giovedì,Marzo 28 2024

Il nuovo ospedale di Vibo e la politica degli annunci, fra ritardi e malaffare

L’ultima “novità” è la convenzione in Prefettura per i lavori di idraulica su un fosso. Annunciato un sistema di cautele antimafia per evitare infiltrazioni nella costruzione delle opere, ma non mancano i paradossi. Dall’operazione Ricatto alle dichiarazioni di Mantella, dai sequestri agli incendi, ecco perché i cittadini non credono più agli slogan

Il nuovo ospedale di Vibo e la politica degli annunci, fra ritardi e malaffare
Il progetto del nuovo ospedale di Vibo Valentia
Il cantiere del costruendo ospedale

“Una sonora risata li seppellirà”. Verrebbe seriamente da ridere se di mezzo non ci fosse il diritto alla salute dei cittadini e la possibilità per un intero territorio di poter godere di cure e prestazioni sanitarie al pari di quelle garantite da altri ospedali della regione. La storia – anzi la telenovela – della costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia è infatti la plastica dimostrazione di una politica che parla attraverso slogan ed annunci senza neanche conoscere – nella stragrande maggioranza dei casi – di cosa si sta parlando. L’ultima “novità” è la stipula di una convenzione in Prefettura a Vibo Valentia (alla presenza del prefetto Roberta Lulli) fra la Regione Calabria (era presente il presidente Roberto Occhiuto) la Provincia di Vibo Valentia (presente il presidente Salvatore Solano) e Rfi-Rete Ferroviaria per consentire, congiuntamente, la realizzazione dei lavori di ripristino dell’officiosità idraulica sul fosso Calzone, al fine di mitigare le condizioni di rischio idraulico per l’abitato di Vibo Marina. 

A tal proposito non sono mancate le dichiarazioni entusiastiche del presidente della Provincia Salvatore Solano e del sottosegretario Dalila Nesci, mentre un comunicato stampa della stessa Prefettura ipotizza l’avvio dei lavori per il nuovo ospedale nei primi mesi del…2023. Lo stesso Roberto Occhiuto ha ammesso che bisognerà aspettare altri tre mesi di tempo per la progettazione esecutiva dell’opera.

In sostanza, la politica degli slogan nel 2022 si dichiara soddisfatta perché è riuscita a sedersi attorno ad un tavolo e chiudere un accordo su come contingentare le acque di un fosso al fine di non ripetere un’altra tragedia come quella dell’alluvione del 2006 di Vibo Marina e, soprattutto, quando un’inchiesta della Procura di Vibo e della Guardia di finanza ci dice che le opere sinora eseguite sul fosso Calzone – qualificate dalla Regione Calabria come strumentali alla realizzazione del nuovo ospedale –  non risultano conformi al progetto ma avrebbero addirittura aggravato il rischio idrogeologico. Naturalmente, nulla viene spiegato dalla politica sul perché si continua a pensare l’opera proprio in quel sito, quando sin dal 2004 dalle carte dell’operazione “Ricatto” emerge che si tratta di un’area ad alto rischio idrogeologico. [Continua in basso]

Occhiuto, Falvo, Lulli, Limardo e Solano

Per la Prefettura di Vibo Valentia – che si è espressa attraverso un comunicato stampa – la “stipula della convenzione rappresenta un importante passo in avanti per la realizzazione di un’opera propedeutica indispensabile per l’apertura del cantiere del nuovo ospedale di Vibo, per troppo tempo rimasta inattuata”. E sempre la Prefettura fa sapere poi che “nelle prossime settimane il tavolo tornerà a riunirsi per la verifica delle prime lavorazioni e per la predisposizione del sistema di cautele antimafia a tutela dell’impermeabilità dell’opera da potenziali forme di infiltrazioni criminali e per l’esame della situazione della sicurezza del futuro cantiere nel suo complesso”.

