venerdì,Aprile 19 2024

Processo Nemea, Bartolomeo Arena: «La moglie di Leone Soriano vera donna boss»

Il collaboratore si è soffermato a lungo anche sugli affari con la droga e la modifica delle armi. Da Giuseppe Soriano a Luca Ciconte, passando per Caterina Soriano, Francesco Parrotta e Rosetta Lopreiato

Processo Nemea, Bartolomeo Arena: «La moglie di Leone Soriano vera donna boss»
Leone Soriano

Ha affrontato anche le singole figure degli imputati, Bartolomeo Arena nella sua prima deposizione dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel corso del processo nato dall’operazione antimafia denominata Nemea contro il clan Soriano di Pizzinni di Filandari. Collegato in videoconferenza, rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, e poi degli avvocati degli imputati, dopo il racconto sullo scontro fra Leone Soriano e Giuseppe Accorinti (LEGGI QUI: Processo Nemea, il collaboratore Arena: «Leone Soriano viveva per uccidere Accorinti»), il collaboratore di giustizia ha spiegato che sul territorio di loro competenza – Filandari, Pizzinni, Arzona, Nao e Mesiano – i  Soriano si occupavano di estorsioni “perché nel territorio di loro competenza l’estorsione la dovevano pagare tutti – ha dichiarato Arena e poi erano molto attivi sia nel campo della cocaina, che nel campo dell’eroina. Il campo dell’eroina ormai a Vibo diciamo è trattata da pochissime persone: i Soriano e qualche altra famiglia”. [Continua]

Giuseppe Soriano

La droga. Bartolomeo Arena ha quindi ricordato che Domenico (Mommo) Macrì di Vibo Valentia aveva ricevuto un chilo di cocaina da Leone Soriano, da pagarla con tutto il tempo che avrebbe voluto, proprio in virtù di questo rapporto di amicizia che c’era. In altre circostanze siamo stati io, Francesco Antonio Pardea e Rosario Pardea ad avere rapporti di stupefacenti con Giuseppe Soriano. In una circostanza gli abbiamo portato, siccome avevamo acquistato mezzo chilo di cocaina, gli abbiamo portato duecento grammi di cocaina, perché noi sapevamo che Giuseppe Soriano era bravo a lavorare la cocaina, in modo da venderla nel più breve tempo possibile e, siccome in quel periodo il Soriano era pure un po’ sprovvisto, se la prese e noi saremmo dovuti tornare dopo dieci giorni per riprendere i soldi”.

F. Antonio Pardea

Il collaboratore ha poi riferito sull’affiliazione alla ‘ndrangheta. “Giuseppe Soriano è stato battezzato in carcere ed al suo battezzo vi ha partecipato Francesco Antonio Pardea nel carcere di Siano. Francesco Antonio Pardea, però, in copiata come capo società gli ha messo Luigi Mancuso. Fino al periodo della mia collaborazione, Giuseppe Soriano aveva la dote dello sgarro, perché mi fu presentato come sgarrista. Me lo presentò Francesco Antonio Pardea nella stessa casa di Giuseppe Soriano. Giuseppe Soriano era legatissimo anche ad Antonio Macrì (cl. ’90), quello della sala giochi in piazza Municipio, Planet Win. C’erano anche rapporti fra Mommo Macrì e Giuseppe Soriano.

Domenico Macrì

La bomba chiesta da Giuseppe Soriano. “Giuseppe Soriano – haricordato Arena –  si era rivolto a Mommo Macrì chiedendogli di fornirgli una bomba che gli serviva urgentemente. Macrì gli disse che la bomba l’aveva suo cugino Francesco Antonio Pardea il qualenon la prese subito bene, perché voleva che non si sapesse questa storia. Giuseppe Soriano ci contattò per il tramite di Antonio Macrì, quello della sala giochi. Noi abbiamo subito pensato che questa bomba potesse servire per Giuseppe Accorinti, perché magari avevano individuato l’abitazione dove lui dimorava, perché, a quanto so, all’epoca non riuscivano a trovarlo. La trattativa non è andata a buon fine perché sono stati arrestati dopo pochissimo nell’operazione Nemea”.

