«Un giorno senza fare nulla è un giorno sprecato, perché la vita è breve. Di conseguenza, il tempo deve essere utilizzato in maniera efficiente. Bisogna produrre qualcosa a livello umano e commerciale». È con queste parole che Francesco Fiamingo, presidente del Consorzio della ‘Nduja di Spilinga, torna a guardare avanti dopo l’incidente che il 14 febbraio 2025 ha rischiato di spegnere la sua vita.

Un’esplosione nella tavernetta della sua abitazione a Spilinga lo ha travolto, provocandogli ustioni gravissime. Dopo settimane di coma e oltre due mesi di ricovero, la sua storia è diventata testimonianza di rinascita e oggetto della puntata di LaC Storie, dal titolo evocativo “La ‘nduja che fa rinascere”, firmata dal videoreporter Saverio Caracciolo e andata in onda il 28 settembre su LaC Tv (è possibile rivederla QUI).

Tornare tra le mani che tremano

Nella sua azienda, circondato dai profumi di peperoncino e salumi, Francesco si muove con la consueta lucidità. Sa spiegare con precisione ogni fase della lavorazione, dalla carne alle spezie, ma quando impugna gli strumenti le mani non rispondono come prima. «Sono impacciato», ammette. È il corpo che chiede tempo, non lo spirito, che appare invece saldo e determinato.

Quel luogo della tragedia, la tavernetta, Francesco aveva deciso di chiuderlo con un pannello. Davanti alla telecamera, però, ha scelto di riaprirlo e affrontare la memoria dell’incidente. Fra macerie, segni di bruciature e muri scorticati, ha trovato il coraggio di restare in piedi: «Lo spirito non mi manca assolutamente; devo ripartire da qui. Qui si stava per fermare la mia vita. Ma adesso ricostruirò questa tavernetta come punto di partenza e di ritorno alla vita».

La lotta in ospedale

Il suo racconto assume a tratti la freddezza di un’analisi. Descrive il prima e il dopo con chiarezza, persino con una punta di ironia. Ma c’è un passaggio che lo spezza: il pensiero dei genitori, che nei lunghi giorni di ospedale poteva vedere solo attraverso un vetro. «In ospedale mi hanno svegliato dopo una sessantina di giorni… Riuscivo a vedere i miei dietro il vetro». Le parole si interrompono, lasciando spazio a un pianto che dice più di mille discorsi.

Eppure anche in quei momenti difficili non ha perso la voglia di sorridere. Ricorda la battuta fatta al medico che gli annunciava la perdita dell’orecchio: «Orecchio o no, io me ne voglio tornare a casa». L’11 aprile, dopo appena due mesi dal risveglio, è riuscito a farlo: un traguardo quasi impossibile, considerando che casi simili richiedono dai sei mesi a un anno e mezzo di degenza.

Il merito, oltre alla sua tenacia, va all’amore della famiglia. La madre Raffaella racconta i viaggi quotidiani a Catania per stargli accanto, mentre la figlia, fisioterapista, ha trasformato le competenze professionali in un sostegno fondamentale alla sua ripresa.

Una vita di ripartenze

Francesco non è nuovo alle sfide. Lo dimostra la sua “Bottega dei Sapori”, ricostruita anni fa con materiali di scarto di un’ex farmacia, o la scelta, più di vent’anni fa, di lasciare un impiego sicuro per lanciarsi nell’impresa che oggi porta la ‘nduja calabrese in giro per l’Europa, da Amsterdam a Parigi, da Varsavia ad Atene.

«La vita è una sfida in cui porsi degli obiettivi. E finché non li raggiungo, non mi sento realizzato», afferma con convinzione. Una filosofia che ha portato la sua azienda a crescere costantemente dal 2006: oltre 2mila quintali di ‘nduja e 600 quintali di salumi l’anno, un ristorante aperto di recente e una nuova avventura imprenditoriale negli Stati Uniti.

La rinascita come missione

Oggi Francesco pesa 40 chili in meno, porta addosso i segni indelebili delle ustioni, ma non si lascia fermare. L’esperienza lo ha reso ancora più consapevole di quanto sia prezioso ogni giorno. «Lo spirito non mi manca» ripete, e i numeri della sua attività lo confermano: dietro la parola “resilienza”, spesso abusata, nel suo caso c’è una vita intera che continua a ricostruirsi.

“La ‘nduja che fa rinascere” non è solo il titolo di una trasmissione, ma il simbolo di una Calabria che, attraverso il coraggio dei suoi uomini, trasforma le ferite in forza e la sofferenza in energia vitale.