Il comunicato della Prefettura non dice di più sui tempi e parla di un rivedersi “nelle prossime settimane”.
Sappiamo però bene che il 12 giugno si terranno le elezioni amministrative dal cui risultato dipenderà pure la presenza o meno in Prefettura anche da parte di soggetti che attualmente si trovano sotto processo per reati aggravati dalle finalità mafiose. E – dopo la decisione della Prefettura di Vibo Valentia di non inviare nel Vibonese alcuna commissione di accesso agli atti negli enti locali del territorio (se si esclude Soriano Calabro) neanche dopo Rinascita Scott e neppure dopo inchieste su cadaveri bruciati in qualche cimitero da dipendenti comunali in precedenza pubblicamente premiati da qualche sindaco per “abnegazione al lavoro” – sarebbe davvero paradossale che a discutere attorno ad un tavolo di cautele antimafia ci sia pure qualche soggetto rinviato a giudizio per turbativa d’asta con l’aggravante delle finalità mafiose (oltre che per i reati di corruzione ed estorsione elettorale). Chiuso tale “capitolo” è bene a questo punto ripercorrere un po’ di storia, anche per capire i motivi per i quali i cittadini del Vibonese hanno smesso da tempo di credere alle “favole” e per meglio comprendere come determinate decisioni (anzi, mancate decisioni) finiscano per alimentare un clima di sfiducia sull’operato complessivo di chi rappresenta in questo territorio ed in Calabria – a più livelli – le istituzioni.

Gli attentati al cantiere del nuovo ospedale

E’ il giugno dello scorso anno quando tre mezzi della ditta “Costruzioni Procopio srl” di Catanzaro, impegnata proprio nella realizzazione delle opere complementari del nuovo ospedale (quelle per le quali ora si “festeggia” la nuova convenzione), vengono incendiati. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile di Vibo Valentia impegnata a mettere insieme i vari elementi a disposizione che vedono da un lato alcune denunce presentate in passato dai titolari dell’impresa per una serie di “messaggi” recapitati sul cantiere, dall’altro l’incendio di un escavatore e di due camion andati in fumo. [Continua in basso]

Un po’ di storia…

La posa della prima pietra dell’ospedale di Vibo

La realizzazione del nuovo ospedale è attesa da quasi un ventennio. Risale infatti al 2004 la posa della prima ed unica pietra della costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia. Un anno dopo, infatti, scattava l’operazione “Ricatto” della Procura di Vibo che, con l’allora pm Giuseppe Lombardo – oggi procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria – ed il luogotenente dell’Arma, Nazzareno Lopreiato, hanno scoperchiato un vasto giro di malaffare, corruzione e tangenti intorno alla costruzione della nuova opera pubblica. Il Consorzio pugliese che si era aggiudicato la gara d’appalto si è rivelato – come sancito anche da diverse sentenze dei giudici amministrativi – una “scatola vuota”, priva di uomini e mezzi per realizzare il nuovo nosocomio. Dalle ultime dichiarazioni rese in pubblica udienza nel maxiprocesso Rinascita Scott dal collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, si scopre inoltre che i vertici dell’allora Consorzio Tie di Bitonto (aggiudicatari dell’appalto) si sarebbero seduti al tavolo di un ristorante di Vibo insieme ad esponenti di spicco del clan Lo Bianco per spartire i subappalti.

Il procuratore Giuseppe Lombardo

L’inchiesta Ricatto, finita anni dopo fra assoluzioni e prescrizioni, ha portato alla luce anche gli interessi politici illeciti intorno alla costruzione del nuovo ospedale, pensato su un sito non idoneo ed a rischio idrogeologico. Lo stesso sito rimasto immutato sino ad oggi, con conseguente previsione di nuovi cospicui fondi per portarlo in una situazione di normalità e sicurezza. Le opere sequestrate nel dicembre 2020 dalla Guardia di finanza nell’ambito di una nuova inchiesta della Procura di Vibo Valentia, finanziate con il fondo del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione del rischio idrogeologico del fosso Calzone e qualificate dalla Regione Calabria come strumentali alla realizzazione del nuovo ospedale, non risulterebbero conformi al progetto ma avrebbero addirittura aggravato, come sarebbe certificato da una perizia richiesta dalla Procura, il rischio idrogeologico. [Continua in basso]

Le opere avrebbero ampliato la portata del canale aumentando l’affluenza delle acque nel dissestato bacino del fosso, già compromesso dai gravi eventi alluvionali del 3 luglio del 2006. A seguito di tali eventi era stato previsto uno studio idrografico, il cosiddetto “Piano Versace”, realizzato dalla Regione Calabria, volto a preservare la zona da eventuali nuove costruzioni, proprio in virtù della pericolosità idraulica dell’area. Il pericolo delle nuove consisterebbe, soprattutto, nel rischio di esondazione delle acque meteoriche dal fosso. Le indagini hanno consentito, altresì, di accertare l’affidamento diretto dei lavori, per un importo di oltre tre milioni di euro, alla medesima società Vibo Hospital Service s.p.a, di Rovigo, aggiudicataria dell’appalto principale di costruzione del nuovo ospedale, per un importo di circa 144 milioni di euro. 

