sabato,Maggio 11 2024

‘Ndrangheta: dai lavori per l’ospedale alle ditte dei rifiuti, ecco le estorsioni chieste a Vibo

La Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 indagati. L'inchiesta, portata a termine dai carabinieri e dalla Guardia di finanza, fa emergere uno spaccato criminale inquietante fra chi ha resistito ai clan vibonesi sporgendo denuncia e chi avrebbe invece goduto del sostegno di altre cosche

‘Ndrangheta: dai lavori per l’ospedale alle ditte dei rifiuti, ecco le estorsioni chieste a Vibo
Il cantiere del nuovo ospedale e nei riquadri Michele Manco e Salvatore Morelli
Domenico Macrì

Tredici capi di imputazione contestati dalla Dda di Catanzaro a 13 indagati di cui cinque già raggiunti da ordinanza di custodia cautelare e gli altri a piede libero. L’inchiesta della Dda fa luce su molteplici episodi estorsivi avvenuti a Vibo Valentia ed il rinvio a giudizio è stato avanzato nei confronti dei seguenti indagati: Domenico Macrì, detto “Mommo”, 39 anni, di Vibo (detenuto anche per tale procedimento); Michele Manco, 35 anni, di Vibo Valentia (detenuto per tale procedimento); Michele Pugliese Carchedi, 38 anni, anche lui di Vibo (detenuto per tale procedimento); Bartolomeo Arena, 47 anni, di Vibo Valentia (collaboratore di giustizia); Domenico Camillò, 29 anni, di Vibo Valentia; Andrea Mantella, 51 anni, di Vibo Valentia (collaboratore di giustizia); Salvatore Mantella, 49 anni, di Vibo; Vincenzo Mantella, 37 anni, di Vibo; Francesco Antonio Pardea, 37 anni, di Vibo Valentia; Salvatore Morelli, 40 anni, di Vibo; Antonio Pirritano, 31 anni, di Vibo Valentia; Andrea Ruffa, 29 anni, di Vibo Valentia (detenuto per tale procedimento); Domenico Serra, 31 anni, di Vibo Valentia (detenuto per tale procedimento). Di seguito le singole contestazioni.

L’affare dei rifiuti a Vibo

Andrea Mantella

E’ Andrea Mantella, fra i collaboratori di giustizia, quello che meglio delinea gli affari dei clan nel settore dei rifiuti. Per il gip – anche grazie alle sue dichiarazioni – è stato ben possibile fare luce sulla “logica spartitoria tra cosche in cui lo stesso Mantella, i Fiarè ed i Mancuso partecipavano, dividendosi gli utili”. In particolare, Pantaleone Mancuso, Scarpuni, era rappresentato secondo Mantella da tale Campennì (non indagato), mentre il gruppo dei Fiarè di San Gregorio d’Ippona avrebbe operato attraverso Gregorio Giofrè (non indagato). Sul punto Andrea Mantella ha dichiarato: “Quanto ai rifiuti posso affermare che c’era un accordo tra noie Luni Mancuso detto “Scarpuni”: la società incaricata della raccolta era del dott. Pellegrino, un siciliano e noi mettevamo i mezzi, intestati formalmente a Giurgola e a Morelli Salvatore quando era pulito; i mezzi in realtà erano stati comprati da me personalmente e, tramite loro, lavoravamo sui rifiuti; il tramite era Campennì, da sempre inserito nel settore dei rifiuti e da sempre – ha spiegato Mantella – uomo dei Mancuso; io conoscevo bene questo Pellegrino, che ho visto tre volte e lui sapeva chi ero ioLuni Mancuso metteva i mezzi per il tramite di Campennì e il patto era il seguente:se riuscivamo a tenere fuori le forze dell’ordinetutto andava liscio, altrimenti Pellegrino sapeva che doveva denunciare in Prefettura le infiltrazioni mafiose; lui ci disse che se fosse andato tutto bene ci avrebbe remunerati facendoci lavorare, anche con sovrafatturazioni con cui pagava le tangenti e con assunzioni. A Natale è venuto da me Gramendola e, oltre al cesto natalizio con champagne, salmone, eccetera, mi dava la bustarella con 10.000 euro che mandava Pellegrino unitamente al cesto; il resto delle tangenti veniva pagato mensilmente sotto forma di noleggio e stessa cosa faceva Luni Sscarpuni per il tramite di Campennì”; Secondo Mantella, quindi, i clan mafiosi “oltre a ricevere le tangenti dalla gestione dei rifiuti,imponevano le assunzioni e i mezzi che dovevano operare; questo è il modo in cui a Vibo – ha dichiarato il collaboratore – vengono gestiti i rifiuti”. [CLICCA IN BASSO SUL TASTO “AVANTI” PER LEGGERE LE ALTRE ESTORSIONI]

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