Il presule di Mileto ha consegnato la bicicletta anni ’50 restaurata con ricambi originali. Accolto dal vescovo Sorrentino e dalla nipote del campione che fu l’eterno rivale di Fausto Coppi
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Porta la firma e l’impronta del Vibonese la nuova preziosa testimonianza esposta al Museo della Memoria, Assisi 1943-1944. Una bicicletta Bartali degli anni ’50, restaurata con componenti originali, è stata infatti donata martedì 11 novembre alla struttura museale che custodisce le vicende dei 300 ebrei salvati durante la Seconda guerra mondiale.
Artefice della donazione è monsignor Attilio Nostro, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e segretario della Conferenza episcopale calabra, che ha scelto di consegnare personalmente il mezzo al museo assisano. Con lui erano presenti monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, Gioia Bartali, nipote del grande campione, e Marina Rosati, direttrice del Museo.
Il ruolo di mons. Nostro: una scelta simbolica per i giovani
Il presule vibonese, proprietario della bicicletta, ha voluto compiere un gesto che intreccia fede, memoria e sport. Dopo aver acquistato il mezzo, lo ha affidato a Giovanni Nencini, figlio del ciclista Gastone, con l’obiettivo di riportarlo alle condizioni più vicine possibili alle bici utilizzate da Gino Bartali negli anni d’oro.
La scelta di mons. Nostro assume un valore particolare: il vescovo, da tempo impegnato nel promuovere tra i giovani il valore di modelli positivi e testimoni credibili, ha individuato nella figura di Bartali – campione, credente, uomo umile e coraggioso – un riferimento educativo attuale.
Durante la cerimonia, visitando la sala dedicata al ciclista toscano, mons. Nostro ha rimarcato l’importanza di recuperare la dimensione spirituale e umana del campione, troppo spesso oscurata dalle sole imprese sportive. Con lui, anche mons. Sorrentino ha ricordato «l’umanità di un uomo la cui fede e il cui coraggio restano esempi da tramandare».
La direttrice Rosati: «Un dono che vale più del suo tempo»
La bicicletta trova ora posto accanto alla cappellina di Bartali, già parte dell’allestimento permanente.
«Per il nostro Museo – ha spiegato Rosati – è un grande dono perché rappresenta non solo un’epoca, ma soprattutto un simbolo: quello di un campione che ha saputo incarnare valori di umiltà, condivisione e fraternità, di cui sentiamo forte il bisogno nel dialogo con i ragazzi».
Un restauro filologico
Nencini, che ha curato il restauro, ha raccontato che la vettura è stata rinnovata nel pieno rispetto della sua autenticità: «La bici è stata restaurata mantenendo il colore originale ancora visibile, i marchi e le componenti dell’epoca. È allestita con pezzi coevi: Cambio Campagnolo Parigi Roubaix, movimenti Magistroni, guarnitura Gnutti millerighe, sella Brooks, manubrio Ambrosio Champion, freni Universal, cerchi Nisi».
Un lavoro meticoloso, nato proprio dalla volontà del vescovo Nostro di ricreare una bici che evocasse fedelmente quelle del due volte vincitore del Tour de France e dello stesso Gastone Nencini.
Lo scambio dei doni
A suggellare la giornata, Gioia Bartali ha consegnato a mons. Nostro un crocifisso proveniente dalla cappellina privata del nonno, ora esposto anch’esso al Museo. Un gesto di riconoscenza che sottolinea il valore morale, oltre che storico, della donazione vibonese.



