sabato,Maggio 11 2024

Vibo, forum della Memoria: presentato il libro “La bugia che salvò il Mondo” di Nicoletta Bortolotti

L'evento si è tenuto all'interno della Biblioteca comunale

Vibo, forum della Memoria: presentato il libro “La bugia che salvò il Mondo” di Nicoletta Bortolotti

di Michele Petullà
Il 27 gennaio scorso, in occasione del Giorno della Memoria, è stato presentato, presso la Biblioteca comunale di Vibo Valentia, il libro “La bugia che salvò il Mondo”, di Nicoletta Bortolotti, “creatura dalle doppie radici”, essendo nata a Lugano da madre svizzera ma sempre vissuta a Milano, affermata scrittrice – ha pubblicato diversi libri con le maggiori case editrici italiane – ghost writer e redattrice editoriale, copy editor e redattrice presso la Mondadori, autrice di diversi romanzi sia per adulti sia per ragazzi, particolarmente sensibile ai temi della Shoah e dell’Olocausto. Su questi temi, infatti, l’autrice ha già pubblicato – sempre con Einaudi ragazzi – altri libri: Oskar Schindler il Giusto, che ripercorre la vicenda dell’imprenditore che a Cracovia, durante la Seconda Guerra Mondiale, si finse amico dei tedeschi e salvò più di mille ebrei dallo sterminio della Shoah e per questo fu riconosciuto come Giusto tra le Nazioni; In piedi nella neve, ambientato in Ucraina, a Kiev, nel 1942, la cui narrazione ruota intorno ad una partita di calcio per la vita o la morte; Exodus, un romanzo ispirato a una storia vera, che racconta alle giovani generazioni la tragedia dei sopravvissuti alla Shoah e l’epica traversata sull’Exodus verso la Terra Promessa. La bugia che salvò il Mondo è un romanzo, particolarmente indicato per i ragazzi, che ruota intorno alla storia di grande amicizia tra due adolescenti, Amos e Cloe – tanto diversi quanto amici – i quali si incontrano sulla riva del Tevere, dove si raccontano le loro emozioni e i loro sogni. Attraverso gli occhi di questi due adolescenti, viene raccontata anche la storia, vera, del medico Giovanni Borromeo, il Re del castello, come Amos e Cloe amavano chiamare l’ospedale Fatebenefratelli. Il romanzo scorre, poi, sul filo della bugia, sul suo senso e il suo significato. L’evento rientrava nel programma “Vibo forum della memoria”, un’intensa due giorni – con visita presso il quartiere ebraico di Vibo valentia, dibattiti, reading, video, cortometraggi, cineforum – promossa dall’amministrazione comunale di Vibo Valentia e dalla Pro loco, in occasione della Giornata Mondiale della Memoria, che aveva già visto – nella giornata precedente –, la partecipazione di rappresentanti istituzionali come il prefetto Paolo Giovanni Grieco, il questore Cristiano Tatarelli, il Tenente colonnello Alessandro Corda – in rappresentanza del Comando dell’Arma dei carabinieri – ed il coinvolgimento degli studenti del Liceo scientifico “Berto”, dell’Istituto alberghiero “Gagliardi”, del Liceo “Capialbi” e della Scuola media “Murmura”, con attività da loro stessi organizzate e realizzate.

Alla presentazione del libro della Bortolotti erano presenti il sindaco Maria Limardo, la quale ha preso la parola per porgere i saluti istituzionali, e l’assessore alla Cultura Giusi Fanelli, la quale, oltre ai saluti di rito, ha fatto gli onori di casa e ha introdotto l’evento. Nel suo intervento, l’assessore ha ringraziato la scrittrice per la sua presenza, sottolineando l’importanza di autori come lei, e dei suoi libri, nel trasmettere, soprattutto nei giovani, la conoscenza e la necessità della memoria storica, di una vicenda come la Shoah; ha poi tracciato un bilancio molto positivo sull’andamento del Forum della Memoria – di cui ella stessa è stata la principale ideatrice, organizzatrice e curatrice – dichiarandosi pienamente soddisfatta. Numeroso, attento ed interessato – e alla fine ampiamente soddisfatto – il pubblico presente all’evento, tra cui anche alcuni Dirigenti scolastici, diversi insegnanti di scuola media e superiore, alcuni artisti e autori vibonesi. A dialogare con l’autrice del libro sono stati Ines Calafati, docente di Italiano e materie letterarie presso il Liceo “Capialbi”, e Michele Petullà, sociologo e giornalista, nonché autore e poeta, il quale ha anche coordinato gli interventi. Ed è stato proprio Petullà ad aprire le danze, con la declamazione di una sua poesia in tema, dal titolo I Bambini della Shoah – già vincitrice di diversi premi in Italia e uno anche in Svizzera –, che è stata molto apprezzata sia dalla Bortolotti sia dal pubblico presente, visibilmente commossi all’ascolto dei suoi versi. “La Shoah – ha detto Petullà nel suo intervento iniziale – rappresenta una delle pagine più buie e tristi del nostro ‘900, segnata brutalmente dalle violente e inumane deportazioni e dagli orrori dei campi di concentramento, ad opera dei nazifascisti; una tremenda vicenda che è potuta succedere per la follia di un uomo e perché tanti, tantissimi si sono girati dall’altra parte, non hanno voluto ascoltare la voce della propria coscienza; una tragedia umana e sociale che non possiamo dimenticare ma che, anzi, abbiamo il dovere di ricordare; una memoria e una responsabilità che dobbiamo tenere viva; una vergogna e un’aberrazione tale, da indurre un grande intellettuale come Theodor Adorno – sociologo e filosofo tedesco – ad affermare che dopo Auschwitz è divenuto impossibile scrivere poesie, volendo con ciò indicare la cesura storica, epocale, che la Shoah ha rappresentato per l’umanità, la prova del fallimento della cultura. Riprendendo quella affermazione – ha proseguito Petullà –, Primo Levi sostenne invece proprio la necessità della parola, la necessità di parlare, di scrivere, di raccontare l’Olocausto, restituendo così un nuovo statuto alla parola stessa, ovvero la parola come voce del silenzio: il silenzio di quei milioni di persone vittime innocenti della Shoah, la cui bocca è stata tappata per sempre. Per Levi – ha concluso Petullà – raccontare quegli orrori è divenuto un imperativo categorico, un comandamento morale, una responsabilità etica, un monito per tutti noi, inciso nel suo capolavoro letterario – Se questo è un uomo –, che è quello della memorabilità, ovvero la responsabilità di tenere viva la memoria, di dare un senso e un significato al ricordo, perché la memoria è l’avvertimento che apre il futuro. Da qui, l’importanza di libri come quello di Nicoletta Bortolotti, La bugia che salvò il Mondo, che possono aiutarci in questo percorso. Un libro che, pur raccontando pagine di storia particolarmente cruda, aprono lo spazio alla speranza; un racconto fatto con garbo, con delicatezza, con voce franca e diretta, ma sensibile; con linguaggio scorrevole e ritmo piacevole e coinvolgente, che cattura l’attenzione e l’interesse del lettore. Un libro che lascia nel lettore un’emozione che si alimenta nel ricordo, nella memoria e, dunque, nella vita”.

