Una denuncia dura, lucida e amara quella che arriva dall’Osservatorio Civico “Città Attiva” e che riporta al centro dell’attenzione pubblica le criticità della sanità vibonese, tra promesse disattese, reparti in affanno e strutture che cadono a pezzi.

«C’è un livello di squallore che disgusta ed allo stesso tempo umilia chi è costretto a lavorare quotidianamente in un ambulatorio, dove si rischia anche di strappare i vestiti su delle sedie indecenti, la cui vista suscita un senso di desolante abbandono», si legge nella nota firmata dagli avvocati Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo.

Il riferimento è all’ambulatorio di reumatologia di Moderata Durant, dove da mesi le stesse sedie logore e pericolose restano «in bella mostra, per testimoniare il degrado che regna in alcuni ambienti e che dovrebbe mettere in imbarazzo chiunque, a partire da chi dirige l’Azienda sanitaria».

Promesse disattese: sei mesi di immobilismo

Gli attivisti civici ricordano come già l’11 aprile scorso il problema fosse stato segnalato a uno dei commissari dell’Asp, «che, scandalizzato, aveva immediatamente scritto la parola “procedere” accanto alla nostra richiesta di sostituzione». Tuttavia, denunciano, «sono passati più di sei mesi e non è cambiato nulla».

Ma quello delle sedie è solo l’emblema di una situazione più ampia di stallo e incuria. «Ad aprile avevamo ricevuto una Pec che ci confermava l’accoglimento di altre richieste - spiegano - tra cui l’acquisto dei cardiotocografi e delle poltroncine/letto per il reparto di ostetricia e ginecologia. Ma non sono arrivati nemmeno quelli».

Macchinari essenziali ancora mancanti

Stesso destino per la nuova risonanza magnetica e la Tac con funzione di cardioTac, strumenti diagnostici fondamentali «di cui si parla da oltre un anno ma che non sono mai stati installati». «Intanto - sottolineano - i pazienti vibonesi sono costretti a recarsi in altre Asp per effettuare esami specialistici, con inevitabili disagi economici e logistici».

L’Osservatorio denuncia anche la mancanza di risposte alle richieste relative al reparto di anestesia e rianimazione, dove si attende «un sistema di monitoraggio multiparametrico, un apparecchio radiologico portatile, un analizzatore dell’emostasi, un elettrocardiografo e defibrillatori di nuova generazione».

Respiratori obsoleti e soluzioni tampone

«Nessuna conferma nemmeno sull’acquisto dei respiratori — aggiungono — alcuni dei quali ormai obsoleti. Pare che la soluzione adottata per non interrompere le sedute operatorie sia stata quella di spostare a Vibo macchinari provenienti da altre strutture sanitarie: le classiche soluzioni tampone che servono solo a superare l’emergenza, non certo a garantire una sanità efficiente e moderna».

La sanità vibonese come «agnello sacrificale»

Una situazione che, secondo Città Attiva, riflette una precisa linea politica e gestionale: «La sensazione è che la sanità vibonese continui ad essere l’agnello sacrificale. Se non si prorogano i contratti di infermieri e oss, se non si bandiscono concorsi per colmare la grave carenza di organico, se non si attivano gli 80 posti letto già autorizzati, e se dopo sei mesi non si è stati capaci di sostituire tre sedie indecenti, dobbiamo ammettere che la volontà non è quella di risollevare la sanità vibonese, ma di affossarla definitivamente».

«Servono dignità e risposte concrete»

Una denuncia che fotografa con amarezza il malessere diffuso di una comunità che chiede dignità, sicurezza e rispetto nei luoghi della cura. E che si riassume nelle parole finali degli esponenti di Città Attiva: «I cittadini vibonesi meritano una sanità efficiente, non un sistema che si trascina tra silenzi, promesse e soluzioni di fortuna».