venerdì,Marzo 29 2024

‘Ndrangheta: “Costa Pulita”, depositata la sentenza con le condanne per i politici

Ecco le motivazioni che hanno portato alla colpevolezza degli ex amministratori di Briatico Andrea Niglia (già presidente della Provincia di Vibo), Francesco Prestia e Sergio Bagnato. Gli accordi con i clan e la corruzione elettorale

‘Ndrangheta: “Costa Pulita”, depositata la sentenza con le condanne per i politici

Sono state depositate, dopo quasi due anni di attesa, le motivazioni della sentenza con la quale il 31 luglio 2018 il gup distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, ha condannato in abbreviato 30 imputati del processo nato dall’operazione antimafia “Costa Pulita”. Una sentenza storica – composta da ben 1.245 pagine – con la quale il giudice spiega il percorso logico-giuridico seguito per riconoscere per la prima volta in via giudiziaria l’esistenza dei clan Accorinti-Bonavita-Melluso di Briatico e Il Grande di Parghelia. [Continua]

Antonio Accorinti

Le pene maggiori sono andate ad esponenti ritenuti di primo piano nell’organigramma delle cosche: 14 anni e 8 mesi per Antonino Accorinti, ritenuto il boss indiscusso di Briatico; 12 anni per Antonio Accorinti, figlio di Antonino Accorinti; 10 anni e 8 mesi per Cosmo Michele Mancuso (cl. ’49), boss di Limbadi dell’omonimo clan; 10 anni per Carmine Il Grande, indicato quale capo dell’omonimo clan di Parghelia; 10 anni Leonardo Melluso (cl. ’65), pure lui di Briatico, indicato quale capo dell’omonimo clan.

Comune di Briatico
Il Comune di Briatico

Le ingerenze nella politica di Briatico. Il capitolo più significativo della sentenza interessa, tuttavia, le ingerenze del clan Accorinti nella vita politico-amministrativa di Briatico, tanto che tre sono stati i politici condannati: 2 anni per l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, nonché ex sindaco di Briatico, Andrea Niglia, riconosciuto responsabile del reato di corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose; 2 anni per l’ex sindaco di Briatico Francesco Prestia, anche lui accusato di corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose; ben 4 anni di reclusione per l’ex consigliere comunale di Briatico, Sergio Bagnato, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.  Andrea Niglia, Francesco Prestia, Sergio Bagnato sono stati condannati pure alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Andrea Niglia

Le ragioni della condanna di Niglia. Per il giudice, “L’episodio di corruzione elettorale ad opera di Niglia Andrea, candidato a sindaco di Briatico nelle elezioni del 28-29 marzo 2010, viene alla luce da un’intercettazione ambientale del 3 marzo 2012 in cui, all’indomani dello scioglimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Prestia per infiltrazioni mafiose, Salvatore Prostamo – condannato ad 8 anni e già consigliere comunale – ripercorre con Barillari Luigi, nipote di Pino Bonavita e cugino acquisito del candidato Niglia il quadro politico briaticese degli ultimi anni”. In particolare, Salvatore Prostamo riferisce che il motivo principale della sconfitta elettorale nel 2010 di Andrea Niglia era stata la decisione di Nino Accorinti di fare una lista in appoggio al candidato Prestia”, nonostante Andrea Niglia “avesse cercato – scrive il giudice in sentenza – di convincere Franco Accorinti, fratello di Nino Accorinti, promettendogli l’assunzione del figlio all’Italcementi e, in caso di vittoria, di nominare Domenico Marzano vicesindaco e di dargli anche un assessore in giunta”. Tuttavia, Andrea Niglia, nonostante il sostegno di Franco Accorinti (fratello di Antonino e già vicesindaco nell’amministrazione guidata dal sindaco Costantino Massara, sciolta per infiltrazioni mafiose) è stato sconfitto per soli 14 voti.

Salvatore Prostamo

Scrive il giudice in sentenza: “I termini dello scambio elettorale sono chiari: l’assunzione del figlio di Franco Accorinti presso l’Italcementi e l’ingresso nella squadra di governo di Mimmo Marzano e dello stesso Salvatore Prostamo a fronte della rinuncia del capo-cosca a promuovere una propria lista ovvero, in extremis, del suo ritiro nell’imminenza della competizione”. Ad avviso del gup, il giudizio di attendibilità e genuinità esprimibile sul vasto compendio intercettivo all’interno dell’autovettura di Salvatore Prostamo consentirebbe di ritenere già soddisfatto il quantum probatorio per una pronuncia di responsabilitànei confronti di Andrea Niglia. Tuttavia il gip va oltre e dà conto “di numerosi altri elementi utili a delineare il contesto d’accusa“.

