venerdì,Aprile 19 2024

‘Ndrangheta: No della Corte d’Appello ai verbali di Emanuele Mancuso nel processo “Ragno”

Per i giudici sono irrilevanti rispetto alle imputazioni mosse nei confronti del clan Soriano di Filandari nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro e dei carabinieri della Stazione di Vibo

‘Ndrangheta: No della Corte d’Appello ai verbali di Emanuele Mancuso nel processo “Ragno”

E’ stata rigettata dalla Corte d’Appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Marco Petrini, l’acquisizione nel processo “Ragno”, contro il clan Soriano di Filandari, dei verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso chiesta dal sostituto della Procura generale Raffaella Sforza. Di conseguenza, il rampollo del clan Mancuso (figlio del boss Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”) non verrà escusso in aula nel processo di secondo grado che si sta celebrando dopo un annullamento con rinvio ad opera della Cassazione della precedente sentenza. La Corte, in accoglimento delle controdeduzioni alla richiesta dell’accusa – formulate dagli avvocati degli imputati – ha letto in aula un’ordinanza ritenendo irrilevanti ed inconferenti rispetto ai capi di imputazione le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso. Il processo è stato quindi rinviato al 12 febbraio prossimo per ascoltare il perito della Procura sulla capacità di intendere e volere di Leone Soriano e sull’integrazione della consulenza del Ctu che ha già riconosciuto nei confronti di Leone Soriano un grave disturbo bipolare. In tale udienza verranno ascoltati in aula anche i periti di parte in ordine alla capacità di intendere e volere dell’imputato. Gli imputati sono:  Leone Soriano, di Pizzinni di Filandari; Gaetano Soriano (fratello di Leone) ed il figlio Carmelo Soriano; Graziella Silipigni; Francesco Parrotta; Giuseppe Soriano (figlio della Silipigni e nipote di Leone e Gaetano Soriano). Nei confronti di tutti gli imputati la Procura Generale di Catanzaro ha già formulato le richieste di condanna: 15 anni per Leone Soriano; 9 anni per Gaetano Soriano ed il figlio Carmelo Soriano; 3 anni, 4 mesi per Graziella Silipigni; 2 anni e 6 mesi per Francesco Parrotta; 10 anni e 8 mesi per Giuseppe Soriano. L’inchiesta “Ragno” ha permesso di ricostruire (coordinata dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, e condotta sul campo dai carabinieri della Stazione di Vibo guidati dall’allora comandante Nazzareno Lopreiato) gli affari e gli assetti della “famiglia” Soriano di Pizzinni di Filandari. Il 28 maggio 2014 si era però registrata una raffica di assoluzioni per tutti gli imputati ad opera del Tribunale di Vibo Valentia, presieduto all’epoca dal giudice Fabio Regolo, ora pm alla Procura di Catania. La Corte d’Appello il 28 maggio 2015 aveva totalmente ribaltato il verdetto di primo grado stabilendo dure condanne. Il 20 aprile 2016, infine, la Cassazione ha annullato con rinvio le condanne ordinando un nuovo processo d’appello per tutti gli imputati. Nel collegio di difesa gli avvocati: Diego Brancia, Salvatore Staiano, Giovanni Vecchio, Daniela Garisto, Giuseppe Lopresti, Marzia Tassone. In foto in copertina: Leone Soriano e Emanuele Mancuso. Nel testo: Giuseppe Soriano, Francesco Parrotta e Graziella Silipigni     LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: Emanuele Mancuso e l’esplosivo proveniente dalle Preserre vibonesi

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