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Un esemplare di Falco pellegrino, uno dei rapaci diurni più rari (solo circa 2000 coppie nidificanti in Italia) è stato attinto da una fucilata nelle campagne vibonesi. L’esemplare, la cui velocità in picchiata può raggiungere i 300 chilometri orari è stato rinvenuto, in evidente stato di difficoltà dal cittadino Francesco Pardea, nelle campagne tra le frazioni di Porto Salvo e Bivona, e subito consegnato nelle mani del naturalista del Wwf Pino Paolillo, che lo ha custodito e alimentato prima dell’inoltro al Centro recupero animali selvatici di Catanzaro (Cras), diretto da Debora Giordano.
È stata proprio la veterinaria del Cras ad effettuare la radiografia sul falco e ad accertare la ritenzione di due pallini da caccia, di cui uno a livello della colonna vertebrale e un altro in prossimità dell’ala, con la speranza che il rapace possa superare i danni provocati dalle lesioni e l’intossicazione da piombo.
Dal canto suo Paolillo, a nome di tutto il Wwf e del mondo ambientalista calabrese, ha espresso tutto il proprio sdegno per «questo vile atto di bracconaggio ai danni di una specie particolarmente protetta», proprio in un momento in cui è in discussione un progetto di legge nazionale che intende modificare la legge 157/92 sulla protezione della fauna selvatica e la disciplina della caccia, che prevede, tra l’altro, il prolungamento della stagione venatoria e la riduzione della aree protette, a tutto discapito del patrimonio faunistico nazionale.

