Sono state depositate dalla quinta sezione penale della Cassazione le motivazioni del rigetto alla richiesta della Dda di Catanzaro di confermare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip distrettuale, nei confronti di Domenico Bonavota, 39 anni, di Sant’Onofrio, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan del paese confinante con Vibo Valentia. Per la Cassazione, la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro di annullare l’ordinanza e mantenere in stato di libertà Domenico Bonavota in relazione alle imputazioni dell’operazione antimafia “Conquista” (concorso nell’omicidio di Domenico Di Leo, furto, ricettazione detenzione illegale di armi e tentata estorsione) è da considerarsi corretta in quanto l’appello della Procura distrettuale è da ritenersi “infondato e per certi versi inammissibile” e, quindi, da rigettare. Quanto al furto del furgone utilizzato per occultare le armi utilizzate per l’omicidio di Raffaele Cracolici (ucciso a Pizzo nel maggio del 2004) ed alla ricettazione di queste ultime, per la Cassazione “in assenza di ulteriori elementi in grado di diradare l’alone di sospetto sulla fonte della conoscenza di Andrea Mantella, determinato dalla notevole distanza temporale che separa il suo pentimento da quello di Francesco Michienzi” di Acconia di Curinga e dalla intermedia “possibilità da parte di Mantella di accedere alle dichiarazioni di quest’ultimo, non è possibile considerare perfezionata la precondizione del reciproco riscontro tra il narrato dei due collaboratori di giustizia”.
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