giovedì,Aprile 25 2024

“Rimpiazzo”: due finanzieri in forza a Vibo indagati nell’inchiesta antimafia

Avrebbero favorito Raffaele Moscato e rivelato notizie riservate su imminenti arresti al clan Tripodi

“Rimpiazzo”: due finanzieri in forza a Vibo indagati nell’inchiesta antimafia

Ci sono anche due finanzieri fra i 57 indagati raggiunti da avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. Si tratta di Giovanni Tinelli, 43 anni, di Trieste, appuntato della Guardia di finanza in servizio a Vibo e di Mariano Natoli, 51 anni, di Termini Imerese, anche lui finanziere in forza al Reparto operativo della Guardia di Finanza di Vibo Valentia con mansioni di addetto alla sala operativa del comando provinciale di Vibo Valentia.

Giovanni Tinelli è accusato di favoreggiamento personale aggravato dalle finalità mafiose per aver omesso di denunciare Raffaele Moscato (dal 2015 collaboratore di giustizia) per la cessione di cocaina, pur essendovi tenuto in quanto agente di polizia giudiziaria (appuntato della Guardia di finanza in servizio a Vibo) aiutando così Moscato, fra il 2009 ed il 2011 a sottrarsi alle ricerche.

Mariano Natoli è invece accusato di aver violato i propri doveri d’ufficio rivelando a Giovanni Aracri l’imminente esecuzione nei confronti di quest’ultimo dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione “Lybra” contro il clan Tripodi di Portosalvo. Oltre alla rivelazione di segreto d’ufficio (aggravato dalle finalità mafiose), a Mariano Natoli viene contestato anche il reato di favoreggiamento personale aggravato dalle finalità mafiose e altra rivelazione del segreto d’ufficio (con la medesima aggravante) per aver rivelato notizie riservate anche ad Orazio Mantino di Vibo Marina in relazione all’operazione “Lybra”.

I due finanzieri indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, di essere interrogati, e presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi legali.

In relazione all’articolo in questione, da Giovanni Aracri riceviamo e pubblichiamo: “Dal vostro articolo del 31 gennaio, ho imparato che il Signor Mariano Natoli mi avrebbe fatto delle confidenze riguardo un “imminente” arresto del 2013. Smentisco categoricamente. A me non ha fatto nessuna rivelazione , tanto è vero che il 23 maggio 2013 la notte in cui mi è stata tolta ingiustamente la libertà, la sera prima sono andato a letto a casa mia ignaro di quello che sarebbe successo da lì a poco. Se avessi avuto una simile soffiata, sicuramente mi sarei fatto trovare a casa ugualmente in quanto io non avevo commesso alcun reato ed ero pronto a dare qualunque spiegazione come ho fatto, ma consentitemi di dire che non sarei stato tranquillo nel mio letto a dormire , come mi hanno trovato invece chi è venuto ad effettuare l’arresto.

Aggiungo inoltre che se il sig, Mariano Natoli avesse commesso una simile follia, cosa del tutto non veritiera, almeno nei miei confronti, non avrebbe comunque agevolato nessun clan. Il sottoscritto l’unico battesimo che ha ricevuto è stato in chiesa appena sono nato, almeno raccontato dai miei genitori, Non so nemmeno se è vero. Alla fine del processo Lybra, la Corte d’appello di Catanzaro ha sostanzialmente scritto nella motivazione della sentenza (di cui conservo come una reliquia) la mia estraneità ai fatti che mi sono stati contestati quindi assoluzione piena. Non sono mafioso. L’ennesima fregatura è stata la prescrizione di cui non vado fiero, oltretutto, oltre la beffa il danno di non poter essere stato risarcito dal torto e il danno subito. Mi sono dato sempre da fare nell’ambito lavorativo onestamente con gran sacrifici. Sempre con gran sacrifici sono cresciuto professionalmente facendo vari corsi di specializzazione. Sono possessore di sei patenti professionali, una patente nautica, un libretto d’imbarco, corsi antincendio , primo soccorso, corso di gelateria al Gelato University Carpigiani e sono possessore di un passaporto. Ho girato il mondo. Ho messo sempre in atto le mie professionalità con passione di cui ne vado fiero e non ho mai avuto il tempo di dedicarmi ad altre cose che non si trattasse di lavoro di cui non sono interessato. Non mi dichiaro un beato, ma di questo ne dovrò dare conto solo al Signore nostro Dio, quando verrà la mia ora”.

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