ESCLUSIVO | ‘Ndrangheta: “guerra” fra i Mancuso, i perché della fuga del boss in Argentina
Inchiesta “Robin hood”: Luigi Mancuso avrebbe costretto il nipote Pantaleone, alias “l’Ingegnere”, ad allontanarsi dal Vibonese dopo la sparatoria contro la zia Romana ed il cugino
Contiene retroscena del tutto inediti anche su un fatto di sangue che ha rischiato di aprire una vera e propria faida, tutta interna alla famiglia Mancuso, l’inchiesta “Robin hood” che ha portato ad inizio mese all’arresto, fra gli altri, del consigliere regionale di Forza Italia, Nazzareno Salerno, e del funzionario di Equitalia a Vibo, Vincenzo Spasari, residente a Nicotera e posto nei giorni scorsi dal Tribunale del Riesame ai “domiciliari”.
Si tratta del tentato omicidio commesso il 26 maggio 2008 ai danni di Romana Mancuso (poi deceduta per cause naturali il 27 aprile 2014 all’età di 69 anni) e del figlio Giovanni Rizzo, fatto di sangue per il quale sono finiti sotto processo il boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, 56 anni, residente a Nicotera in contrada Casa Bianca, ed il figlio Giuseppe Mancuso, di 28 anni. I due, al termine del giudizio celebrato con rito abbreviato, il 26 ottobre 2015 sono stati assolti dal gup distrettuale di Catanzaro, Giuseppe Perri, con la formula “per non aver commesso il fatto”. Tale verdetto è stato però appellato dalla Dda del capoluogo di regione ed il processo di secondo grado aspetta ancora di essere celebrato. Romana Mancuso e Giovanni Rizzo, il 26 maggio del 2008, in località “Gagliardo”, a cavallo fra Nicotera e Limbadi, sono stati gravemente feriti a colpi di pistola e kalashnikov sparati all’impazzata nell’ambito di un ipotizzato contrasto interno fra appartenenti alla “famiglia” Mancuso di Limbadi.
Spasari e le novità sulla presenza dell’ “Ingegnere” in Argentina. E’ venerdì 29 agosto 2014 quando la polizia di frontiera trae in arresto l’allora latitante Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, in località Puerto Iguazù (Brasile). Al momento della cattura Pantaleone Mancuso stava tentando di entrare in Argentina attraverso la frontiera con il Brasile a bordo di un bus turistico. In tasca aveva un documento falso e 100 mila euro in contanti. L’Ingegnere, rendendosi latitante volontario già dai primi mesi del 2014 quando non era inseguito da alcun mandato di cattura, era quindi riuscito a sottrarsi all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’aprile del 2014 dal gup distrettuale di Catanzaro per il tentato omicidio della zia Romana Mancuso (sorella del padre di Pantaleone Mancuso, ovvero Domenico Mancuso cl. ’27) e del cugino Giovanni Rizzo. La data dell’arresto dell’allora latitante Pantaleone Mancuso, poi estradato in Italia, era stata diffusa sui mezzi d’informazione italiani e stranieri venerdì 12 settembre 2014.Ed è proprio in tale data, esattamente alle ore 14.03, che gli investigatori del Ros di Catanzaro registrano una conversazione ambientale fra Vincenzo Spasari ed il titolare di un supermercato di Vibo Valentia. Una conversazione che per gli inquirenti dimostrerebbe “l’intraneità di Vincenzo Spasari nella cosca Mancuso e il ruolo apicale rivestito da Mancuso Luigi”. Infatti, discutendo con il suo interlocutore, Vincenzo Spasari lo informava “dell’arresto di Mancuso Pantaleone, alias “Ingegnere”, precisando che era stato preso il 29 agosto dentro un pullman di turisti che dall’Argentina stava attraversando il confine con il Brasile”.In tale contesto, Vincenzo Spasari – ad avviso degli inquirenti – avrebbe palesato di “essere a conoscenza di delicate dinamiche associative inerenti le decisioni adottate da Mancuso Luigi, in qualità di capo del “locale” di Limbadi, circa i pregressi precari equilibri tra le diverse articolazioni dell’omonima cosca”. Vincenzo Spasari avrebbe infatti affermato testualmente: “… e quello (ndr.: MANCUSO Luigi) gli ha dovuto dire: “di qua te ne devi andare! … se vuoi che la finiamo altre cose … qua non ti voglio vedere! te ne devi andare!” Quella era sua sorella, usciva pazzo lui per sua sorella … “ah si, dice, vi siete presi tra cugini?!” E lui poi: “era mia sorella … la chiudiamo, però qua…non devi stare!”