E’ stata la volta di un consulente medico della Procura di Vibo Valentia nel processo nei confronti di nove imputati per la morte di Alfonso Mosca, ospite della Rsa di Moderata Durant a Vibo Valentia e deceduto poi a Serrastretta, in provincia di Catanzaro, il 29 dicembre 2005. Dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro, il consulente Massimiliano Cardamone ha risposto alle domande dell’accusa e della difesa, soffermandosi in particolare sul quadro clinico del paziente al momento del ricovero che sarebbe stato già grave, sul suo stato di disitratazione e sulle cause della morte, ricondotte ad un ulteriore peggioramento a causa di una polmonite. In ordine alla circostanza del paziente legato al letto, il consulente del pm ha spiegato trattarsi di manovre legittime ed obbligatorie in caso di agitazione del paziente, seppur temporanee. Il consulente si è anche soffermato sul ruolo degli infermieri nella vicenda, ritenuto dal consulente della Procura, marginale. L’accusa contesta infatti il reato di abbandono di persona incapace e maltrattamenti che hanno poi portato al decesso di Alfonso Mosca.
Sul banco degli imputati si trovano: Giuseppe Iorfino, 63 anni, di Arena, nelle vesti di responsabile sanitario della struttura (difeso dall’avvocato Luigi Giancotti); Luciano Scarmato, 64 anni, di Vibo Valentia, caposala; gli infermieri professionali, in servizio nella Rsa, Rosa De Filippis, 54 anni, di Bivona, Patrizia Giordano, 52 anni, di Vibo, Salvatore Maiorana, 52 anni, di Jonadi, Antonio Potenza, 62 anni, di Piscopio, Francesco Scidà, 60 anni, di Vazzano, Maria Teresa Mandaradoni, 43 anni, di Vibo (tutti difesi dall’avvocato Emilio Stagliano) e Maria Concetta Macaluso, 47 anni, di Vibo Marina (avvocato Giuseppe Di Renzo). Gli imputati erano già stati rinviati a giudizio nel gennaio del 2011 con le accuse, a vario titolo, di maltrattamenti, lesioni e omicidio colposo. Una volta in corso il dibattimento dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, la Procura ha però modificato i capi di imputazione, riformulando le accuse e contestando a vario titolo reati più gravi (abbandono di persona incapace e maltrattamenti che hanno portato alla morte di una persona) la cui competenza a celebrare il processo spetta alla Corte d’Assise. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero provocato, ognuno per le rispettive competenze, un peggioramento delle condizioni di salute di Alfonso Mosca. Quadro aggravato da patologie di altra natura che avrebbero poi portato al decesso dell’anziano.