La Prefettura di Vibo

La continuità fra le due amministrazioni. Il giudice ricorda così che la Commissione prefettizia di indagine che ha portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione guidata da Francesco Prestia esprime un giudizio di sostanziale continuità fra l’amministrazione Prestia, direttamente colpita dalla proposta di scioglimento, e l’amministrazione Niglia, che aveva governato l’Ente nel periodo 2005-2010. La Commissione di indagine rassegna – rimarca il giudice – un quadro decisamente negativo sull’amministrazione dell’Ente sotto la guida del sindaco Niglia” e in particolare fra le diverse censure sollevate spiccano il disordine finanziario – a fronte di competenza specifiche dello stesso Niglia, laureato in economia e commercio – , l’anomalo utilizzo dello strumento dei buoni spesa, la carenza motivazionale del rinnovo della concessione con Italcementi e, soprattutto, l’approvazione di due piani di lottizzazione in difetto di V.A.S. tra cui la lottizzazione Brace ovvero il rilascio di dieci permessi a costruire della lottizzazione Brace-Anticaglia, in zona inurbanizzata, in favore del medesimo lottizzante, Marzano Giovanbattista, padre di Domenico”.

Lo stabilimento dell'Italcementi a Vibo Marina

La vicenda Italcementi. “Tra gli atti amministrativi finiti sotto la lente della Commissione di indagine – riporta la sentenza – vi è stato il rinnovo da parte dell’amministrazione Niglia della convenzione con l’Italcementi (che nel territorio di Briatico possiede una cava per il cemento, ndr) per effetto della quale il precedente obbligo della società di realizzare un ponte di 88 metri a tre campate con relativa strada di circa 800 metri era stato sostituito con l’assegnazione al Comune di un contributo di 285mila euro da destinare alla sistemazione di alcune strade. I commissari hanno censurato la mancanza di un’adeguata istruttoria circa la congruità del contributo offerto rispetto al costo dell’opera inizialmente promessa”. La vicenda è stata anche al centro di alcune intercettazioni a carico di Salvatore Prostamo e dell’ex consigliere comunale Sergio Bagnato.

La promessa di Niglia a Franco Accorinti. Il giudice, alla luce, di ciò, trae le sue conclusioni e sottolinea che risulta difficilmente contestabile  il fatto che l’imputato avesse instaurato rapporti personali e diretti con la dirigenza della società bergamasca e, quindi, apparisse credibile ai suoi interlocutori l’offerta di far assumere il figlio di Franco Accorinti all’Italcementi: ai fini della punibilità della promessa – ricorda il giudice – non rileva, infatti, che Niglia possa aver mentito o millantato, quanto l’idoneità della proposta a condizionare la libertà di voto del destinatario di essa”.

Pino Bonavita

Ulteriori risconti sulle dinamiche politiche. Il giudice ritiene poi fondamentale l’intercettazione del 3 marzo 2012 quando Salvatore Prostamo riferisce che l’esito delle elezioni del 2010 a Briatico fosse stato determinato dall’ostinazione di Nino Accorinti di organizzare una propria lista in contrapposizione a quelle di Niglia, in favore del quale si erano spesi sia Pino Bonavita, socio storico del boss, sia – evidenzia la sentenza – il fratello Franco Accorinti”. In altra intercettazione, inoltre, Salvatore Prostano commenta con Giuseppe Granato (costruttore e imprenditore di Briatico condannato a 8 anni) il fatto che “Andrea Niglia, appoggiato da Pino Bonavita, sia stato tradito – riassume il giudice – da Nino Accorinti e dai suoi fedelissimi, un tempo suoi sostenitori ed entrambi ammettano di essersi prodigati per fare vincere le liste di volta in volta indicate dal clan, nonché di avere fornito in passato il loro sostegno a Niglia”. Secondo il giudice, Pietro Carè, la conversazione conferma la vicinanza di Pino Bonavita al nipote acquisito Niglia e laicità della cosca, che in passato lo aveva sostenuto, salvo determinarsi diversamente in occasione delle elezioni del 2010”.

