Se fosse un film potrebbe intitolarsi La città dei paradossi, sequel de La città che vorrei. D’altronde gli attori protagonisti sono sempre quelli, il sindaco e il presidente. La storia è nota, non c’è rischio spoiler: il presidente logora il sindaco, che a sua volta si lascia logorare anche da altri soggetti, tra comparse e co-protagonisti. Alla fine salta il banco, cade il Comune. The end. E invece no. Fuor di metafora: Elio Costa, vittima per un anno di attacchi da parte della sua stessa maggioranza – nello specifico Vibo Unica di Stefano Luciano – manco fosse la più acerrima opposizione, alla fine viene messo alla porta dalla quasi totalità del consiglio comunale: sono in 26 (su 32) a rassegnare le dimissioni il 28 gennaio. È chiaro che a risultare determinante è anche la decisione di Forza Italia di staccare la spina. Giuseppe Mangialavori e i suoi si rendono conto che tenere in vita l’amministrazione comunale potrebbe portare soltanto danni, sul piano politico ed elettorale. È in quel momento che il senatore azzurro diventa il peggior nemico dell’ormai defenestrato primo cittadino. Per Costa, Mangialavori (che ha invece ricevuto ampio consenso tra i vibonesi per la decisione assunta) è l’artefice del disastro, di ogni male che, sul piano amministrativo e politico, Vibo ha subìto. Un “astio” che l’ex magistrato non si è impegnato a nascondere in ogni occasione pubblica in cui gli è capitato di apparire.
Ed oggi, con l’approssimarsi di una campagna elettorale che riserverà non pochi veleni, ecco che i soliti attori – che per logica e sulla carta dovrebbero essere agguerriti avversari – rischiano di ritrovarsi allo stesso tavolo in nome di un “nemico” comune da abbattere: il solito Mangialavori. Fonti molto accreditate parlano infatti di un dialogo avviato proprio tra Costa e Luciano, col primo impegnato ad individuare dei possibili candidati da inserire nella lista che il secondo sta approntando per presentarsi ai vibonesi da candidato a sindaco. Una situazione grottesca – seppur si tratti al momento solo di indiscrezioni, che però iniziano a circolare con una certa insistenza – che vede l’ex primo cittadino andare in soccorso dell’ex presidente del consiglio, ovvero di colui che ha picconato alla base il progetto de La città che vorrei. Il prologo è scritto. È solo una questione di tempo per capire se e quanti saranno i capitoli di questa sceneggiatura, che a tratti sembra più una sceneggiata…
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