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‘Ndrangheta: “sigilli” ai beni di Maurizio Tripodi, cugino dei Vallelunga

Il 58enne, originario di Mongiana, si era trasferito a Soverato Superiore. Sequestri anche a Satriano e Davoli. E’ stato condannato per associazione mafiosa e omicidio

‘Ndrangheta: “sigilli” ai beni di Maurizio Tripodi, cugino dei Vallelunga

Beni per un valore di circa 5 milioni di euro sono stati sequestrati e confiscati dal Gico di Catanzaro, a Maurizio Tripodi, 58 anni, originario di Mongiana, nel Vibonese, ma residente a Soverato Superiore. Maurizio Tripodi – cugino del defunto boss Damiano Vallelunga di Serra San Bruno – viene ritenuto un esponente di vertice del clan “Sia-Procopio-Tripodi”, operante nell’area ionica soveratese ma in stretto collegamento con i “Viperari” delle Serre, cioè i Vallelunga di Serra San Bruno.

Maurizio Tripodi, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di cinque anni, il 10 maggio 2012 era stato arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Showdown” e successivamente condannato in primo grado a 12 anni e 6 mesi di reclusione, perchè ritenuto colpevole, tra l’altro, di associazione mafiosa. La condanna è stata confermata in appello.

L’omicidio Todaro. Maurizio Tripodi è stato anche condannato in appello a 20 anni di reclusione per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Giuseppe Todaro, scomparso il 22 dicembre 2009 a Soverato. Il delitto è stato inquadrato nella nuova guerra di mafia, impropriamente denominata “Faida dei boschi”, e sarebbe stato commesso da Tripodi in collaborazione con il defunto boss di Soverato Vittorio Sia.

Secondo le indagini il movente della scomparsa di Todaro sarebbe da ricondurre al tentato omicidio avvenuto nella serata del 21 dicembre 2009 di Vittorio Sia. Quest’ultimo avrebbe organizzato l’immediata reazione contro Todaro, ritenuto, insieme a Pietro Chiefari (che sarà poi assassinato il 16 gennaio del 2010), l’autore dell’agguato. Vittorio Sia si sarebbe avvalso della collaborazione di Michele Lentini, Maurizio Tripodi, del defunto Agostino Procopio e di Davide Sestito, cognato di Giuseppe Todaro.

Le indagini patrimoniali. Le attività delle Fiamme gialle avrebbero evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nell’effettiva disponibilità di Tripodi, sebbene in larga parte formalmente intestati alla moglie e ai figli. Maurizio Tripodi ha alternato, nel corso degli anni, l’attività di lavoratore dipendente di una ditta edile e quella di imprenditore agricolo, presentando dichiarazioni dei redditi del tutto incoerenti con l’ingente patrimonio posseduto. Al tempo stesso la moglie è risultata solo formalmente titolare di una ditta operante nel commercio di carni e di quote di partecipazione in diverse società, di fatto comunque considerate riconducibili a Tripodi, effettivo gestore delle attività economiche. I beni sequestrati e confiscati sono quote societarie, due complessi aziendali, due automezzi, tre fabbricati, cinque terreni in provincia di Catanzaro, in particolare nei Comuni di Soverato, Satriano e Davoli.

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