Rinascita Scott: Mantella accusa tre politici ed un ex magistrato
Il collaboratore di giustizia non risparmia Pietro Giamborino, Gaetano Ottavio Bruni, Nazzareno Salerno e gli imprenditori Santo Lico e Pino D’Amico
Accuse anche per tre esponenti della politica vibonese e per un ex magistrato morto suicida. Andrea Mantella non ha risparmiato nessuno nel corso della seconda udienza del maxiprocesso Rinascita Scott e nelle sue dichiarazioni ha confermato quanto reso nei tanti verbali a disposizione della Dda di Catanzaro, arricchendo il racconto con diversi particolari. Rispondendo alle domande del pm della Antonio De Bernardo, il collaboratore ha affermato che “il vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio era guidato da Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata, suocero di Pino D’Amico della Dmt Petroli. Al vertice di tale clan c’era anche Fiore Giamborino, zio del politico Pietro Giamborino. Anche Pietro Giamborino faceva parte di tale locale di ‘ndrangheta insieme a Michele Patania, detto Lele, che era anche un estremista. Del locale faceva altresì parte Antonio Lo Giudice, quello poi ucciso a Zungri da Giuseppe Accorinti insieme a Roberto Soriano. Pietro Giamborino – ha dichiarato Mantella – con Lele Patania erano compagni di merende, c’era una fratellanza fra loro. Io stesso ho conosciuto Pietro Giamborino come un affiliato alla ‘ndrangheta. L’ho saputo anche da Saverio Razionale e da Carmelo Lo Bianco, Piccinni, che Pietro Giamborino era affiliato e manteneva rapporti con il giudice D’Amico, magistrato a Catanzaro che era funzionale alla cosca e di tale legame mi parlò pure Razionale”. [Continua in basso]
Il giudice Pietro D’Amico (in servizio alla Procura generale di Catanzaro sino al 2010), congiunto di Pietro Giamborino, è deceduto con un suicidio assistito in Svizzera l’11 aprile del 2013. “Pietro Giamborino – ha continuato ancora Mantella – si pavoneggiava per Vibo a bordo di una Lancia Delta Hf Integrale e andava in giro con lo zio Fiore Giamborino. Pure Pino Galati, il capo società del locale di Piscopio, nonché cugino dello stesso Pietro Giamborino, mi disse dell’affiliazione del cugino alla ‘ndrangheta. Ricordo che io volevo fare un’estorsione al parrucchiere D’Angelo a Vibo Valentia che aveva un negozio chiamato “I tuoi capelli, la mia passione”, ma intervenne Razionale a bloccare tutto poiché era stato contattato da Pietro Giamborino e dovevo fargli il favore di non toccare il parrucchiere. Così feci. Pietro Giamborino – ha aggiunto Mantella – lo vedevo a passeggio pure con il massone Bellantoni e con Santo Lico, tutti personaggi vicini ai Mancuso”.
Su Santo Lico, Andrea Mantella ha anche aggiunto: “Era anche lui un massone e faceva parte integrante del sistema economico dei Mancuso. Sono stato io a sparare a Vibo contro Roberto Piccolo poiché quest’ultimo insieme a Edmondo Primaveva aveva in precedenza sparato ad un’azienda di Santo Lico. Così mi hanno ordinato di fare il mio capo Carmelo Lo Bianco, Piccinni, ed Enzo Barba. A loro aveva chiesto tale favore Antonio Mancuso che non voleva toccato a Santo Lico”. Siamo nei primi anni ’90 quando a Vibo Valentia dinanzi al cinema Valentini si registra una sparatoria fra Andrea Mantella e Roberto Piccolo di Nicotera Marina (ritenuto personaggio inserito nel clan Mancuso), con Mantella e Salvatore Furlano che rimangono feriti in quanto Roberto Piccolo aveva risposto al fuoco. “Pietro Giamborino – ha aggiunto il collaboratore – si è poi buttato in politica facendo proclami sull’antimafia, ma io l’ho conosciuto come affiliato al locale di ‘ndrangheta dei Piscopisani capeggiato all’epoca da Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata, suocero di Pino D’Amico della Dmt Petroli. Io stesso mi sono servito di Pino D’Amico per il gasolio dei miei escavatori e so che lui era vicino pure ai Bonavota ed agli Alvaro”. Pino D’Amico è stato di recente arrestato nell’operazione “Petrol Mafie” (nota anche come “Rinascita Scott 2”.
Pietro Giamborino (imputato nel processo Rinascita Scott) non è però il solo esponente politico tirato in “ballo” da Andrea Mantella. Il collaboratore ha infatti fatto in aula il nome pure dell’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, Gaetano Ottavio Bruni (non imputato nel maxiprocesso). Parlando infatti della Tangenziale Est di Vibo (a due passi dalla stalla di Mantella lungo la strada per Stefanaconi), il collaboratore ha dichiarato che “quanto ai lavori della Tangenziale Est di Vibo Valentia, inizialmente la ditta aggiudicataria era quella dei Restuccia. Successivamente i lavori sono stati affidati alla ditta di Prestanicola Giuseppe che ricopriva lo stesso ruolo dei Restuccia, sempre a favore di Mancuso. Io mi sono arricchito con tale Tangenziale e sono andato a parlarne personalmente con Ottavio Bruni, ossia il presidente della Provincia di Vibo, pure lui massone”.
Il terzo politico di cui Andrea Mantella ha fatto il nome in aula è invece l’ex assessore regionale al Lavoro di Forza Italia, Nazzareno Salerno di Serra San Bruno, attualmente sotto processo nell’operazione Robin Hood. “Nazzareno Salerno – ha riferito Mantella – era legato a doppio filo sia ai Mancuso che a Damiano Vallelunga”.
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