martedì,Marzo 19 2024

Lo scenario | Tempi strettissimi per votare in primavera. A Vibo si rischia un anno di commissariamento

Se al Comune fanno sul serio è necessario affrettarsi, altrimenti bisognerà rinviare l'appuntamento con le urne al 2020. La sfiducia o le dimissioni del sindaco o della metà più uno dei consiglieri le vie d'uscita

Lo scenario | Tempi strettissimi per votare in primavera. A Vibo si rischia un anno di commissariamento

Si avvicina di gran carriera l’ora “X”. Il consiglio comunale urgente, invocato da più parti, potrebbe tenersi nella prossima settimana. Se la richiesta, sottoscritta da almeno tre capigruppo, dovesse realmente essere protocollata domani, lunedì 21 gennaio, l’assise si potrebbe tenere già al termine delle 48 ore dalla convocazione. In quella sede il sindaco esporrà il proprio programma di fine mandato e lo sottoporrà al sostegno dell’aula. Se i numeri dovessero tenere, allora si andrà avanti e Costa potrà procedere alla nomina della Giunta, azzerata esattamente un mese fa. Ma se qualcosa dovesse andare storto, bisognerà da subito mettersi a fare i conti per le prossime elezioni comunali. Sul Comune piomberebbe lo spettro del commissariamento per oltre un anno. Se Costa, partendo dalla presa d’atto di un’eventuale mancanza dei numeri, rassegnasse le dimissioni subito (o comunque non oltre il 4 febbraio), si potrebbe sfruttare la prossima finestra elettorale. Se ciò non avvenisse, ma dovesse farlo, ad esempio, già dopo i primi di febbraio non ci sarebbero i tempi tecnici, previsti dalla legge, per andare alle urne nella primavera del 2019 (nel turno elettorale che sarà fissato fra il 15 aprile e il 15 giugno) e la scelta del nuovo sindaco dovrà inevitabilmente slittare alla primavera del 2020, alla scadenza naturale della consiliatura. In alternativa, per poter andare a votare presto, probabilmente il 26 maggio in coincidenza con le elezioni europee, bisogna che il Consiglio decada entro il 24 febbraio. Lo dice l’articolo 8 della legge 120 del 1999 (che ha modificato la legge 142 del 1990) in materia di elezioni degli organi degli enti locali. In caso contrario, l’elezione, come detto, slitterebbe al turno elettorale dell’anno successivo, fra il 15 aprile e il 15 giugno 2020. Non sono previste infatti finestre elettorali in autunno, come avveniva anni fa. Un escamotage per accorciare i termini (in particolare quello dei venti giorni per l’efficacia delle dimissioni del sindaco) potrebbe essere la cessazione della carica per dimissioni contestuali della metà più uno dei consiglieri. Le stesse avrebbero effetto immediato e, in questo caso, si procederebbe ugualmente allo scioglimento del Consiglio e al commissariamento. Ma questo dovrebbe comunque tassativamente avvenire entro il 24 febbraio per non lasciare il commissario a Vibo per più di un anno. Stesso discorso varrebbe per un’eventuale mozione di sfiducia, ugualmente immediatamente efficace, che dovrebbe essere votata dalla metà più uno dei consiglieri. Anche in questo caso, per andare a votare a maggio, bisognerebbe cioè che la metà più uno dei consiglieri si dimettessero o votassero una mozione di sfiducia al sindaco, al massimo entro il 24 febbraio. Ipotesi e congetture che potrebbero però essere vanificate dalla solite strategie politiche, tese a dilazionare i tempi all’infinito e a lasciare tutto così com’è. In nome del mantenimento dello status quo e… della poltrona

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