La presentazione del nuovo lavoro dello scrittore e giornalista verrà ospitata a palazzo Gagliardi. Un evento che unisce letteratura, memoria e impegno civile
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Ci sono libri che nascono come fiori fragili in mezzo alle macerie, libri che hanno il coraggio di cantare la bellezza pur dentro al dolore. Cenere e mandorli. Poesie per Gaza e per la pace, di Michele Petullà (Libritalia Editore), appartiene a questa categoria rara e necessaria: una raccolta che non si limita a testimoniare, ma che diventa invocazione e veglia, memoria e custodia, gesto poetico pronunciato come resistenza.
Giovedì 25 settembre, alle 18:15, la città di Vibo Valentia avrà l’occasione di incontrare questo libro nello scenario carico di storia di Palazzo Gagliardi, luogo che nei secoli ha ospitato voci, incontri e pensieri, e che oggi torna ad aprire le sue sale a un dialogo di poesia e coscienza civile.
Tra cenere e mandorli, l’immagine della condizione umana
Il titolo della raccolta è già un manifesto simbolico: la cenere, residuo di case distrutte, di vite spezzate, di fuochi che hanno divorato l’innocenza; i mandorli, alberi che fioriscono per primi alla fine dell’inverno, promessa di rinascita, metafora di resilienza e di speranza.
Petullà tesse i suoi versi su questa dialettica di morte e vita, di rovina e germoglio, consegnando al lettore una poesia che non è mai evasione, ma responsabilità. “Un libro necessario, che sa scuotere e commuovere”, scrive mons. Giuseppe Fiorillo nella sua prefazione, “un inno alla responsabilità della parola poetica nel nostro tempo”.
Un titolo, Cenere e mandorli, che è già un’immagine, dunque: la cenere come residuo di distruzione, i mandorli come promessa di rinascita. Nella dialettica di questi due simboli si muove l’intera opera di Petullà, che intreccia versi di dolore e di speranza, di denuncia e di pietà, con la forza di una parola che non rinuncia mai alla sua dimensione etica e civile.
“Un poeta – ha scritto di Petullà lo scrittore Domenico Sorace – di profonda musicalità, capace di illuminare, con un linguaggio nitido e sobrio, gli abissi dell’invisibile e della bellezza”.
Una serata di voci e riflessioni condivise
L’incontro si aprirà con i saluti istituzionali del sindaco Enzo Romeo, dell’assessore alla Cultura Stefano Soriano e dell’editore Enrico Buonanno, a conferma di come questo evento si collochi nel cuore della vita culturale cittadina. Sarà il segno che la città intera riconosce alla poesia un ruolo di guida, un valore che va oltre la letteratura e tocca la vita civile.
Seguiranno gli interventi di figure autorevoli, personalità dal forte impegno culturale e sociale, ciascuna portatrice di uno sguardo diverso ma convergente sul valore del libro e sulla necessità di una riflessione condivisa:
- mons. Giuseppe Fiorillo, autore della Prefazione al volume, Vicario diocesano della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, parroco emerito del Duomo di Vibo Valentia e già referente provinciale dell’associazione antimafia Libera, testimone di una fede che non teme di sporcarsi le mani con la storia;
- Rosa Alba Nardo, presidente dell’associazione Radici per il Futuro, già docente di Lettere classiche presso il Liceo Morelli e già presidente della Croce Rossa Italiana di Vibo Valentia, che porterà la profondità del suo sguardo di donna di scuola ed educatrice, di donna delle istituzioni e di impegno sociale;
- Daniela Primerano, avvocato e referente dell’Osservatorio civico Città Attiva, attivista sociale, in prima linea nella difesa dei diritti dei cittadini e promotrice di iniziative di sensibilizzazione sul dramma di Gaza. Sarà lei a coordinare l’incontro e a dialogare con l’autore, dando voce a un confronto vivo e diretto.
La presentazione sarà arricchita da letture performative di alcuni testi della raccolta poetica, affidate ad Antonio Parisi, poeta e attore teatrale dell’associazione Graecalis: un momento in cui la parola scritta si farà voce, prenderà corpo, ritmo, respiro, trasformandosi in esperienza ed emozione condivisa.

La poesia come gesto di resistenza e chiamata alla responsabilità
La voce di Petullà si colloca in una tradizione che non teme di riconoscere nella poesia una forza politica e civile. Nei suoi versi non c’è compiacimento estetico, ma una ricerca di bellezza che sappia farsi resistenza al buio. Ogni poesia è un piccolo altare per i volti invisibili, un mandorlo piantato dentro la cenere, un richiamo a non distogliere lo sguardo.
Petullà non propone una poesia di facile consolazione, ma una poesia che interpella, che si fa veglia e custodia. Come ha scritto la critica letteraria Giusy Capone, Cenere e mandorli è «un libro che non è solo da leggere: è un libro da meditare. Un libro in cui la poesia torna a farsi coscienza e memoria, gesto di bellezza pronunciato contro la notte».
La sua scrittura si colloca in quella linea di poesia civile che, da sempre, riconosce nella parola non un rifugio ma un atto di responsabilità. Ogni verso sembra chiedere al lettore: cosa resta della nostra umanità davanti ai volti dei bambini vittime di Gaza?
La presentazione di Cenere e mandorli sarà dunque non solo un evento letterario, ma un momento di comunità, un’occasione per fermarsi e domandarsi cosa resta dell’umanità dopo Gaza e cosa significa oggi, in Calabria come a Gaza, continuare a credere nella pace.
Un invito alla città
La presentazione del libro di Petullà, dunque, non sarà soltanto un’occasione letteraria, ma un invito alla cittadinanza intera a riflettere insieme sul dramma umano che si consuma in Medio Oriente. La poesia, in questo senso, si fa strumento di comunità, luogo di incontro, voce che unisce oltre le differenze. La partecipazione, dunque, non è solo un gesto culturale, ma un atto di condivisione e di presenza civile.
Palazzo Gagliardi, luogo di memoria e di futuro
Non è casuale la scelta di Palazzo Gagliardi, luogo che da sempre accoglie le voci più vive della cultura vibonese e non solo. Le sue mura portano addosso la stratificazione di storie e di incontri, come un archivio silenzioso della città. In questa cornice, la poesia di Petullà troverà un’eco potente, perché il passato e il presente si specchieranno l’uno nell’altro, in un evento che si annuncia intenso e partecipato. In un palazzo che ha visto epoche cambiare e che oggi si apre a un libro che parla di un’altra terra ferita, ma che in realtà riguarda tutti: perché Gaza non è lontana, Gaza è un nome che può cambiare, diventare Siria, Ucraina, o qualsiasi altro luogo in cui i bambini pagano il prezzo più alto.
Giovedì 25 settembre, alle 18:15, Palazzo Gagliardi: un appuntamento che non si limita a parlare di Gaza, ma che interroga ciascuno di noi. Perché la poesia, quando è autentica, non consola: risveglia. E nelle parole di cenere e mandorli ci ricorda che la pace non è un dono da attendere, ma un compito da assumere. E quando la poesia incontra la realtà più lacerante, non resta mai semplice parola: diventa cenere che chiede giustizia, mandorlo che invoca pace.


