Di Pino Aprile
Ho accettato di prendere il timone delle testate televisive e online de LaC News24, perché credo che questo gruppo abbia la visione e la forza per dare voce potente al Mezzogiorno, nella difesa dei diritti negati o “concessi” come fossero un favore, una regalìa, con lo sconto, al ribasso, perché se si tratta del Sud, non può che essere meno: salute, trasporti, rispetto, istruzione.

La sottrazione di risorse pur destinate al Mezzogiorno, di investimenti pubblici, la negazione di opere pubbliche essenziali stanno desertificando una terra potenzialmente ricca come poche al mondo. Il ritardo di sviluppo e infrastrutture è una scelta politica non sempre adeguatamente contrastata da chi dovrebbe rappresentare e difendere il Sud. Credo che i meridionali siano poco informati, su questo e sulla legittima e coraggiosa reazione di chi finalmente pretende il giusto, come fanno centinaia di sindaci dei Comuni del Mezzogiorno, alcuni esponenti delle regioni, pochi parlamentari nazionali ed europei.

Il Mezzogiorno è invece ancora raccontato come questione di ordine pubblico e basta. La mafia versa il sangue al Sud e i soldi al Nord, perché, essendo un fenomeno economico (pur se criminale), coglie le occasioni e sceglie le più produttive. Anche in questo, il Sud, ma in ispecie la Calabria, sta vivendo una stagione inedita, grazie a una schiera di magistrati, investigatori, che stanno assestando colpi tremendi alla ‘ndrangheta e alla masso-mafie. E c’è chi cerca di delegittimarne l’opera.

Ho conosciuto gli editori e i colleghi de LaC News24 (nella foto il nuovo direttore Pino Aprile e Maria Grazia Falduto, direttore editoriale) in occasione della giornata a sostegno del lavoro della Procura di Catanzaro, guidata dal dottor Nicola Gratteri, fatto oggetto di attacchi di rara violenza. Il 18 gennaio 2020 ci ritrovammo in migliaia a testimoniare vicinanza agli inquirenti che avevano appena varato la maxi-retata del Rinascita Scott. Una manifestazione nata da un giro di telefonate con amici preoccupati del clima che si stava creando. Non si tratta di adesioni acritiche: sbagliano anche i magistrati, perché umani e fallibili, ma un conto è chiedere che, nei modi previsti da procedure e leggi siano corretti gli errori (c’è il processo anche per questo), un conto condannare tutto il loro lavoro per gli inevitabili errori.