. Per gli investigatori del Ros di Catanzaro ed i magistrati della Dda, tale conversazione è la conferma che “Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, è stato di fatto “allontanato” da Mancuso Luigi in segno di “punizione” per aver sparato, nel 2008, alla defunta sorella Mancuso Romana, cui Luigi era molto legato”. Ed ancora, sempre Vincenzo Spasari, dialogando con il titolare del supermercato vibonese, avrebbe indicato Pantaleone Mancuso come il soggetto abitante vicino il campo sportivo di Nicotera “che ha sparato allora a Romana…lo hanno preso in Argentina stamattina, però il governo argentino ora ha dato la notizia, lo hanno preso il 29 agosto ma la notizia dall’Argentina, dal Brasile l’hanno data questa mattina e domani saranno impestati i giornali”. Eloquente il commento del titolare del supermercato preoccupato per lo scoppio di un’eventuale faida fra la famiglia Mancuso: “Meno male che non sono successe cose inevitabili (omicidi) che fino a quando…mai il Signore, qualche cosa, si deve guardare con due occhi … quello è là sotto, ah Enzo? Uno è là sotto… ed uno qua…due occhi… e se non si sa mai Dio, il diavolo si divertiva…vedi tu come certe volte…vedi il bene nel male come scatta ah?! Enzo! Ti immagini cosa succedeva?!” Per i magistrati della Dda di Catanzaro, quindi, Vincenzo Spasari nel corso della conversazione captata dagli investigatori, avrebbe svelato uno dei possibili motivi per la “fuga” dall’Italia di Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, ovvero una sorta di “punizione” da parte del boss Luigi Mancuso – una volta uscito dal carcere nel luglio 2012 dopo aver scontato 19 anni di reclusione – per aver attentato alla vita della sorella Romana e del nipote Giovanni Rizzo.Vincenzo Spasari sulla strada privata di Luigi Mancuso. Al di là della veridicità del racconto di Spasari (in foto) sui motivi della latitanza di Pantaleone Mancuso in Argentina, significativo è in ogni caso per gli inquirenti il fatto che Vincenzo Spasari, “con l’attiva cooperazione del cugino Isola Claudio”, non solo avrebbe esercitato pressioni sul dirigente della regione Bruno Calvetta affinché Damiano Zinnato, cognato del boss Luigi Mancuso, venisse favorito per l’impiego in “Calabria Etica”, ma avrebbe anche incontrato di persona il boss di Limbadi. Gli investigatori annotano infatti che il 5 settembre 2013 alle ore 12.46 una Volkswagen Golf “condotta da Spasari Vincenzo accedeva nella strada privata che conduce all’abitazione di Mancuso Luigi”, mentre la stessa auto veniva vista uscire dalla stessa strada privata alle ore 13.12. Altro dato ritenuto “particolarmente significativo” è infine dato, ad avviso dei carabinieri del Ros, dal transito di Vincenzo Spasari “nei pressi dell’abitazione di Luigi Mancuso” il 17 maggio 2014, giorno successivo ad un incontro con l’allora assessore regionale Nazzareno Salerno. L’auto in uso a Vincenzo Spasari avrebbe in tale occasione sostato nel cortile di pertinenza dell’abitazione di Luigi Mancuso in via Corrado Alvaro a Limbadi. “Robin hood”: un nuovo indagato ed uno studio legale perquisito, inchiesta si allarga (VIDEO)
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