venerdì,Marzo 29 2024

Ionadi, agguato a Signoretta: individuati i quattro presunti componenti del commando

Dalle investigazioni è emerso come tale fatto di sangue si sarebbe consumato per agevolare e rafforzare le famiglie di ‘ndrangheta avverse alla cosca Mancuso di Limbadi

Ionadi, agguato a Signoretta: individuati i quattro presunti componenti del commando
A sinistra Domenic Signoretta, a destra Antonio Campisi e Rocco Molè
Domenic Signoretta

Il 19 maggio del 2019, a Nao di Ionadi, un commando aprì il fuoco con armi lunghe e corte contro l’abitazione di Domenic Signoretta, in quel momento affacciato sul balcone e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, tentando di ucciderlo. Le indagini dirette dalla Dda di Catanzaro, e svolte dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia, unitamente alla Squadra Mobile di Vibo Valentia, hanno consentito di individuare quattro soggetti sospettati di aver partecipato al gruppo di fuoco che tentò l’omicidio di Signoretta. Si tratta di Antonio Campisi, Rocco Molè, Simone Ficarra e Antonio Galatà, con quest’ultimo avente il compito di recuperare i primi tre dopo l’agguato. Dalle investigazioni è emerso come tale fatto di sangue – secondo l’impalcatura accusatoria – si sarebbe consumato al fine di agevolare e rafforzare le famiglie di ‘ndrangheta avverse alla cosca Mancuso di Limbadi, cui sarebbe stato invece contiguo Signoretta. In più, Antonio Campisi avrebbe cercato di vendicare la morte del padre (Domenico Campisi) attentando proprio alla vita di Domenic Signoretta che riteneva l’esecutore materiale dell’omicidio del proprio genitore per conto del clan Mancuso. [Continua in basso]

Antonio Campisi

All’esito degli accertamenti, nel corso del mese di novembre 2021, è stato emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di uno degli autori materiali del delitto (Antonio Campisi, 32 anni,di Nicotera) il quale però si è sottratto allo stesso rendendosi irreperibile fino al 17 dicembre 2021 quando è stato catturato dagli inquirenti presso un’abitazione situata ad Ardore. A seguito di ulteriori approfondimenti investigativi è stato scoperto essere stato aiutato al fine di sottrarsi alle ricerche dell’autorità giudiziaria da due soggetti, oggi destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari per aver favorito la latitanza del Campisi.
Grazie alle attività tecniche di indagine in corso per le ricerche del latitante, sono emersi ulteriori elementi che hanno insospettito gli investigatori con riguardo all’ausilio prestato da alcuni parenti per favorire la latitanza dello zio dello stesso, pure lui latitante poiché sottrattosi alle ricerche dell’autorità giudiziaria dal 2019 a seguito dell’operazione “Ossessione”. Pertanto, il 4 marzo scorso, a Roma, è stato catturato anche il secondo latitante ed a seguito degli accertamenti successivamente esperiti è emersa la responsabilità di altri due soggetti, in quanto sospettati di aver favorito la latitanza, aiutandolo ad eludere le investigazioni. Culmine di tale complessa attività investigativa è giunto con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, emessi dalla Dda a carico degli indagati, sia per la commissione materiale del tentato omicidio di Signoretta, aggravato dall’aver realizzato lo stesso al fine di agevolare e rafforzare cosche di ‘ndrangheta, e sia per i fiancheggiatori della latitanza di Antonio e Giuseppe Campisi (rispondono nel primo caso due coniugi di Ardore e nel secondo due soggetti di Nicotera Marima).
Antonio Campisioriginariamente inserito nel clan Mancuso – si è allontanato da tale consorteria dopo l’omicidio del padre, il broker della cocaina Domenico Campisi, ucciso a Nicotera nel 2011. Un omicidio allo stato impunito, nonostante da anni esistano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Arcangelo Furfaro di Gioia Tauro, che ha indicato proprio in Domenic Signoretta uno degli autori dell’omicidio di Domenico Campisi. Da qui il proposito di Antonio Campisi di vendicare la morte del padre attentando proprio alla vita di Domenic Signoretta, facendosi aiutare da Rocco Molè, figlio del boss ergastolano di Gioia Tauro Mommo Molè.
I destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – firmato dal pm Annamaria Frustaci – sono in tutto otto: Antonio Campisi, 31 anni, di Nicotera (figlio del defunto broker della cocaina Domenico Campisi il cui omicidio è ancora impunito); Simone Ficarra, 30 anni, di Gioia Tauro; Antonio Galatà, 27 anni, di Gioia Tauro; Rocco Molè, 27 anni di Gioia Tauro (figlio del boss ergastolano Mommo Molè); Mariantonia Longo, 80 anni, di Ardore; Vincenzo Tallariti, 90 anni, di Ardore; Francesco Agostino, 37 anni, di Nicotera Marina; Giuseppe Buccafusca, 54 anni, di Nicotera Marina.

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