Un appello disperato rivolto al prefetto di Vibo Valentia Francesco Zito. Una commerciante piegata dalle ultime diposizioni in materia di chiusure delle attività commerciali che annuncia una protesta clamorosa: lo sciopero della fame all’interno del proprio negozio d’abbigliamento di via Popilia a Vibo Valentia. La signora Angela Bonaventura lo mette nero su bianco: «a partire da oggi, lunedì 9 novembre 2020, inizierò con la piena consapevolezza delle conseguenze che ne possono derivare per la mia salute, lo sciopero della fame e sosterò giorno e notte all’interno della mia attività commerciale. Tale iniziativa è motivata dalla non condivisione del Dpcm del 3 novembre che ha determinato la chiusura del mio esercizio commerciale in modo repentino, senza congruo preavviso, e con scarsità d’informazione. Ciò ha determinato – conclude – conseguenze lesive dell’equilibrio economico della mia attività, determinandone il pericolo di chiusura definitiva e mettendo la sottoscritta nell’impossibilità di onorare gli impegni economici già assunti».
All’indirizzo della commerciante è arrivata la solidarietà del sindaco Maria Limardo: «Ho appena letto l’appello disperato della nostra concittadina Angela Bonaventura – ha affermato – che con il gesto estremo dello sciopero della fame sta manifestando tutta la sua sofferenza, domani (oggi, ndr) andrò personalmente a portarle la mia solidarietà. La salute dei cittadini viene al primo posto di tutte le scale di priorità, ciò posto e fermo, il pensiero va anche ai titolari di quelle attività che stavano riprendendosi dopo il primo Lockdown e che oggi invece e nonostante tutto, si sono dovuti fermare. I vibonesi avvertono forte il senso e la dignità del lavoro, i nostri imprenditori si sono impegnati e hanno fatto investimenti seri e consistenti per adempiere a tutte le norme del Dpcm facendo pienamente il proprio dovere, speranzosi di poter continuare a mantenere le proprie saracinesche aperte. Oggi quelle stesse attività forzatamente chiuse non vogliono la miseria di un indennizzo ma hanno diritto al risarcimento di tutti i danni subiti».