I reati contestati 

Per il reato di disastro colposo sono quindi indagati: Domenico Pallaria, 61 anni, di Lamezia Terme, direttore generale del Dipartimento Infrastrutture della Regione Calabria, in qualità di rup; Pasquale Gidaro, 53 anni, di Catanzaro, responsabile della struttura tecnica per il supporto al rup; Alessando Andreacchi, 57 anni, di Lamezia Terme, in qualità di direttore dei lavori; Pier Renzo Olivato, 56 anni, di Rovigo, presidente del consiglio di amministrazione del consorzio di imprese Vibo Hospital s.p.a., concessionario dei lavori; Giacomo Procopio, 63 anni, di Catanzaro, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio srl”; Massimo Procopio, 59 anni, di Catanzaro, vicepresidente del consiglio di amministrazione della “Vibo hospital service s.p.a.” e direttore tecnico dell’ impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio s.r.l.”; Luigi Zinno, 66 anni, di Cosenza, soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Calabria.

Domenico Pallaria

Il reato di abuso d’ufficio viene invece contestato in concorso a Domenico Pallaria, Pasquale Gidaro e Alessandro Andreacchi. Tale ultima ipotesi di reato deriva dal fatto che, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone e di raccolta delle acque bianche, necessari alla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo, affidavano alle stesse imprese l’incarico della redazione del progetto definitivo e la realizzazione dei lavori in violazione del Codice degli appalti, provvedendo all’affidamento dei lavori senza alcuna procedura di gara in violazione di legge. Tale condotta avrebbe provocato un danno all’erario pari ad euro 3.139.058,3 (valore complessivo degli affidamenti).

Al solo Giuseppe Zinno, invece, il reato di abuso d’ufficio viene contestato in quanto nella sua qualità di soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari, avrebbe distratto i fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente per due milioni di euro destinati al ripristino dell’officiosità idraulica del fosso Calzone. In tale caso il reato copre un arco temporale che va dal 14 marzo 2018 al 25 settembre 2018.

Mantella sul nuovo ospedale

Andrea Mantella

Si sarebbero seduti allo stesso tavolo l’ex presidente del Consorzio Tie, Domenico Liso, di Bitonto ed il boss Paolino Lo Bianco di Vibo Valentia. Il Consorzio Tie aveva vinto nel 2003 la gara d’appalto per realizzare il nuovo ospedale di Vibo Valentia in un terreno – secondo il collaboratore Andrea Mantella – su cui avevano interessi pure i Cracolici di Maierato. Il Consorzio Tie si è poi rivelato una “scatola vuota” ed il Tar ha annullato l’appalto (con l’Asp di Vibo uscita vittoriosa in tutte le sedi grazie al supporto legale dell’avvocato Luigi Ciambrone del Foro di Catanzaro) per la costruzione del nuovo ospedale, con Domenico Liso finito nella “bufera” dell’operazione “Ricatto” scattata nel 2005.

“Domenico Liso è arrivato a Vibo con una grossa auto e si è incontrato all’interno di un ristorante, in cui aveva interessi anche Nicola Barbacon Paolino Lo Bianco per parlare dei lavori del nuovo ospedale. Alla riunione c’era anche Evalto, il consigliere comunale di Forza Italia imparentato con Lo Bianco. Liso ha chiesto a Paolino Lo Bianco che voleva avere tranquillità sul cantiere dei lavori del nuovo ospedale ed anche io – ha svelato Mantella – promisi che non avrei fatto alcun attentato. In cambio Liso avrebbe ceduto i subappalti all’impresa Evalto”.

A oltre 18 anni dalla posa della prima pietra siamo ancora alla realizzazione delle opere complementari del nuovo ospedale. Sempre sullo stesso sito del 2003 a rischio idrogeologico. E il film continua…

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