venerdì,Ottobre 11 2024

Qualità dell’aria buona in Calabria, Vibo tra le città virtuose

I dati del report di Legambiente non sottolineano particolari criticità. Bene per quanto riguarda le polveri sottili, mentre ci si avvicina al limite per il biossido di azoto che è legato al traffico veicolare

Qualità dell’aria buona in Calabria, Vibo tra le città virtuose

La qualità dell’aria nelle città calabresi, sulla base dei dati disponibili, non presenta criticità importanti. Per il 2022 i capoluoghi calabresi rispettano i limiti di legge sia per le polveri sottili (PM10 e PM2.5) che per il biossido di Azoto (NO2). È quanto emerge dal report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”. «Tuttavia – è scritto in una nota – alcuni valori (PM2.5 a Cosenza e PM10 e NO2 a Crotone) risultano superiori ai nuovi obiettivi europei al 2030 così come l’NO2 in tutte le città ed in particolare in diverse città che risultano superiori a quanto stabilito dall’Oms. Per la Calabria, in particolare, i parametri delle PM2.5, molto pericolose per la salute umana, vedono tra le città virtuose Vibo, Reggio, Catanzaro e Crotone (4 μg/mc) che si trovano già sotto il limite di 10 μg/mc stabilito per il 2030. Catanzaro e Crotone si trovano anche in linea con i limiti raccomandati dall’Oms (5 μg/mc)». [Continua in basso]

«Per quanto riguarda, invece, il biossido di azoto – prosegue la nota di Legambiente – emerge che tutte le città calabresi sono sopra i limiti Oms anche se tra le poche città italiane che si avvicinano, in positivo, al limite (concentrazione di NO2 minore o uguale a 10 μg/mc) ci sono Catanzaro (13 μg/mc), Reggio e Vibo (12 μg/mc), mentre Crotone risulta sopra i limiti. Occorre però sottolineare che si tratta di dati parziali perché aggiornati solo fino a giugno 2022 per indisponibilità degli ulteriori dati ufficiali non presenti sul sito Arpacal».

«Il report – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – ci consegna dati tendenzialmente positivi, grazie anche ad un complesso di fattori tra cui le caratteristiche naturali dei territori e la carenza storica di un tessuto industriale inquinante. Tuttavia costituisce un segnale allarmante, soprattutto a fronte dei dati sul biossido di azoto che dipende dal traffico veicolare, la circostanza che i dati ufficiali si fermino al giugno 2022 quando dovrebbe esserne garantita la fruibilità e rese trasparenti le notizie sull’effettivo funzionamento delle centraline di monitoraggio. Appare evidente come tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla Regione, debbano attivarsi per risolvere la problematica».

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