa, innanzitutto, riesce a cambiare le cose in meglio perché fa studiare i suoi figli. Lei si sposa per procura con il fidanzato migrato in Argentina ma, dopo aver subito un lutto, torna a Soriano e trova occupazione come bàlia da latte, altro mestiere che ormai non c’è più, per una barona. Col tempo, però, da bàlia da latte diventa la tata del figlio della barona, essendosi conquistata la stima di quest’ultima».
La storia di Estella

L’altra donna protagonista del racconto è Estella, figlia di Elisa. Anche qui il nome non è causale, poiché è uguale a quello della donna che ha aiutato Elisa in Argentina. La donna, dunque, regala a Elisa un ciondolo con l’inziale E, ovvero le iniziali dei nomi Elisa ed Estella, ma la E rappresenta anche la E di Esperanza che era il cognome di Estella.
ecco allora che Merilia introduce il personaggio di Estella: «Lei cresce nella stessa casa di Filippo, il figlio della barona. Col tempo si innamorano, ma si perderanno di vista per proseguire i rispettivi studi. Arriva poi il momento in cui si incontrano per caso, portando così avanti questa relazione, finché Estella rimane incinta e viene abbandonata da Filippo. La ragazza così torna a casa, nella sua Soriano, ovvero il posto in cui si sentiva più sicura, e dunque la cosiddetta Casa Ultima. Estella porterà avanti la gravidanza e avrà una bambina che chiamerà Elena. La giovane Elena studierà fino a diventare un medico affermato e intraprenderà poi la carriera medica in un ospedale a Kabul». Nel corso della sua vita Elena conoscerà Luca, il futuro marito, per un romanzo tutto da leggere.

