giovedì,Marzo 28 2024

‘Ndrangheta, tre vibonesi arrestati tra Monza e Pavia per usura e droga (NOMI)

Un’organizzazione finalizzata all’usura ai danni di due imprenditori brianzoli è stata smantellata da carabinieri. Al vertice della stessa un 43enne di Mileto, già detenuto con una condanna per 416 bis, che gestiva gli “affari” dal carcere

‘Ndrangheta, tre vibonesi arrestati tra Monza e Pavia per usura e droga (NOMI)

Sono tutti e tre originari della provincia di Vibo Valentia i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite questa mattina dai carabinieri di Monza. A capo dell’organizzazione finalizzata all’usura ai danni di due imprenditori brianzoli c’era Fortunato Bartone, 43 anni, di Mileto, già detenuto nel carcere di Voghera con una condanna in primo grado per 416 bis (associazione mafiosa).

Sarebbe stato lui, durante gli incontri familiari – intercettati dagli investigatori – a fornire dal carcere le indicazioni su come riscuotere i crediti al cognato, Marcello Stagno, 27 anni, pure lui originario di Mileto e ritenuto una nuova leva del clan Galati, la ‘ndrina di San Giovanni di Mileto che avrebbe creato un locale di ‘ndrangheta pure a Seregno. Il terzo arrestato è invece Rocco Gatto, 50 anni, originario di Mileto, titolare di una pompa di benzina a Carate Brianza: gli vengono contestate l’usura semplice e lo spaccio di droga, perché durante le perquisizioni sono state trovate piccole dosi di cocaina (30 grammi al massimo) proprio all’interno della sua attività commerciale.

L’indagine è partita nell’ottobre 2015 grazie alle dichiarazioni di un collaboratore, già accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un filone sviluppatosi autonomamente dopo l’arresto di un altro esponente, Paolo De Luca, trovato con un arsenale in casa nel novembre 2016.

Gli imprenditori – uno nel settore dei metalli per costruzione, l’altro nel settore della distribuzione dei carburanti – nonostante fossero “strozzati” con prestiti del tasso del 10% mensile, non hanno mai denunciato e all’inizio hanno anche negato di aver preso in prestito le somme. Prestiti da 10mila euro che arrivavano in poco tempo a diventare anche 40mila.

Dalle perquisizioni eseguite a casa dei tre – Fortunato Bartone, Marcello Stagno e Rocco Gatto – tutti residenti nel comune di Mariano Comense, sono stati trovati anche 10mila euro in contanti: 4mila a casa di Bartone, dove era presente la moglie, e 6mila a casa di Gatto, custoditi, peraltro, all’interno di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 416bis di cui era destinatario il cognato di Gatto, Giuseppe detto “Peppino” Corigliano; a casa di Stagno sono invece stati trovati assegni in bianco. Il presunto capo dell’organizzazione Fortunato Bartone, la cui accusa in questo caso è stata formulata grazie alle intercettazioni ambientali mentre dava disposizioni per il recupero crediti, è stato raggiunto in carcere dall’ordinanza, perché già condannato a 6 anni in primo grado per associazione a delinquere di stampo mafioso dopo l’indagine “Quadrifoglio” del 2014, condotta dal Ros di Milano.

In un precedente episodio l’uomo era stato protagonista di atti intimidatori contro la direttrice del carcere di Monza, cui erano stati recapitati tre proiettili inesplosi calibro 9 x 21 in busta chiusa. Il cognato 27 enne Marcello Stagno è invece incensurato. Il terzo componente, Rocco Gatto, ha precedenti per droga ed avrebbe effettuato i prestiti indipendentemente da Bartone, ma in collegamento con il clan di riferimento, i Galati della ‘ndrina locale di Seregno.

L’ordinanza è stata notificata in carcere a Fortunato Bartone, mentre Stagno e Gatto sono stati arrestati e rinchiusi in carcere a Monza.

Fortunato Bartone è cugino di Fortunato Galati, 39 anni, pure lui imputato nel procedimento nato dall’inchiesta “Quadrifoglio”. Fortunato Galati è ritenuto appartenente ai Galati di San Giovanni di Mileto in quanto figlio del boss Salvatore Galati, 62 anni, che sta scontando l’ergastolo per duplice omicidio.

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