Il vecchio teatro di Vibo e la sua storia: il ricordo dell’architetto Cesella Gelanzè
La professionista ripercorre la demolizione del sito e analizza le prospettive future: «Inaccettabile che intere generazioni siano state private dell'opportunità di frequentare una sala teatrale»
L’architetto Cesella Gelanzè ricorda la vicenda dell’antico teatro comunale di Vibo Valentia. Ne riportiamo il contributo integrale. «Era il 1996 quando da presidente dell’Inner Wheel di Vibo Valentia, l’amore per la storia e le produzioni artistiche mi diedero la spinta per affrontare un tema dei più sofferti. “Frugando nel baule delle memorie della nostra città, sono ricomparse le immagini del suo vecchio Teatro Comunale…” scrissi nella pubblicazione che si proponeva di dare una scossa alla dignità sopita di questa città. Poche pagine dense di storia, di documenti fotografici e di emozione, tanta, condensata in chiusura nell’epilogo più sconfortante: “Alla presenza di tutti i cittadini cala il sipario per l’ultima farsa in programma “La stupidità umana”” a ricordo della demolizione di quel teatro e a seguire le foto documentali. La testimonianza di un vibonese di quelli veri, senza inganni, l’Alberto Borello che tutti ricordano, conoscevano e ricercavano se di cultura della città avessero avuto piacere di parlare, per apprenderne ogni aspetto, a partire dal più curioso e impensato, ha fornito l’aiuto importante e vitale. E un certo fermento, quel moto alla riconquista di un possesso perduto, lo provocò: dopo breve tempo arrivò il primo finanziamento per la sua ricostruzione, ad opera del sen. Bevilacqua. Era il 1996 se ricordo bene. Di acqua sotto i ponti ne è passata da allora ….Un involucro cementizio, pare finalmente sia quasi pronto per accogliere tutte le espressioni artistiche teatrali che vi si svolgeranno. Si tratterà a quel punto, di farlo funzionare al meglio, sperando che si sia imparato dall’esperienza vissuta che come dice il detto: “è meglio una pulce oggi che un dinosauro domani”. Certamente è inaccettabile che intere generazioni siano state private dell’opportunità di frequentare una sala teatrale, di conoscerne la compostezza e l’ordine subendone il contagio oltre che di goderne gli spettacoli e le rappresentazioni. L’educazione passa anche da queste opportunità e che gran parte di cittadini di ogni classe sociale ne sia sprovvista adesso, lo testimoniano i tristi accadimenti anche degli ultimi giorni che hanno coinvolto giovani studentesse. Il termine cultura ha la stessa radice etimologica di “coltivare”. Cicerone diceva che la filosofia e quindi la conoscenza sarebbe servita per coltivare l’insieme degli aspetti che generano lo sviluppo di una società. Ebbene, attendiamo che un aspetto molto importante, estirpato, venga nuovamente impiantato».
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