Dietro ogni fungo. ogni pianta raccolta con pazienza nei boschi di Serra San Bruno, c’è la storia di un uomo che ha trasformato una passione in un patrimonio per tutti. Maurizio Siviglia, professore di scienze in pensione, da oltre cinquant’anni cammina tra sentieri e radure con la stessa curiosità di quando ha iniziato. «Ho cominciato nel 1972 e non mi sono mai allontanato dal Parco delle Serre. A me interessa solo il mio territorio», racconta con semplicità. Da quell’amore testardo per la sua terra è nato il Museo Botanico Micologico “Villa Bonitas”, un luogo che custodisce non solo biodiversità, ma anche memoria e cultura.

Un museo che racconta il bosco

Dentro le sale di Villa Bonitas c’è un mondo: un erbario con oltre 1.500 piante spontanee catalogate, 1.017 funghi della zona e più di 100 specie arboree. E non si tratta di un elenco sterile, ma un vero e proprio viaggio dentro la ricchezza delle Serre, che il prof Siviglia ha voluto salvare e condividere.

Poi c’è la parte più sorprendente: la sezione di falegnameria. «Qui ho raccolto attrezzi antichi, pialle, asce, strumenti che oggi non usa più nessuno», spiega. Un allestimento unico che mostra anche le fasi con cui i tronchi venivano trasformati in carbone. «È piccolo, ma raro. Un museo così non lo trovi da nessun’altra parte, nemmeno online».

Oggi Villa Bonitas è un punto di riferimento per studenti universitari, docenti, appassionati di natura e chiunque voglia scoprire i segreti del bosco con occhi nuovi.

La montagna, una compagna di vita

Per il professore la montagna non è solo un luogo di ricerca, è prima di tutto una necessità: «Se non ci vado almeno una volta al giorno, non sto bene», confessa. Ogni passeggiata è un tassello in più di un lavoro infinito, fatto di osservazioni, verifiche, classificazioni. «Va bene parlare e confrontarsi, ma per capire davvero bisogna vedere con i propri occhi».

«Ho fatto l’insegnante 42 anni», ricorda Siviglia, che proprio ai giovani lascia un consiglio semplice: «Oggi spesso non hanno hobby, non coltivano passioni. Io dico: studiate, lavorate e soprattutto trovate un hobby. Perché un hobby ti costringe a iniziare e finire qualcosa, e così ti tiene vivo. È questo il segreto per non morire mai».

E chissà che proprio il bosco non possa diventare, per i giovani del territorio, un hobby e una porta d’ingresso alle sue meraviglie nascoste: «Andare a funghi significa camminare, osservare, innamorarsi della natura. Magari da lì può nascere anche la voglia di prendersi cura dell’ambiente. Qua a Serra - aggiunge Siviglia - c’è poi questa tradizione particolare… Se un ragazzo trova tanti porcini, non lo dice al padre. E al contrario, il padre non lo dice al figlio. Insomma sono tutti gelosi dei loro posti segreti», racconta ridendo.

Un patrimonio che appartiene a tutti

Quello del professor Maurizio Siviglia è un lavoro enorme e minuzioso, fatto di curiosità e sacrificio. Un lavoro che non è rimasto chiuso nei suoi quaderni, ma si è fatto erbario, museo, memoria condivisa. Villa Bonitas ne è l’esempio migliore. Non solo un luogo di esposizione, ma un ponte tra scienza, tradizioni e territorio. Un invito a guardare la montagna con occhi diversi: non solo come terra di funghi, ma come scrigno di cultura e conoscenza.