martedì,Aprile 16 2024

LA LETTERA | Caro ministro, che ne sa lei di chi lascia l’Italia?

Un giovane nemmeno ventenne mette la sua vita in valigia e parte per un continente sconosciuto: è questa l’Italia dei “cervelli in fuga” che non piace a Poletti? Ecco come la pensa la madre indignata di un ragazzo vibonese

LA LETTERA | Caro ministro, che ne sa lei di chi lascia l’Italia?

Caro ministro Poletti (ahinoi lei è pure ministro),

sono una delle mamme di quei 100mila giovani che si trovano all’estero per lavoro e che per lei, come ha elegantemente avuto modo di riferire, rappresentano quasi un intralcio. Dobbiamo però constatare che si tratta di giovani che non hanno un padre ministro, per giunta nominato non a seguito di elezioni, però questo è un dettaglio.

Ma se si trovasse nella mia situazione, guardando un figlio di nemmeno 20 anni partire dall’altra parte del mondo con una valigia di 23 kg dentro cui ha messo di tutto, compresa la foto dei suoi familiari, e lo dovesse accompagnare all’aeroporto sapendo che lo rivedrà dopo anni, non so se parlerebbe ancora così.

Mio figlio mi ha detto: “mamma, parto per un futuro migliore ed un lavoro certo, cosa che qui in Italia non posso avere, ma vi porto nel mio cuore”. Non conosceva bene l’inglese, è arrivato in una terra straniera come l’Australia e non conosceva nessuno. Ha lavorato sodo per mantenersi e andare a scuola di lingua.

Cosa può saperne, caro ministro, del dolore che si prova quando un figlio a migliaia di chilometri di distanza sta male e ti manda un messaggio per chiederti: mamma cosa devo fare? Cosa devo prendere? Quanto vorrei una tua carezza.

Ho riabbracciato mio figlio dopo 4 anni. E questo è stato il quinto anno consecutivo che mio figlio ha trascorso tutte le festività senza la sua famiglia, lontano, a lavorare. E lei, caro ministro, con chi ha trascorso le festività?

Si metta nei nostri panni di genitori. Quando è ripartito mi ha detto: “mamma, ci rivedremo tra 4/5 anni, prima non posso tornare, devo lavorare per comprare casa”. E dunque, le chiedo: è così sicuro che i 100mila giovani all’estero siano un intralcio in meno per l’Italia? Non dico che siano migliori o peggiori. Dico solo che hanno avuto coraggio, tanto coraggio, per andare a cercare un futuro, anche pagando costi altissimi in termini di affetti e famiglia. E dico che non meritano le sue parole. Se questa classe politica non è in grado di aiutare i giovani, che almeno non ne intacchi la dignità, non metta loro i bastoni tra le ruote.

Ma le sue parole sono la triste conferma della pochezza, intellettuale prima che politica, di questa classe dirigente: finché a governarci ci sarà gente come voi, gente la cui cifra culturale è quella espressa dalle sue parole, temo che per i nostri giovani l’unico futuro sia lontano da qui.

Patrizia Pontoriero
*(Mamma offesa e amareggiata)

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