Reparti funzionanti a singhiozzo, servizi assorbiti, strutture non attivate: il nosocomio montano ha subito un progressivo depauperamento. Il sodalizio chiama in causa Governo, Regione e Asp: «Trattati come area sacrificabile. Inaccettabile»
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«Un ospedale di zona disagiata solo sulla carta». La battaglia del Comitato San Bruno a difesa dell’ospedale di Serra prosegue. Proprio in queste ore il sodalizio ha sollecitato, tramite una lettera, l’intervento del governo e delle massime istituzioni. Tramite una pec inviata al ministro della salute Orazio Schillaci, al premier Meloni, al presidente Mattarella, al governatore Occhiuto, al sottosegretario Wanda Ferro e al deputato Giuseppe Mangialavori, il Comitato denuncia il progressivo depauperamento dei servizi sanitari offerti dal nosocomio montano e chiama in causa Governo e Regione: «Il decreto ministeriale 70 è ancora valido o i nostri diritti sono stati cancellati?».
Entrando nel dettaglio, il sodalizio sollecita chiarimenti «sulla reale volontà delle istituzioni di garantire il ruolo dell’Ospedale di Serra San Bruno come ospedale di zona particolarmente disagiata. Contestualmente – si rende noto - il Comitato ha informato le principali testate giornalistiche nazionali e il mondo dell’informazione, affinché la vicenda non resti confinata nel silenzio e nell’isolamento di un’area interna».
«Un ospedale di zona disagiata solo sulla carta»
Nella pec inviata alle istituzioni, il Comitato denuncia:
- «Il Laboratorio analisi è di fatto declassato e non garantisce un servizio h24 a supporto del Pronto soccorso;
- il Pronto Soccorso è privo di camera calda, posti obi e di un organico medico adeguato, in aperta violazione degli standard previsti per i presidi di area disagiata;
- la Radiologia funziona “a singhiozzo” e senza radiologo stabile, con ricorso forzato alla telemedicina e conseguenti ritardi e rischi per i pazienti;
- il servizio di Dialisi è stato assorbito in medicina, con perdita di autonomia e di qualità;
- la Struttura complessa di riabilitazione, pur prevista da atti regionali e aziendali, non è mai stata attivata;
- negli spazi dell’ospedale è stata collocata una Casa di Comunità spoke, sottraendo aree e funzioni ai servizi ospedalieri, mentre la Casa di Comunità hub è stata collocata fuori dal comprensorio montano;
- l’intero territorio delle Serre dispone di una sola ambulanza medicalizzata, situazione inaccettabile in un’area montana con viabilità complessa e tempi di percorrenza elevati».
Alla luce di ciò i membri del sodalizio si chiedono: «Il d.m. 70/2015 è ancora in vigore e vincolante oppure le sue tutele sono state di fatto ignorate per il territorio delle Serre? Se il D.M. 70 è valido, la situazione attuale rappresenta una violazione evidente degli standard minimi di sicurezza che un ospedale di zona particolarmente disagiata deve garantire. Se, al contrario, è stato superato nei fatti o nelle intenzioni, i cittadini hanno diritto di saperlo chiaramente».
Cosa chiede il Comitato
Le richieste del Comitato San Bruno sono chiare. In primis si chiede la verifica del rispetto del decreto ministeriale 70 del 2015 presso il Presidio ospedaliero di Serra. Al contempo si sollecita una convocazione di un tavolo istituzionale alla presenza dei rappresentanti del Ministero, Regione, Asp e rappresentanti del territorio vibonese e del Comitato. Inoltre si punta ad ottenere il «ripristino e potenziamento effettivo dei servizi essenziali: laboratorio analisi h24, Pronto Soccorso con camera calda e Obi, Radiologia con radiologo, Riabilitazione, Dialisi, rete dell’emergenza con adeguati mezzi di soccorso».
«La nostra salute non è negoziabile»
La carenza dei servizi mette a rischio il diritto alla salute delle comunità montane e accelera lo spopolamento delle aree interne: «Non accettiamo che l’Ospedale di Serra San Bruno sia mantenuto in vita solo sulla carta – dichiara il Comitato. Siamo un territorio classificato come “zona particolarmente disagiata”, ma trattato nei fatti come area sacrificabile. La nostra salute non è negoziabile: chiediamo rispetto, trasparenza e decisioni chiare».