La professoressa Calafati, da parte sua, partendo da una citazione di Ugo Foscolo, tratta dal carme Dei Sepolcri – “…e l’armonia vince di mille secoli il silenzio” – ha rimarcato “quanto la poesia possa contribuire a vincere l’oblio, perché la letteratura e la narrativa sono gli strumenti dell’eternarsi dell’uomo; lo stesso Primo Levi, nel sentire l’urgenza di comunicare l’orrore vissuto da donne, bambini e uomini nei lager nazisti, ha pensato che solo attraverso la scrittura quell’orrore avrebbe potuto acquisire valenza di monito per tutti gli uomini. Da chimico, Levi diventa alchimista delle parole, per narrare l’indicibile ed esecrabile che si era compiuto sotto gli occhi di tutti, tra l’indifferenza e la connivenza di chi ha preferito girarsi dall’altro lato, di chi ha guardato alla tutela del proprio orticello, di chi ha pensato bene di rispettare una legge che riguardava l’altro, il diverso, l’hostis della lingua latina, ovvero il nemico. Passando al libro – ha proseguito Calafati – esso è caratterizzato da un impianto accattivante, la storia procede in ordine cronologico e le sequenze narrative coesistono con quelle descrittive, in cui il fiume Tevere la fa da padrone”. Dall’interlocuzione con l’autrice del libro, ne è nata poi una bella e intensa conversazione – molto apprezzata dal pubblico presente – fatta di domande e risposte, di considerazioni e riflessioni, di approfondimenti, che hanno messo in evidenza tutta la bravura e sensibilità dell’autrice stessa, le sue capacità narrative e descrittive, la sua predisposizione al dialogo, l’interesse con cui si è avvicinata ai temi della Shoah. Così, pian piano, attraverso le calzanti e pertinenti sollecitazioni dei due interlocutori e la sapiente e coinvolgente narrazione dell’autrice, si sono conosciuti i tratti salienti del romanzo, si è meglio dipanata la sua struttura narrativa, si sono meglio conosciuti i suoi personaggi, sono stati precisati i riferimenti storici e i loro contorni, sono stati definiti gli elementi di finzione e puramente narrativi. Il pubblico ha così potuto apprezzare la storia di una grande e straordinaria amicizia – quella tra i due adolescenti Amos e Cloe –, sincera e innocente, che va oltre ogni barriera culturale e sociale, il cui normale scorrere viene spezzato prima dalle leggi razziali e antisemite e successivamente dallo scoppio della guerra: una storia che fa riconoscere il valore ed il senso della vera amicizia, dunque. E poi, la figura straordinaria ed eroica di Giovanni Borromeo, Giusto tra le Nazioni, medico romano, che grazie alla sua colossale bugia – l’invenzione di una malattia inesistente e contagiosa, il Morbo di K –, mettendo a rischio la sua vita e quella dei suoi familiari, riuscì a salvare molti ebrei, ricoverandoli, durante i rastrellamenti, nell’ospedale Fatebenefratelli, sull’isola Tiberina, dove era primario. E poi lei, la bugia, quella bugia che in certi momenti ed in certi contesti serve a salvare vite umane. Perché “non tutte le bugie sono cattive”; perché “ci sono bugie che salvano e verità che uccidono”; perché “la Storia, con i suoi inganni, i falsi miti o le verità negate, appare talvolta come una terribile e meravigliosa bugia”: tutte affermazioni che riflettono sulle dualità della bugia e della verità nei diversi contesti e nelle diverse sfere della vita; affermazioni che ci suggeriscono come il bilanciamento tra verità e bugie sia un processo delicato, che dipende dal contesto e dal fine; affermazioni che sottolineano la necessità di discernimento nell’affrontare situazioni complesse, dove la scelta tra verità e bugia può avere conseguenze profonde, come si evince dal romanzo La bugia che salvò il Mondo.
Nel corso dell’evento hanno preso la parola, per un saluto ed un messaggio attinente al tema della Giornata, Licia Bevilacqua, dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Berto”, ed Ettore Gad Scandiani, componente della Comunità ebraica di Milano. Nel corso dell’evento, inoltre, sono stati eseguiti intermezzi musicali e brani d’apertura e chiusura a cura di musicisti dell’Orchestra sinfonica della Calabria.

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