Addio al cavaliere Suppa, il ricordo commosso di Barilaro e Tigani

«Il Cavaliere Suppa non c’è più. Se ne va una persona mite, una sensibilità straordinariamente semplice e buona. Se ne va un uomo delle istituzioni audace e caparbio. Se ne va un instancabile lavoratore per la difesa dei bisogni degli ultimi. Scompare, una delle ultime testimonianze viventi di una tradizione politico culturale, che oggi, il tempo della modernità e della tecnologia ha tristemente cancellato». È commosso il ricordo che il sindaco di Acquaro, Giuseppe Barilaro, dedica al cavalier Domenico Suppa di Fabrizia, storico esponente della Democrazia cristiana, recentemente scomparso. «Ci lascia – scrive Barilaro – un interprete autentico dei valori di quel grande partito, la Dc, in cui egli con grande umanità e coerenza ha militato per tantissimo tempo. Dovremo fare a meno di un  galantuomo, che portava le istituzioni a casa della gente, che ha fatto della capacità di ascolto e dello spirito di servizio la ragione unica del suo stare in politica. In una cornice di familiarità, oggi la sua gente, i suoi cari, i suoi amici, la sua Fabrizia lo abbraccia calorosamente per l’ultima volta. Lo fa sussurrando un ricordo, un’allegra e ridente interlocuzione, un consiglio, un intervento, un aiuto, “di lu cavaliari”. Ed anch’io – conclude il sindaco di Acquaro – voglio ricordarlo pubblicamente, certo che egli così avrebbe voluto, sperando e auspicando che il suo esempio autorevole, la sua missione di servitore infaticabile non svanisca, ma siano da monito per tutti noi. Ciao Cavaliere».

Ad esprimere un altrettanto commosso ricordo è Franco Tigani, già consigliere provinciale dal 1995 al 2005. «Ci siamo conosciuti nel 1995 in consiglio provinciale – scrive non a caso Tigani -.Io, capogruppo di Alleanza nazionale, capeggiavo la minoranza. Lui, democristiano incallito, con la sua valanga di voti, ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio. Fu subito stima e rispetto, trasformatosi velocemente in affetto ed amicizia. Uomo semplice, determinato, buono di animo, sapeva circondarti di empatia ed era praticamente impossibile litigarci. Siamo stati assieme quasi dieci anni e abbiamo condotto, anche se su versanti politici contrapposti, una piccola battaglia che vincemmo: facemmo istituire dall’Asl di Vibo Valentia – grazie al mio interessamento, alla sua determinazione ed alla disponibilità dell’allora direttore generale Michelangelo Lupoi – un “armadio sanitario” in quel di Cassari. Qualcosa che giuridicamente non esisteva ma che ci inventammo tutti e tre assieme per venire incontro alle esigenze di quella contrada. E lui lo rivendicava con orgoglio: aver dotato quella comunità isolata e lontana da postazioni sanitarie di una scorta di medicinali di pronto intervento in caso di necessità. La comunità della Provincia ha perso un galantuomo. Io un amico».

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