Cittadella di Padre Pio, i promotori chiedono sostegno a sindaci e imprenditori – Video

La struttura c’è, ma per completarla serve la partecipazione di enti e istituzioni del Vibonese. La cittadella di Padre Pio, voluta da Irene Gaeta, considerata una figlia spirituale del Santo di Pietralcina, ha bisogno della compartecipazione delle amministrazioni locali e delle imprese del territorio per vedere la luce. Si tratta di un centro di cura e accoglienza per malati oncologici pediatrici. Proprio per illustrare il progetto e chiedere sostegno, questa mattina i componenti dell’associazione unitamente ai partner istituzionali si sono ritrovati nella sala consiliare della Provincia. Tra loro, era presente anche Marcella Marletta, direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del ministero della Salute, mentre la Gaeta ha salutato con un video messaggio per via di un problema di salute. Per il sindaco di Drapia, Alessandro Porcelli, «la cura dei bambini ammalati è una cosa che tutti vogliamo, e la sanità del sud è povera di queste strutture. È un qualcosa di fondamentale importanza per tutto il territorio, che non è da circoscrivere al Vibonese ma è l’intera Calabria».

A spiegare perché l’opera sorge a Drapia è il progettista Luciano Messina: «Padre Pio apparve in sogno ad Irene Gaeta e le indicò di realizzare qui questa struttura, su quel terreno specifico che aveva proprietà particolari conferite alle erbe presenti e all’acqua che qui sgorga». Tutto nasce da un sogno, dunque. Aspetto sufficiente a cementare l’idea della validità dell’opera per chi una fede cristiana ce l’ha già ed è salda. Ma chi nutre dei dubbi? Perché dovrebbe fidarsi, perché dovrebbe investire denaro? «Ho potuto toccare con mano – aggiunge Messina – che giorno per giorno tutto quanto veniva richiesto, veniva trovato. Il direttore scientifico Marletta è una garanzia che quello che stiamo facendo non è un’operazione di marketing, nella struttura vi sarà sicuramente un’interazione tra la medicina e quello che Padre Pio ha indicato come sistema di cura». Il presidente della Provincia di Vibo, Salvatore Solano, dribbla la questione religiosa e punta al pragmatismo. «Sicuramente è un presidio di fede, ma è anche un’opportunità perché una struttura per malati oncologici in questo territorio non esiste, e quindi è un’occasione ulteriore di sviluppo in tal senso».

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