Andrea Niglia e Costantino Massara

Le elezioni a Briatico del 2014. Dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose, l’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Prestiaè stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Al voto si è quindi ripresentata una sola lista, quella guidata da Andrea Niglia che ha vinto le elezioni ma la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose l’11 maggio 2018 e il Comune è tuttora retto da una terna commissariale. Il giudice, in sentenza, per confermare il clima “opaco” in cui si sono sempre tenute le elezioni amministrative degli ultimi anni a Briatico con rapporti fra clan ed amministratori, spiega così quel che è accaduto alle comunali del 24-25 maggio 2014 che rappresentano un indiretto riscontro alle confidenza di Salvatore Prostamo circa le trattative antecedenti la tornata elettorale del 2010. Poco prima dello scadere del termine della presentazione delle liste elettorali viene improvvisamente ritirata la lista avversaria guidata dal candidato Lidio Vallone – medico di professione, già sindaco del paese, indicato nelle intercettazioni come un politico in grado di disporre di un buon bacino di voti – e presentata una lista unica guidata appunto da Niglia e denominata Il coraggio di ricominciare. Dunque – scrive il giudice in sentenza – anche in questo caso, come già narrato da Prostamo per il 2010, Niglia si sarebbe adoperato per convincere la lista antagonista a ritirarsi, questa volta con esito positivo, inserendo all’interno della lista in suo appoggio alcuni candidati avversari e, tra questi, taluni che avevano già fatto parte di amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose: Massara Costantino, già sindaco dell’amministrazione sciolta nel 2002 e di il cui vice sindaco era Franco Accorinti, fratello di Nino Accorinti, che viene nominato assessore nella nuova giunta Niglia, e Staropoli Carlo (“U Gaioto” nei colloqui intercettati), già presidente del Consiglio comunale dell’amministrazione Prestia sciolta per infiltrazioni mafiose, anche lui nominato assessore della nuova amministrazione”.

Niglia, la massoneria e il pentito Virgilio. Per il giudice sono importanti anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cosimo Virgilio, il massone di Rosarno pentito e ritenuto vicino al clan Molè di Gioia Tauro che ha riferito dell’appartenenza di Niglia alla massoneria ed in particolare di come, in occasione delle competizioni elettorali, i candidati massoni possano contare sull’appoggio dei c.d. “Sacrati sulla Spada”, persone di un certo spessore criminale in grado di catalizzare il voto in favore del “fratello” e questo era stato il caso di un ragazzo, assistente all’Università di Messina, divenuto sindaco di Briatico”. Per il giudice questo sono “elementi di sicura identificazione dell’odierno imputato Niglia nel soggetto cui si riferisce il collaboratore e non mancano intercettazioni di questo tenore neppure nell’indagine”. Il gup riporta infatti un’intercettazione in cui Salvatore Prostamo “confida all’assessore Marzano la propria appartenenza massonica, sebbene in sonno e riferisce poi a Granato che Niglia “non è più nella massoneria in quanto ripudiato per gravi motivi dopo essere entrato in conflitto con Bellantoni”.

Per il gup, infine, “non possono nutrirsi dubbi sull’aggravante dell’agevolazione mafiosa nel reato contestato Niglia poiché è innegabile – rimarca il giudice – che la trattativa con Franco Accorinti fosse diretta non all’acquisizione del suo bacino di consensi ma a quello del fratello Nino Accorinti, capo dell’omonima cosca”.

Francesco Prestia

La corruzione elettorale del sindaco Prestia. In questo caso per il giudice è provato che l’allora sindaco Francesco Prestia nelle elezioni del 2010“offriva o prometteva ad Antonino Accorinti condotte procedimentali amministrative e materiali a favore della cosca Accorinti, quale corrispettivo per l’impegno elettorale assunto dal sodalizio criminale e nominava alla carica di assessori o collaboratori soggetti partecipi alla cosca, quali Marzano Domenico e Prostamo Salvatore, o soggetti indicati dalla stessa cosca quali Sergio Bagnato e Gennaro Melluso”. L’accusa di corruzione elettorale nei confronti di Francesco Prestia, vincitore delle elezioni del 2010, è per il giudice la consguenza diretta del fallimento della trattativa pre-elettorale fra il candidato Niglia, sindaco uscente, e gli esponenti della cosca Accorinti il cui capo Nino Accorinti, decide di presentare una propria lista, cioè una lista di persone colluse o contigue al clan, tra cui Domenico Marzano, Sergio Bagnato e Gennaro Melluso. Anche in questo caso – si spiega nella sentenza – gli elementi di prova sono essenzialmente due, entrambi di natura logica: l’intercettazione ambientale del 3 marzo 2012 in cui Salvatore Prostamo riferisce del rifiuto del boss a stringere un accordo con l’ex sindaco Nigliae di appoggiare un altro candidato, che sarà, appunto, Prestia”. Il secondo elemento di prova è l’attribuzione, da parte dell’imputato Prestia, una volta eletto sindaco, di un posto di assessore a Marzano e un contratto di lavoro come membro del suo staff per il geometra Prostamo, ovvero esattamente il prezzo richiesto da Franco Accorinti nella trattativa con Niglia e che, evidentemente, Prestia ha accettato di pagare in cambio dell’aiuto elettorale della cosca”.

