Alessandro Caruso Frezza, presidente della sezione vibonese dell’associazione, denuncia la cancellazione di un bene culturale: «Trattate come pietre senza valore»
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«Così si distrugge il valore antico di una città». Con queste parole, la sezione vibonese di Italia Nostra, attraverso il presidente Alessandro Caruso Frezza, commenta quanto sta accadendo in via Luigi Razza, dove i lavori di rifacimento della pavimentazione stanno provocando, secondo l’associazione, «la cancellazione di un bene culturale di grande valore storico, materiale e immateriale».
In una nota, Italia Nostra ripercorre le tappe della vicenda e denuncia «la perdita irreversibile di un elemento identitario del centro storico di Vibo Valentia». La pavimentazione in basole, risalente a circa tre secoli fa, viene definita «una testimonianza tangibile dell’abilità degli scalpellini e artigiani dell’epoca, nonché parte integrante della memoria urbana della città».
«Non ci si era illusi – si legge nel documento – ma la speranza che l’antico valore della pavimentazione potesse essere salvato era rimasta. Le proteste di centinaia di cittadini, che avevano espresso il loro dissenso anche con una petizione su Change.org, avevano fermato per mesi le attività». L’associazione ricorda che già all’inizio dell’anno, dopo la rimozione dei primi 71 metri quadrati di basole «senza la necessaria numerazione, l’allora soprintendente Sudano e l’assessore ai Lavori pubblici Monteleone avevano riconosciuto che qualcosa era andato storto».
Secondo Italia Nostra, tuttavia, «nulla di sostanziale è cambiato». Dopo una temporanea ricollocazione delle pietre nel periodo pasquale – per consentire il passaggio della tradizionale “Affruntata” – «ad agosto la via è stata nuovamente transennata e a settembre i lavori sono ripresi».
Nella parte più dura della nota, l’associazione parla di «basole divelte senza alcuna preventiva mappatura e numerazione, accatastate alla rinfusa come se fossero pietre senza storia e senza valore». E ancora: «Dell’antichissima posa a secco non rimarrà più nulla. Non ci sarà più la pavimentazione di tre secoli fa, ma una nuova datata 2025 o 2026».
Italia Nostra punta il dito anche contro le istituzioni: «Tutto ciò avviene nella colpevole inerzia dell’amministrazione comunale – prima quella Limardo e ora quella Romeo – e di ogni altra autorità che avrebbe potuto intervenire ma non l’ha fatto».
Il riferimento è alla mancata tutela, secondo l’associazione, da parte della Soprintendenza: «Il valore culturale, materiale e immateriale di quel bene è stato perfino negato o totalmente sminuito dalla soprintendente ad interim Mellamace».
Dal Comune non sono finora giunte nuove comunicazioni ufficiali sulla questione. Nei mesi scorsi l’assessore Monteleone aveva spiegato che i lavori rientrano nel più ampio programma di riqualificazione urbana e che l’obiettivo è garantire una pavimentazione più sicura e funzionale, ma l’associazione replica che «il modo in cui si interviene può fare la differenza tra conservare e distruggere».
La sezione vibonese di Italia Nostra conclude la propria nota con un appello: «Quello che si sta compiendo in via Luigi Razza non è solo un intervento edilizio, ma un atto che incide sull’identità stessa della città. Distruggere la pavimentazione significa cancellare la memoria collettiva di Vibo Valentia».
La vicenda, che ha suscitato ampio dibattito anche sui social e sulle testate locali, rimane aperta. A riportarla all’attenzione dell’opinione pubblica ha contribuito anche la lentezza con cui stanno procedendo i lavori, rallentati – come documentato da Il Vibonese – da recenti rinvenimenti archeologici che sono ora all’attenzione della Sovrintendenza.



