venerdì,Marzo 29 2024

Arresti per narcotraffico, ecco come arrivava la cocaina al porto di Gioia Tauro

Un vero e proprio sistema in cui ognuno aveva un compito preciso e che permetteva di accogliere i container carichi di droga e di distribuirla ai committenti

Arresti per narcotraffico, ecco come arrivava la cocaina al porto di Gioia Tauro
Parte della droga sequestrata al porto

Un sistema collaudato in cui ognuno aveva un compito e qualcuno con cui coordinarsi. Nomi e singole mansioni che avrebbero svolto all’interno dell’organizzazione di trafficanti di droga, smantellata la scorsa notte dalla guardia di finanza, sono riportati all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip distrettuale su richiesta della procura antimafia di Reggio Calabria. Un documento imponente nel quale sono confluiti mesi di indagine, intercettazioni, pedinamenti e monitoraggio di mezzi e uomini.
Dalla minuziosa ricostruzione sarebbe emerso che, dopo l’indicazione ai referenti locali da parte dei fornitori sudamericani del nominativo della nave in arrivo e del contenitore con la sostanza stupefacente, l’importazione passava sotto la supervisione dei dipendenti portuali coinvolti, i quali si attivavano affinché il container “contaminato” venisse sbarcato al momento opportuno e posizionato in un luogo convenuto.

Avuta la disponibilità dello stesso, la squadra di portuali infedeli provvedeva a collocarlo in un’area “sicura”, appositamente individuata, per consentirne l’apertura e, quindi, lo spostamento del narcotico in un secondo container (abitualmente indicato dagli indagati come “uscita”) ritirato, nelle ore successive, da un vettore compiacente e trasportato nel luogo indicato dai responsabili dell’organizzazione.

È proprio la ricostruzione della complessa fase dello spostamento dei container all’interno del porto che avrebbe consentito di disvelare la modalità utilizzata dai portuali per il trasbordo dello stupefacente, da loro stessi denominata sistema del “ponte”. Nello specifico, individuata l’area di sbarco idonea allo scopo, il contenitore “contaminato” veniva posizionato di fronte al contenitore “uscita”, lasciando trai due la sola distanza necessaria all’apertura delle porte per lo spostamento della merce illecita.

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