Antonino "Nino" Accorinti
Antonino Accorinti

Il boss Accorinti assessore. Il giudice ricorda, fra l’altro, che Francesco Prestia è stato consigliere comunale a Briatico nel 1992 quando assessore era assessore direttamente Antonino Accorinti, mentre nel 2002 (con Costantino Massara sindaco, amministrazione sciolta per mafia) Francesco Prestia è stato assessore al Bilancio mentre in giunta quale vicesindaco c’era Franco Accorinti (fratello di Antonino Accorinti). Nonostante ciò, Francesco Prestia “ha riferito di conoscere il capocosca – sottoline il giudice – solo in quanto compaesano”.

Prestia e le giustificazioni non credute dal giudice. Il giudice in sentenza ricorda poi che richiesta a Francesco Prestia di “spiegare le ragioni politiche che lo avevano portato ad inserire a candidare o inserire nella propria squadra di governo Marzano, Prostamo, Bagnato e Melluso, l’imputato ha risposto inverosimilmente che Marzano era un avvocato incensurato di una nobile famiglia briaticese, mentre Melluso l’ha scelto in quanto paziente, Prostamo perché era un paziente, Bagnato Sergio perché era un altro paziente”. Per il giudice si tratta di “motivazioni del tutto inconsistenti soprattutto per quei ruoli, come l’ufficio Staff, di stretta natura fiduciaria. Appare dunque evidente – sottolinea il gip – la conclusione di un accordo elettorale illecito fra Nino Accorinti ed il candidato Prestia, nonché chiara la consapevolezza dell’imputato di concorrere, accettandone i voti e nominandone gli uomini, all’ulteriore rafforzamento della cosca”.

L’ex consigliere Sergio Bagnato

Il consigliere Sergio Bagnato. La Dda di Catanzaro aveva chiesto per lui la condanna a 2 anni di reclusione. Il gip l’ha condannato a 4 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (la condanna è scontata di un terzo per via della scelta del rito abbreviato). Per il giudice, Sergio Bagnato (all’epoca consigliere comunale di maggioranza con Prestia sindaco) versa in una posizione di vera e propria collusione con la cosca, in assidui rapporti con vari esponenti della cosca Accorinti ed in particolare con Antonio Accorinti, figlio di Nino, e con Salvatore Prostamo”. Sergio Bagnato avrebbe reso spesso partecipi tali soggetti a questioni interne all’amministrazione comunale o, comunque, di interesse per l’organizzazione, così da fornire un concreto e non occasionale contributo al suo rafforzamento”. Per il giudice è inoltre provato che Sergio Bagnato si è attivato nei confronti di Nino Accorinti per uno stanziamento della Regione Calabria per i Comuni della fascia costiera, ammontante a 700 mila euro circa, per la posa di frangiflutti contro le mareggiate. Di parte del finanziamento, circa 200 mila euro, sarebbe stata concordata fra Sergio Bagnato e Nino Accorinti la destinazione per il miglioramento del molo, così da creare un porticciolo che sarebbe stato utile alla cosca Accorinti per l’attracco della motonave denominata Etica della società Briatico-Eolie, società strumento della cosca per realizzare profitti illeciti. Sergio Bagnato si sarebbe poi attivato per l’assegnazione del campo sportivo comunale alla squadra di calcio “A.S. D. Briaticese” riconducibile alla famiglia Accorinti e in data “16 marzo 2016 è divenuto socio della Briatico Navigazione scarl subentrando insieme ad Accorinti Martina, nella compagine sociale al posto di Borello Alessandra e Umyarova Evgeniyae, già prestanome del boss Nino Accorinti. Per il giudice si tratta “di un segno di disponibilità analogo a quello compiuto dal collega consigliere Gennaro Melluso”.

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Da ricordare che gli ex assessori di Briatico, Domenico Marzano e Gennaro Melluso, sono attualmente imputati con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Andrea Niglia (la cui amministrazione è stata da ultimo sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2018, decadendo anche da presidente della provincia di Vibo), Francesco Prestia e Sergio Bagnato, unitamente ad altri imputati, sono stati condannati anche a risarcire gli enti pubblici costituiti parti civili nel processo: Regione Calabria (83mila euro), Provincia di Vibo (80mila euro), Comune di Briatico (103mila euro), l’associazione Antiracket e Antiusura della Provincia di Vibo Valentia (20mila euro). Parti civili anche i Comuni di Vibo e Parghelia i cui danni dovranno essere liquidati in separata sede.

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