L’affondo del rappresentante del movimento politico che critica duramente le scelte del presidente provinciale e l’inadeguatezza della riforma Delrio
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Un quadro politico definito «disgustoso e sconcertante», quello che, secondo il movimento politico nazionale Indipendenza, si sta consumando attorno alla guida della Provincia. Il vicepresidente provinciale del movimento, Enzo Comerci, interviene con parole durissime sulle dinamiche che hanno portato allo scioglimento del Consiglio e alla permanenza del presidente L’Andolina nonostante la sfiducia sostanziale dell’assemblea.
«Vedere un uomo restare abbarbicato alla poltrona, nonostante le dimissioni della maggioranza dei consiglieri e l’ostilità trasversale delle forze politiche, è uno spettacolo abominevole», afferma Comerci, sottolineando come la situazione «non faccia bene alla politica né alle Istituzioni, che dovrebbero essere rappresentate con dignità e onore».
Il dirigente di “Indipendenza” punta il dito anche contro il centrodestra, colpevole – a suo dire – di aver prima sostenuto e lodato il sindaco di Zambrone come presidente provinciale per poi trasformarlo nel «nemico da abbattere», replicando lo schema già visto con il predecessore: «Non ne azzeccano uno!», attacca Comerci. Per protesta, la coalizione avrebbe deciso di non partecipare alle elezioni del 12 dicembre «per non legittimare, ancora una volta, il discreditato L’Andolina».
Una scelta opposta, invece, quella del centrosinistra, che secondo Comerci, decidendo di presentarsi comunque alle urne, «fa finta di non capire che così daranno ossigeno al presidente per tirare a campare». Una decisione che il vicepresidente giudica incomprensibile, soprattutto dopo le critiche che gli stessi gruppi avevano rivolto alla gestione dell’ente.
“Indipendenza” rivendica di essere stata la prima forza a chiamarsi fuori dalla «tragicomica rappresentazione», sottolineando che il segretario provinciale del movimento esprime l’unico consigliere regionale del territorio.
Ma la vicenda, secondo Comerci, porta alla luce un problema ancora più profondo: l’inadeguatezza della legge Delrio, la riforma del 2014 voluta dal governo Renzi che ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Una norma definita «assurda», che avrebbe «ridimensionato e confuso» un’istituzione fondamentale dello Stato, arrivando addirittura «a escludere i cittadini dall’elezione del presidente e del Consiglio Provinciale e a non prevedere neppure la possibilità di sfiduciare il presidente».
«È una legge che va cambiata con urgenza – conclude Comerci – , per restituire funzionalità e dignità all’ente e ridare ai cittadini il ruolo che spetta loro».

