martedì,Luglio 15 2025

Uccisa da un branco a Satriano, revocati i domiciliari al pastore accusato di omicidio

Era stato arrestato lo scorso primo aprile. Il Riesame ha disposto l’applicazione del divieto di dimora nel comune di residenza e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria

Uccisa da un branco a Satriano, revocati i domiciliari al pastore accusato di omicidio
Il luogo teatro della tragedia in cui ha perso la vita Simona Cavallaro (nel riquadro)

Ha lasciato gli arresti domiciliari ottenendo la modifica della misura cautelare Pietro Rossomanno, il pastore di Satriano accusato della morte di Simona Cavallaro, la giovane di Soverato uccisa lo scorso 26 agosto da un branco di cani di proprietà del titolare dell’azienda di allevamento di ovini e caprini. L’uomo era stato arrestato lo scorso primo aprile. [Continua in basso]

Il Tribunale del Riesame ha infatti accolto l’istanza avanzata dal legale difensore dell’indagato, Vincenzo Cicino, e disposto l’applicazione del divieto di dimora nel comune di residenza e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’odierna misura modifica in parte quella emessa nei giorni scorsi dal gip del Tribunale di Catanzaro che, riconoscendo il «concreto e attuale pericolo di reiterazione della condotta criminosa», aveva disposto gli arresti domiciliari.

Il tragico episodio è avvenuto la scorsa estate mentre la giovane si trovava in compagnia di un conoscente nella pineta Monte Fiorino a Satriano per eseguire un sopralluogo nell’area pic nic attrezzata con lo scopo di organizzare una uscita con gli amici per la domenica successiva. Durante il sopralluogo – secondo la ricostruzione dei fatti – era sopraggiunto un gregge di ovini accompagnato da alcuni cani, i quali si erano mostrati inizialmente docili e tranquilli ma che successivamente avrebbero assalito la ragazza senza lasciarle scampo. 

Pietro Rossomanno è accusato di omicidio colposo. Secondo il gip, «Rossomanno ha violato una regola cautelare, ossia il dovere di sorvegliare sul gregge e, soprattutto, sui cani da pastore che – per loro natura – avrebbero potuto manifestare ostilità nei confronti di sconosciuti. È indubbio che la condotta gravemente colposa dell’indagato va attribuito ad un atteggiamento di sciatteria e disinteresse che si assume ulteriormente dalle deboli argomentazioni addotte in ordine alla sua assenza (in sede di spontanee dichiarazioni ha asserito di non essere salito al seguito del gregge perché aveva mal di denti mentre dalle indagini è emerso che egli si sia intrattenuto al bar del paese consumando una bevanda)».

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