Intervento del Movimento Cinque Stelle di Vibo Valentia attraverso il coordinatore provinciale Luisa Santoro interviene in risposta alle iniziative di alcuni movimenti, esponenti di forze politiche e religiose a seguito delle polemiche che hanno preso piede in città riguardo ad una “raccolta firme” che andrebbe a modificare la legge 194 sull’aborto. «Premesso che sulla questione già a livello nazionale nei primissimi mesi di quest’anno lo stesso Movimento ha provveduto a presentare un importante ordine del giorno nell’ambito della discussione della proposta di legge per l’istituzione della Commissione bicamerale sul femminicidio – approvato con 257 sì dalla maggioranza e dall’opposizione – e che ha impegnato l’attuale Governo ad “astenersi dall’intraprendere qualsiasi iniziativa di carattere anche normativo volta a eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge 194“, si ribadisce quanto segue: contrariamente a quanti pensano di distrarre la collettività con iniziative radicali fuorvianti in materia di tutela delle prerogative delle donne e della loro libertà di coscienza, e del valore del diritto imprescindibile di civiltà conquistato nel 1978 dall’intero Paese, è ovvio – sostiene Luisa Santoro – che la 194 non va toccata ma, al contrario, si sostiene che ad ogni livello le strutture pubbliche debbano soltanto dare concreta attuazione l’articolo 1. Va ricordato agli enti locali, e in particolare ai Comuni e all’Asp, che già la Legge 194 stabilisce che “lo Stato, le Regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”. Ed a seguire l’articolo 2 il quale prescrive chiaramente che: “I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, assistono la donna in stato di gravidanza informandola sui diritti a lei spettanti in base ai servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme a tutela della gestante; attuando direttamente o proponendo all’ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi; contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. Pertanto non occorre alcuna integrazione, modifica od emendamento alla Legge 194 – conclude Santoro – che non vi sia già, ma occorre soltanto provvedere ad attuarla nella sua interezza attraverso un reale potenziamento dei consultori per i quali invece chiediamo alle strutture sanitarie competenti che fine abbiano fatto, qual è il personale preposto e quali siano le attività riguardanti questo delicato tema attuate nella nostra provincia. Inutili, dunque, polemiche lontane da ogni logica progressista, che vorrebbero far passare il nostro territorio come retrogrado e oscurantista, ma capace di intraprendere un percorso fattivo per migliorare ed estendere le tutele delle donne e della comunità intera».

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