Stefanaconi, continua la battaglia del comitato “No antenna”

Tiene ancora banco la “questione antenna” a Stefanaconi. Il Comitato spontaneo costituito da 1283 cittadini nato per fronteggiare il progetto portato avanti dalla Wind Spa ha deciso di denunciare il «grave reato edilizio consumato dall’azienda».

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Reato che consisterebbe nel collocare un’antenna di acciaio alta 26 metri, scavando per realizzare un plinto in cemento armato e una strada di accesso a metà della collina che sovrasta Stefanaconi che è stata posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica per le “condizioni critiche e allarmanti del sito tutto che potrebbero ulteriormente peggiorare giungendo a disastrose e irreparabili conseguenze per il sottostante abitato”.

Per il comitato si tratterebbe di un reato, scrive il presidente dello stesso Raffaele Arcella, «reso possibile dalla complicità del Genio civile e dall’immobilismo del sindaco di Stefanaconi il quale, nonostante il sequestro dell’area, avrebbe dovuto trasferire, per ormai acquisita competenza, l’iniziale richiesta della Wind alla Procura, ma che a tutt’oggi, nonostante le pressanti sollecitazioni dei cittadini, non ha inteso nemmeno denunciare l’abuso edilizio e predisporre il sequestro del cantiere. Tanto meno ha informato il prefetto e l’Autorità di Bacino della Regione Calabria, che aveva classificato l’area oggetto dell’intervento “ad altissimo rischio frane”, dei gravi rischi per l’abitato di Stefanaconi».

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Questi i motivi per cui Arcella ha formalmente denunciato Vincenzo De Filippis e Maurizio Provenzano, rispettivamente procuratore legale della Wind e direttore dei lavori, «per aver prodotto, sottoscritto e presentato al Genio civile di Vibo Valentia ed al Comune di Stefanaconi atti pubblici falsificati nonché per aver avviato abusivamente attraverso un escavatore, camion e betoniera pesanti lavori in un’area immediatamente sottostante la Tangenziale Est posta sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia».

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