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Lascia gli arresti domiciliari Antonino Carnovale, 47 anni, di Piscopio, domiciliato a Imola, coinvolto nell’operazione denominata “Radici” scattata nell’ottobre dello scorso anno. Il gip di Bologna, Domenico Truppa, ha infatti accolto un’istanza del difensore, l’avvocato Giuseppe Monteleone, revocando i domiciliari. Per Antonino Carnovale disposto il solo divieto di dimora in tre comuni (Imola, Faenza e Cervia). Ad Antonino Carnovale viene contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori. In particolare, Pietro Piperno, 61 anni, di Piscopio, residente a Dozza, unitamente ad Antonino Carnovale avrebbero fittiziamente attribuito a Eleonora Piperno la titolarità della società “Forno Imolese srl” con sede ad Imola. Il contratto di cessione sarebbe stato stilato al modesto prezzo corrispondente al valore nominale del capitale, non tenendo quindi conto del valore commerciale dell’azienda ed in un clima intimidatorio consistito nella rimozione violenta ed all’insaputa del precedente rappresentante legale. L’acquisto dell’azienda sarebbe stato “commercialmente ingiustificabile anche con riferimento alla complessiva situazione patrimoniale della famiglia Piperno che non avrebbe potuto giustificare l’investimento e l’effettiva gestione della società”.
In data 5 luglio 2019 venivano poi cedute le quote societarie della “Forno Imolese srl” – sempre al prezzo del solo valore formale del capitale versato, da Eleonora Piperno in favore di Giuseppe Vivona che ne “diveniva formalmente e fìttiziamente socio unico ed amministratore della società”, operando quale prestanome rispetto all’amministrazione di fatto di Antonino Carnovale e Francesco Patamia (quest’ultimo subentrato a Pietro Piperno)”. A far data dal 31 ottobre 2019, Saverio Serra subentrava a Francesco Patamia. “acquisendo il ruolo di amministratore occulto e di fatto, rimanendo inalterati invece i ruoli di Antonino Carnovale e Giuseppe Vivona. Tali “manovre” avrebbero permesso di agevolare il delitto di autoriciclaggio riconducibile a Saverio Serra, nonché per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, atteso che gli effettivi proprietari ed amministratori di fatto della Forno Imolese srl succedutisi nel tempo – Pietro Piperno, Antonino Carnovale, Francesco Patamia e Saverio Serra – erano “soggetti astrattamente aggredibili con Misure Preventive patrimoniali anche per i legami parentali con esponenti delle cosche Piromalli e Mancuso e per i rispettivi precedenti penali e di polizia, ovvero per le rispettive irrisorie capacità reddituali”.
Altra contestazione viene quindi mossa a Saverio Serra, Giuseppe Vivona, Antonino Carnovale e Francesco Patamia che avrebbero distratto una somma dal patrimonio della Forno Imolese srl per poi sottratte e distruggere i libri contabili della società dichiarata fallita dal Tribunale di Ravenna con sentenza del novembre dello scorso anno. Il tutto al fine di non rendere possibile al curatore fallimentare la ricostruzione del patrimonio societario ovvero del movimento degli affari.
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