venerdì,Marzo 29 2024

«Sanità vibonese allo stremo: urgente innalzare i livelli di assistenza»

Sindacati e associazioni invocano un tavolo tecnico «per il riequilibrio del comparto socio-sanitario vibonese, incrementando le risorse umane, economiche e strutturali»

«Sanità vibonese allo stremo: urgente innalzare i livelli di assistenza»

di Cgil, Cisl, Uil, Csv e Forum terzo settore Vibo Valentia

Le scriventi organizzazioni sindacali, unitamente alle associazioni del Terzo settore più rappresentative, il Csv e il Forum del Terzo settore della provincia vibonese, intendono rimarcare, ancora una volta, le criticità che si protraggono ormai da anni nel comparto sanità e socio-assistenziale della provincia di Vibo Valentia.

Si rammenta prioritariamente la chiusura nel tempo di diversi presidi ospedalieri con altri, ad esempio quello di Tropea, che possono erogare solo alcune prestazioni a causa di perduranti mancanze gestionali ed organizzative.

A ciò si aggiunga che i servizi sanitari offerti sono sempre più insufficienti, carenti e inefficienti, che il personale – sanitario e para-sanitario – è ridotto ai minimi termini ed è in continua attuazione la riduzione del numero dei posti letto delle varie branche specialistiche. Riduzione che, in quest’anno, a causa della pandemia si è aggravata dovendo prevedere posti letto dedicati ai pazienti Covid.

Insistono inoltre, senza alcuna valida e plausibile motivazione, delle forti disparità territoriali su scala regionale: alla provincia di Vibo Valentia sono infatti stati assegnati 1,5 posti letto per mille abitanti, al contrario dei 2,3 di Crotone e Reggio Calabria e dei 2,5 di Cosenza e 3,4 di Catanzaro (Report sanità 2018).

Altro punto da mettere in risalto riguarda l’assegnazione della quota pro-capite per abitante, considerato che a Vibo Valentia è pari a circa 1.247 euro contro una media regionale di circa 1.581 euro.

Risulta pertanto impossibile garantire ai cittadini la regolare erogazione dei Lea, soprattutto per quanto riguarda la branca di ortopedia e traumatologia, il cui reparto – come ormai risaputo – è ridotto quasi a mero ambulatorio e non riesce conseguentemente a garantire l’esecuzione degli interventi per frattura del femore entro le 48 ore come richiesto dal regolamento per gli standard ospedalieri.

Altra forte criticità riguarda inoltre il reparto di otorinolaringoiatria nonché il servizio di dialisi. Altra gravissima carenza è l’impossibilità ancora oggi da parte del nosocomio vibonese di accogliere le richieste di disponibilità al dono degli organi, tessuti e cellule dopo la vita, aggravando la condizione già seria delle liste di attesa.

Di fronte a questa povertà sanitaria, i vibonesi e i cittadini della provincia – in alternativa allo scorrimento delle lunghissime liste di attesa giocoforza venutesi a creare – si vedono costretti, ancora una volta, a migrare verso altre regioni incrementando di conseguenza l’annosa piaga della mobilità sanitaria (viaggi della speranza) con aggravio della spesa a carico della Regione e delle famiglie vibonesi.

In questo clima di dissesto sanitario complessivo ci rientra comunque anche l’unica realtà privata accreditata del territorio: budget di spesa assolutamente insoddisfacenti e non manifestanti le reali necessità assistenziali del territorio, prestazioni ambulatoriali e di diagnostica per immagini  inspiegabilmente diminuite nel corso degli anni nonostante un sempre crescente fabbisogno sanitario, posti letto accreditati e mai contrattualizzati, sono solo alcune delle problematiche tuttora in corso.

Essendo pertanto quanto mai necessario garantire il diritto alla salute ai nostri concittadini alla pari di quelli delle altre regioni, diventa imperativo portare al livello medio nazionale l’intero comparto sanitario della nostra provincia, garantendo alle eccellenze del territorio – sia pubbliche che private accreditate – condizioni operative migliori rispetto a quelle attuali, siamo a chiedere la convocazione urgente di un apposito tavolo tecnico di confronto per il riequilibrio del comparto socio-sanitario vibonese, incrementando le risorse umane, economiche e strutturali almeno fino al livello di costo-beneficio pro capite nazionale.

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