Era il 1864 quando lo scultore Vincenzo Zaffino di Raffaele realizzò una statua destinata a diventare uno dei simboli più cari alla comunità. Sul basamento incise una frase semplice, ma carica d’orgoglio: “Nel MDCCCLXIV primo lavoro del suo artistico genio”

Per anni gli studiosi hanno cercato di legare quest’opera a un’altra statua, la famosa Terza Copia dell’Assunta, conservata oggi a Rossano. Anche lì una firma: “Zaffino Vincenzo Sculpsit”.

Due opere, un nome solo. Ma i conti non tornavano: l’Assunta sarebbe databile subito dopo il terremoto del 1783, molto prima che l’autore della Santa Lucia venisse al mondo.

Così prese forma l’ipotesi che in realtà gli Zaffino fossero due: uno più antico, forse zio, autore dell’Assunta che non piacque alla congrega; l’altro, più giovane, il Vincenzo del 1864, confratello dell’Addolorata e scultore della nostra Santa Lucia.

La tradizione aggiunge una nota di umanità a questa storia: si diceva che l’artista avesse scolpito la Santa come ex voto, forse per la figlia strabica. E qualcuno, con l’ironia bonaria dei paesi, sosteneva che lo strabismo fosse il “segno” di un errore nel collo dell’Assunta.

Il dono alla Chiesa dell’Addolorata

Quello che è certo è che Zaffino offrì la statua alla chiesa a cui era legato come confratello. Un dono fatto col cuore, accompagnato da un desiderio: che ogni 13 dicembre, nel giorno in cui Santa Lucia lasciò questa terra, la comunità celebrasse una festa di ringraziamento, affidandosi alla protezione della martire degli occhi. E così fu.

Da allora, ogni anno, Serra rinnova questa promessa

Il simulacro di Santa Lucia torna tra la sua gente, che si raduna per chiederle luce - luce per gli occhi, luce per la vita.

Un comitato scelto dal seggio priorale organizza ogni cosa con cura antica: la raccolta delle offerte porta a porta, il suono delle zampogne che attraversa le vie e annuncia che il Natale è vicino, le celebrazioni religiose curate insieme al parroco.

Alla fine della Messa solenne, i fedeli ricevono i panini benedetti, un gesto semplice che profuma di casa e condivisione.

E poi c’è la tradizione più dolce

Ancora oggi, quasi in ogni famiglia serrese, si preparano gli “Uocchi di Santa Lucia”, biscotti rotondi, fatti con ingredienti semplici e amore antico.

Vengono donati insieme ai panini, come simbolo della protezione della Santa e della luce che porta in ogni casa.

Santa Lucia, la giovane martire siracusana del IV secolo

Il suo nome significa luce, e luce è ciò che rappresenta per chi le si affida: una guida dolce, una protezione silenziosa, una fiamma che non si spegne.

A Serra San Bruno, questo legame vive attraverso la statua scolpita da Zaffino nel 1864, un’opera che non è solo arte ma memoria, fede, gratitudine.

*fotografo delle tradizioni locali religiose