venerdì,Marzo 29 2024

‘Ndrangheta: gli omicidi dei fratelli Cracolici nel racconto del pentito Costantino

Il collaboratore svela il ruolo di un soggetto che avrebbe offerto appoggio logistico per l’agguato ad Alfredo Cracolici

‘Ndrangheta: gli omicidi dei fratelli Cracolici nel racconto del pentito Costantino

Permettono di delineare  le dinamiche all’interno del clan Cracolici di Maierato e Filogaso le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Costantino, 55 anni, originario di Maierato ma per lungo tempo attivo nella ‘ndrangheta trapiantata in Piemonte, versate nel processo “Conquista” contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Dichiarazioni utili per capire gli sviluppi nella consorteria colpita con la soppressione dei suoi capi storici: i fratelli Alfredo e Raffaele Cracolici, uccisi nel 2002 e nel 2004. “Anche se da giovane mi sono recato in Piemonte – dichiara il pentito – i Cracolici non mi hanno mai abbandonato, anzi rappresentavano le mie credenziali nel mondo criminale. I Cracolici come famiglia mafiosa erano già presenti in Piemonte. In particolare nella zona di Novara c’era Mario Cracolici, mentre Antonino era presente nella zona di Milano. Varie volte Raffaele Cracolici è venuto al Nord per garantire sulla nostra persona con altri rappresentanti della ‘ndrangheta operanti in Piemonte ed in Lombardia. Con Raffaele Cracolici – aggiunge il collaboratore – ho trattato anche l’acquisto di sostanze stupefacenti e con loro non ho mai reciso i rapporti. Dopo la detenzione degli anni ’90 sono rimasto in Piemonte, nel vercellese per un paio di anni, dove ho intrattenuto rapporti criminali con Umberto Cracolici, figlio di Mimmo e con Francesco Cracolici figlio di Giuseppe. Nello specifico con questi ho trattato l’acquisto e la cessione di sostanze stupefacenti. Dopo tale periodo ho fatto rientro a Torino, sempre intrattenendo rapporti con i Cracolici, in particolare con Raffaele, cui era molto legato anche mio fratello Antonino. Così arriviamo fino agli anni 2000-2001”. Francesco Costantino si sofferma poi su altri particolari e sui rapporti fra i Cracolici e gli altri clan del Vibonese. “So per certo – afferma – che i Cracolici, così come le altre famiglie mafiose operanti nel Vibonese, dovevano corrispondere una parte dei proventi illeciti alla famiglia Mancuso di Limbadi. I Cracolici nella zona di Maierato gestivano il racket delle estorsioni e so per certo, per averlo appreso direttamente da Raffaele Cracolici, che ad un certo punto i Cracolici avevano deciso di non corrispondere alcuna quota ai Mancuso, i cui comportamenti non gli stavano più bene. Contemporaneamente i Bonavota stavano estendendo i loro interessi su Maierato, dove volevano anche aprire attività commerciali, un bar o un distributore autolavaggio. Questa era la situazione immediatamente prima – aggiunge Francesco Costantino – dell’omicidio di Alfredo Cracolici, che non a caso è stato eliminato per primo, dal momento che era la persona della famiglia Cracolici che negli ambienti criminali era maggiormente temuto. I Cracolici erano dei personaggi che vivevano sempre sopra le righe e tale comportamento portò successivamente allo scontro con le altre famiglie mafiose insistenti nel territorio tra i quali proprio i Bonavota, che non tolleravano alcune loro prepotenze. Go appreso della morte di Alfredo Cracolici – ricorda il pentito – oltre che dal fratello Raffaele, anche da parte dei miei familiari. So che nel corso dell’agguato, altro soggetto venne ucciso mentre Alfredo morì il giorno successivo a causa di un’embolia. Ho saputo da Raffaele Cracolici che erano stati i Bonavota ad uccidere il fratello e tale circostanza Raffaele Cracolici l’aveva appresa da un suo consuocero. Raffaele Cracolici mi disse che i mandanti dell’omicidio del fratello Alfredo erano da identificarsi nei fratelli Bonavota Pasquale, Domenico ed un altro fratello sposato con una sorella di Serratore. Altro soggetto che aiutò i Bonavota nella realizzazione dell’agguato era da identificarsi in un soggetto di San Nicola da Crissa che faceva l’acquaiolo, originario del reggino o che comunque veniva chiamato il riggitano. Tale soggetto era colui che aveva dato indicazioni logiche ed ospitalità al gruppo di fuoco che successivamente ha commesso gli omicidi di Alfredo Cracolici e della persona che era con lui”. Raffaele Cracolici, ritenuto il boss di Maierato, dopo l’omicidio del fratello Alfredo, avrebbe quindi appreso che pure lui doveva essere ucciso dai Bonavota. Evento che si verificò il 4 maggio 2004 quando Raffaele Cracolici venne raggiunto d auna pioggia di piombo a Pizzo Calabro in località Marinella. Un delitto per il quale sono ora chiamati a rispondere i vertici del clan Bonavota di Sant’Onofrio. 

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