Una malata oncologica denuncia le gravi criticità del reparto dell’ospedale catanzarese: orologi fuori uso, turni in tilt, sale d’attesa insufficienti e l’unità di preparazione dei farmaci chiusa da mesi. «Situazione insostenibile, servono interventi urgenti»
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Gli orologi, fermi chissà da quanto tempo, segnano ore diverse: un dettaglio che diventa simbolo della trascuratezza e della disorganizzazione che regna in una struttura sanitaria cui si rivolgono pazienti fragili provenienti da diverse province calabresi. È come se il tempo non contasse nulla, quando invece è la risorsa più preziosa, soprattutto per chi affronta percorsi di cura complessi e faticosi.
Il tabellone elettronico per la gestione dei turni va spesso in tilt, alimentando ulteriore incertezza in un contesto già caotico, aggravato da sale d’attesa inadeguate a contenere l’elevato numero di malati e accompagnatori.
La criticità più grave riguarda l’unità di preparazione dei farmaci antiblastici, chiusa da mesi per problemi strutturali. I medicinali arrivano dal Policlinico di Germaneto, trasportati in grossi borsoni, e ciò costringe i pazienti ad attendere ore prima di poter ricevere la terapia. Una misura annunciata come temporanea ma che, come spesso accade, sembra essere diventata definitiva.
Il disagio pesa come un macigno sulle spalle di centinaia di malati oncologici che ogni giorno raggiungono il “Ciaccio” (che oggi fa parte dell’azienda ospedaliera universitaria Renato Dulbecco) da località anche molto distanti. Pazienti già provati dalla malattia si trovano costretti a sopportare ulteriori carenze organizzative in una struttura che un tempo era considerata un punto di riferimento per oncologia ed ematologia.
Il personale medico e infermieristico, nella maggior parte dei casi competente ed empatico, fa il possibile, ma il suo impegno non basta a compensare lacune strutturali e organizzative che inevitabilmente ricadono su malati e operatori.
«A volte sono costretta a tornare più volte – spiega Pina, una paziente oncologica di Vibo Valentia – per la somministrazione del farmaco chemioterapico, ma ci sono malati che arrivano da ancora più lontano. In questa struttura esiste una incapacità gestionale e organizzativa che non permette di affrontare l’enorme mole di lavoro e il numero di pazienti che quotidianamente arrivano al Ciaccio. Spesso mancano anche gli ausili necessari per la somministrazione delle terapie e, talvolta, persino materiali di uso comune come i guanti. Il personale, anche lui costretto a convivere con questi disagi, è numericamente insufficiente: c’è chi deve svolgere più mansioni contemporaneamente, passando dal reparto di oncologia allo sportello accettazione. Una situazione insostenibile che andrebbe segnalata a chi gestisce la sanità calabrese per sollecitare un intervento urgente e deciso».
Disagi inaccettabili che attendono risposte concrete per restituire dignità ai malati, spesso costretti a vedere calpestati i propri diritti. Un altro capitolo di sanità negata in una regione dove è sempre più difficile vivere e sempre più facile morire.

