Ricadi, la versione della Russo: mandati a casa da un “trombato”

Il piatto succulento lo riserva per la fine, dopo avere elencato i «risultati ottenuti» in quattro anni di amministrazione prima che questa cadesse sotto i colpi delle dimissioni di massa. Giulia Russo siede al centro, tra i suoi colleghi della fu maggioranza del Comune di Ricadi. Novantadue minuti di… conferenza stampa. Per alcuni, il finale è da applausi, perché il già sindaco si leva qualche sassolino dalla scarpa, ed anche qualche scoglio stile “Galea” per restare in tema con Capo Vaticano. Non v’è dubbio che per altri, ovvero i suoi detrattori, il resoconto del già primo cittadino potrebbe collimare col giudizio che Ugo Fantozzi aveva sulla Corazzata Potëmkin. Per chi non avesse visto il film: un giudizio, per così dire, non particolarmente lusinghiero. [Continua dopo la pubblicità]

Mirabello “l’innominabile”

Dopo una riluttanza iniziale, specie nel fare il nome dell’assente “onnipresente” di tutta la conferenza stampa alias Michele Mirabello, la Russo affonda il colpo: «I problemi sono iniziati dopo le elezioni regionali, dopo che qualcuno, trombato dagli elettori, ha iniziato a tramare per accoltellarmi alle spalle». Come detto, la Russo nominerà solo in seguito Mirabello. Nel frattempo preferisce impallinare Mario Rizzo, suo ex capogruppo di maggioranza che con le sue dimissioni è stato determinante nel mandare a casa l’amministrazione. «Dice che non ha mai ricevuto prebende? Lo confermo. Da me non le ha mai ricevute, né lui né nessun altro. Infatti le ha ricevute da Mirabello». E mentre parla espone una delibera della Regione Calabria con cui Rizzo veniva nominato segretario particolare dell’allora consigliere regionale. «Si lamenta di non avere avuto la mia fiducia? I fatti dicono il contrario: proprio nell’ultimo periodo lo avevo incaricato della stesura del bando per l’ufficio legale dell’ente, se non mi fossi fidata non lo avrei fatto». E mica è finita qui. Per Rizzo ce n’è ancora. «Dice di essersi speso per la comunità? Beh, noi ci siamo spesi, noi che siamo qua. Lui è venuto in municipio, certo, ma nulla più. Per non parlare degli altri consiglieri, che si sono dimessi senza motivazioni e che per il territorio non hanno mai fatto niente».  

Le riunioni carbonare

Se è vero che i problemi sono esplosi dopo le regionali – e non è un caso – è anche vero che la cenere nascondeva carboni ardenti. Che bruciavano già da tempo, a detta dell’avvocato Russo. «Nel 2018 Rizzo aveva tentato, in una riunione carbonara, di trovare alleati per sottrarmi la maggioranza». Anche Mirabello è dipinto come un carbonaro: «A casa sua, lui, il suo umile servitore ed altri, hanno tramato per convincermi a “licenziare” due assessori e far posto ad altri». La Russo non accusa esplicitamente Mirabello di «vendetta politica», ché pare brutto. Lo fanno altri per lei. Al suo fianco ci sono i già assessori Paolo Morabito, Eleonora Pantano, Patrizio Cuppari, Domenico Dicosta, ed anche il consigliere Franca Dell’Ascensione.

Le regionali e il voto del figlio

Fatto sta che a dire della destituita sindaca non è assolutamente vero che non si sia impegnata per far votare il consigliere uscente alle ultime regionali: «Ma se l’ho fatto votare pure da mio figlio, che aveva appena compiuto 18 anni! Ahimè, il suo primo voto è andato a Mirabello…». Per chiudere l’argomento politica, la Russo precisa altre cose: «La mia lista era civica, si chiamava Ricadi bene comune, e sebbene io ed altri siamo – tuttora – tesserati Pd, la nostra formazione non era di partito. Checché ne dica Rizzo, il quale, tra l’altro, appena qualche settimana fa, a Pasqua, mi manifestava via messaggio il suo apprezzamento per il mio operato e la mia persona. E lo faceva anche nella lettera di dimissioni della scorsa settimana. Poi di colpo è cambiato tutto… Siamo stati fucilati dal fuoco amico».

Quattro anni di «risultati»

Le letture dell’amministrazione uscente sulla fine anticipata della consiliatura sono due. La prima è appunto quella della «vendetta politica». La seconda riguarda l’attività amministrativa. È convinta, Giulia Russo, di avere toccato «forti interessi». Un esempio sono quei 750mila euro di pignoramenti nei confronti di chi – molti operatori turistici in testa, («ma la minoranza») – non pagava i tributi. Sul fronte della riscossione, si è incassato «il 70% su circa 3 milioni e mezzo di euro», è stato poi approvato il nuovo regolamento sui tributi, con la sospensione o il ritiro della licenza per chi non si metteva in regola: «Ed è così che abbiamo ottenuto moltissime rateizzazioni del debito». Nel 2019 si è incassato «1,2 milioni dalla tassa di soggiorno», mentre negli anni scorsi, grazie a questi introiti, «si è provveduto alla manutenzione delle strade, all’arredo urbano, alla depurazione su cui abbiamo investito tanto, ed ora è efficiente».

La Russo ricorda i primi atti del 2016: «Abbiamo demolito quattro chioschi abusivi, restituendo il Belvedere dei cannoni alla cittadinanza e ai turisti». E rimarca il «grande lavoro sulla cultura», con tutti i musei sorti a Ricadi e nelle frazioni, da quello del mare a quello della civiltà contadina fino a quello paleontologico-archeologico di Santa Domenica. Dopo 16 anni «è stato recuperato il finanziamento per ristrutturare il municipio, che presto diventerà realtà». Sono state collettate due frazioni, Barbalaconi e Ciaramiti, alla fognatura comunale, è stata condotta una lotta contro «gli allacci abusivi alla rete idrica, ben 80 nella sola zona di Grotticelle». Tra i «fiori all’occhiello», l’illuminazione di località Centurio a Santa Domenica, al buio da 15 anni, ed il rifacimento della strada Palo-Campia tra Santa Maria e Capo Vaticano. Ed ancora, la messa a nuovo della piazzetta di Santa Maria, l’arredo urbano in tutto il comune, i parchi giochi in tre frazioni, la toponomastica «già pronta» e che si attendeva da 15 anni, il parcheggio della scuola media di Ricadi, le mini isole ecologiche, il Piano strutturale riprogettato. Ma soprattutto, «il distaccamento permanente dei Vigili del fuoco: risultato straordinario ottenuto esclusivamente per l’impegno di questa amministrazione e dei comandanti Tafaro prima e Rizzo poi».

Giulia Russo ne è convinta: «Noi siamo andati a casa per qualcosa che abbiamo fatto, e non per quello che non abbiamo fatto…». Ma la sensazione è che la partita non sia chiusa. Vi ripresenterete? «È prematuro. Ma la squadra ce l’abbiamo già…».

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