mercoledì,Aprile 24 2024

Turismo, la beffa degli stagionali “rinnegati”: «Per noi niente bonus»

La paradossale situazione dei lavoratori “estivi” che non vengono formalmente riconosciuti per via di una dicitura nel contratto: «Assurdo estrometterci per un cavillo»

Turismo, la beffa degli stagionali “rinnegati”: «Per noi niente bonus»

Chi abita a Ricadi, la stagione se la fa da una vita. Ma vale anche per Tropea o Pizzo. Sulle stagioni, lavorativamente parlando, sono cresciute generazioni, sono cresciute famiglie, e di pari passo sono cresciute imprese, sono cresciute strutture ricettive, è nato il turismo. È prosperato. Ed ora rischia di morire. Nel disastro generale del comparto, ce n’è uno particolare. Riguarda proprio i cosiddetti stagionali. Il dramma si consuma nel paradossale termine di “stagionale”.

Nel marasma dei decreti e dei bonus, salta fuori che il Governo concederà il bonus di 600 euro, con relativa proroga e aumento per il mese di maggio, solo a coloro nel cui contratto compare la dicitura “stagionale”. Non è quindi sufficiente rompersi la schiena tutta l’estate in qualche bar, villaggio et similia, magari iniziando dallo scorcio di primavera per finire con l’assaggio dell’autunno. No. Nei tanti contratti somministrati (e giusto per restare nel campo dei “regolari”), da quelli a tempo indeterminato, che finiscono inesorabilmente con il licenziamento “patteggiato” a quelli a tempo determinato standard, molti lavoratori non vengono inquadrati come “stagionali”, per i quali c’è una semplice casella da barrare. Ebbene, tutti quei lavoratori – migliaia in tutta la provincia di Vibo Valentia – che sono stagionali nella sostanza ma non nella forma, hanno presentato istanza all’Inps già i primi di aprile per ottenere il bonus di 600 euro, ma la loro pratica è ancora – si legge dal proprio profilo Inps – “in attesa di esito”.

L’Istituto di previdenza, nell’ultimo comunicato dell’8 maggio, aveva spiegato di avere ricevuto 4.849.668 domande di indennità Covid 600 euro, di queste 3.722.223 erano state accolte. Tra le respinte o in corso di correzione ve ne erano 225mila con Iban errato; 300mila per cumulo con pensione o reddito di cittadinanza già in pagamento; ed infine 630mila con requisiti che «non hanno superato i controlli e sono in stato di verifica\correzione per categoria sbagliata dall’utente». Tra i bonus pagati, invece, il 9% era a favore del comparto turistico.

Michele Gennaro, 40 anni di Ricadi, che lavora in uno dei villaggi di Capo Vaticano, gira la domanda all’Inps ed anche alle istituzioni preposte: «Vorrei capire per quale motivo tagliare fuori un richiedente che ha lavorato 3 mesi a tempo indeterminato ed includere uno stagionale a tempo determinato, che magari ha lavorato 6 mesi. Tra l’altro, visto che le domande non sono state bocciate, è giusto per noi che aspettiamo sapere di che morte moriremo. Io avrei dovuto iniziare a lavorare il primo maggio, se tutto va bene comincerò il 15 giugno, perdendo un mese e mezzo di stipendio e metà di relativa disoccupazione. E l’inverno sarà lunghissimo…».

Umberto Monteverdi, direttore provinciale del patronato Epas, non può che constatare l’amara realtà. Anche se spera in uno spiraglio con il nuovo decreto “Rilancio”. «Purtroppo la normativa parla chiaro, al momento i beneficiari sono soltanto quelli formalmente assunti come stagionali. Spesso i consulenti del lavoro inquadrano molti dipendenti come “operai” o altro». Quindi non c’è via d’uscita? «Una cosa che abbiamo consigliato è la modifica della dicitura, ma è probabile che i tempi non lo permetteranno. In questo momento non c’è molto da fare, se non attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Rilancio e capire se il Governo avrà sanato questa lacuna, che penalizza tantissimi lavoratori». A lasciare aperto un barlume di speranza c’è anche il fatto che l’Inps, al momento, non ha ufficialmente respinto le richieste, che rimangono “in attesa di esito”. «Potrebbe anche essere un modo – spiega ancora Monteverdi – per evitare di doverle bocciare ufficialmente salvo poi fare retromarcia. È possibile che con il nuovo decreto vengano revisionate queste posizioni per una larga fetta di lavoratori, almeno il 40% per quanto riguarda i nostri dati. Però non abbiamo niente di ufficiale al momento, è soltanto un auspicio». Intanto il tempo scorre come l’acqua nei fiumi, e nessuno lo riacciuffa più…

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