Caterina Soriano, Luca Ciconte e Rosetta Lopreiato. Bartolomeo Arena si è soffermato anche su Caterina Soriano e il marito Luca Ciconte, oltre che sulla moglie di Leone Soriano. altri imputati del processo. “Caterina Soriano è la sorella di Giuseppe Soriano, è la moglie di Luca Ciconte. Per quanto riguarda Luca Ciconte so che era a tutti gli effetti operativo con loro nel campo degli stupefacenti.

Rosetta Lopreiato la conosco invece di vista e so che è la moglie di Leone Soriano. Quello che si è sempre detto in merito a Rosetta Lopreiato è che forse era l’unica donna nella provincia di Vibo che era proprio a tutti gli effetti inserita nella consorteria di propria pertinenza. Me lo disse Francesco Antonio Pardea che era lei che, quando non c’era Leone Soriano, se la vedeva di tutto, che era partecipe del marito al cento per cento. Preciso che indubbiamente ci sono tantissime altre donne che si prodigano per i mariti, per altre consorterie, però la Lopreiato era ua tipa particolare, perché la possiamo definire un vero e proprio boss donna”.

Alex Prestanicola

I Prestanicola fra i Soriano e Razionale. “Alex Prestanicola è il genero di Leone Soriano, perché è sposato con la figlia. Alex Prestanicola ha un fratello che si chiama Andrea e – ricorda Bartolomeo Arena – è sposato con la figlia del boss Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona. In una occasione siamo stati noi a reperire presso Raso Filippo di Drosi mezzo chilo di cocaina, che, poi, abbiamo consegnato a Prestanicola Alex.

I rapporti tra Leone Soriano e Razionale Saverio non sono buoni nonostante laparentela acquisita tramite le figlie, tramite i fratelli Prestanicola. Prestanicola Alex è intraneo al gruppo dei Soriano e traffica tantissima cocaina. Razionale accusava il fratello di Leone Soriano, Roberto Soriano, di essere stato uno di quelli che aveva attentato alla sua vita e, poi, Leone Soriano accusava lo stesso Saverio Razionale per l’omicidio del defunto Roberto Soriano.

Francesco Parrotta era coinvolto da Soriano Leone nella ricerca di Peppone Accorinti. Doveva trovare il nascondiglio dell’Accorinti per poter attentare alla sua vita.

Ciconte e le armi modificate. Prima di chiudere, Bartolomeo Arena è ritornato sulla figura di Luca Ciconte. “Lo conosco da un po’ di anni, lui è originario di Fago Savini, zona di Sorianello, ed è pure imparentato con il boss Bruno Emanuele. La prima volta che conobbi Luca Ciconte è nello stesso periodo in cui io avevo un traffico di armi, nel senso che portavo a Fago Savini delle armi a salve e me le modificavano fino a farle diventare da calibro 8 millimetri a calibro 6,35 e Luca Ciconte, assieme a un altro soggetto, erano coloro che applicavano la modifica a queste armi. Luca Ciconte prese parte alla modifica di 15 mie armi. Alcune armi non sono venute tanto bene, per dire la verità, perché qualcuna scoppiava, qualcuna aveva problemi e si inceppava e, quindi, poi, abbiamo lasciato perdere. Alle pistole veniva cambiata la canna e passata al tornio. Pagavo cento euro a pistola e le rivendevo a Vibo a 500 euro ciascuna, qualche volta 400 euro. Luca Ciconte mi è stato presentato da Natale e Luca Suppa. Poi, in un’altra occasione ho incontrato di nuovo Luca Ciconte a Vibo e mi disse che aveva disponibilità di cocaina e qualora ne avessi avuto la necessità potevo andare da lui a prenderla”.

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