L’INTERVENTO | Il referendum, la Cgil e le ragioni del “No”

È una ennesima occasione sprecata per fare le riforme di cui il Paese ha veramente bisogno. Non sono bastate le scelte a perdere fatte per riformare il lavoro, la scuola, la funzione pubblica, i cui risultati sono evidenti, sotto gli occhi di tutti, per i danni e le conseguenze scaturite. 

Riforme che hanno penalizzato particolarmente il mezzogiorno, causando la perdita di migliaia di posti di lavoro nella nostra realtà vibonese e generando una desertificazione umana e produttiva. Adesso, la sedicente riforma Costituzionale, che verrà sottoposta a referendum elettorale è ancora più rischiosa per gli equilibri del nostro sistema democratico. 

Quella che doveva essere una riforma per semplificare e rafforzare l’ordinamento istituzionale è diventata una ulteriore preoccupazione per l’accentramento dei poteri, dal parlamento al governo e dalle Regioni allo Stato centrale, con l’aggravante di una maggiore ingerenza negli organismi di controllo e di garanzia  istituzionale. Il tutto guarnito giuridicamente dal combinato di una legge elettorale fatta per i “Cesari” ed i sodali, suoi nominati.  Anche essa figlia di quella propaganda di “una riforma al mese” la cui gestazione e passata a colpi di maggioranza e a voti di fiducia. 

Perché il nuovo, ovviamente,  passa per la velocità dei cambiamenti e non per la qualità dei risultati e l’esigibilità dei diritti per i cittadini. Come Cgil, nella ferma coerenza delle nostre posizioni, siamo ancora una volta a ribadire la netta contrarietà, di merito e di metodo, verso scelte sbagliate, che mancano di basilari elementi concertativi e di un doveroso rispetto del pluralismo e delle minoranze politiche. Una prevaricazione dei principi stessi del dettame Costituzionale, che lede i  valori storici e culturali della nostra democrazia. 

*Segretario provinciale CGIL

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