Sacerdote a processo per tentata estorsione, l’avvocato: «Don Maccarone ha respinto le accuse»

In riferimento all’articolo “Tentata estorsione mafiosa nel Vibonese, due sacerdoti giudizio”, dall’avvocato Fortunata Iannello riceviamo la seguente precisazione:

«Nell’interesse di don Graziano Maccarone – segretario particolare del Vescovo di Mileto – con riferimento all’articolo pubblicato dal “Il Vibonese”, in ordine al rinvio a giudizio disposto dal GUP di Catanzaro, per tentata estorsione mafiosa. Don Graziano Maccarone, nel corso dell’udienza, ha respinto con forza le accuse di estorsione ed ha precisato di aver richiesto la restituzione della somma che aveva pagato al creditore di Mazzocca Roberto e della figlia Francesca per i debiti contratti e che non avrebbe mai pagato dei debiti di beni pignorati se avesse saputo che l’attività dei Mazzocca era cessata dall’anno 2010, per come risultava dal Registro dell’Impresa del Tribunale di Vibo Valentia, acquisita da questa difesa in sede di indagini difensive».

«Le scadenze per la restituzione del debito erano state fissate dal Mazzocca e lo stesso non le aveva mai rispettate. Dalla produzione documentale, sia di questa difesa che dalle registrazioni effettuate e prodotte dal Mazzocca, si evince che, lo stesso, aveva ricavato dalla vendita dei beni pignorati, la somma di € 11.000 ancora prima di recarsi da don Graziano per chiedere il prestito. Vendita che poteva essere effettuata dal solo creditore, in quanto il Mazzocca era stato costituito dal Tribunale di Vibo Valentia custode ed inoltre si è accertato che aveva ricevuto, nell’anno 2009, un finanziamento dalla Regione Calabria di € 18.750,00. Il Mazzocca era nella piena disponibilità economica, sia di pagare il creditore originario e sia di restituire i soldi prestati da don Graziano Maccarone. Con riferimento alla parte dell’articolo, in cui si sostiene che non sia stata consegna la copia della liberatoria del creditore, occorre precisare che don Graziano aveva detto al Mazzocca di recarsi nel suo ufficio e che gli avrebbe dato copia delle ricevute, ma il Mazzocca non si è mai presentato per ritirarle. Ed inoltre, non vi è nessuna liberatoria da parte del creditore firmata nell’interesse del Mazzocca e consegnata a don Graziano, ma solo delle ricevute che attestano il pagamento di don Graziano per i debiti di Mazzocca, La richiesta non era stata fatta al fine di adempiere al pagamento nei confronti di don Graziano Maccarone, ma per dimostrare al creditore che non vantava più alcun credito nei suoi confronti. Il debito di Mazzocca ammontava intorno alle € 19.000,00 e solo parzialmente era stato pagato da don Graziano, rimanendo insoluto la restante parte.

«Con riferimento agli oltre tremila contatti telefonici in due mesi, che emerge dall’annotazione di P.G., gli stessi inquirenti indicano con precisione le date degli undici messaggi e delle due conversazione telefoniche, di cui solo il primo sms è partito da don Graziano mentre gli altri sono stati inviati tutti dalla Danila Mazzocca. Gli organi di P.G. individuano le date dell’11.10.2012 e le date dell’8.11.2012 al 27.11.2012, senza individuare le date dei mesi di dicembre 2012 e di gennaio 2013. Dalla registrazione del 6 febbraio 2013, ore 18.27 emerge che non vi era scambio di sms o telefonate già dal mese di novembre 2012. Nel corso delle indagini è emerso come questi messaggi venivano usati dai Mazzocca Roberto e Danila come ricatto per far desistere don Graziano nella richiesta della restituzione dei soldi».

«Si smentisce con fermezza l’invito nell’albergo di Pizzo. Solo una mente chiusa può pensare che Don Graziano poteva invitare una ragazza in un albergo in quanto è personaggio noto a sia a livello locale ma anche nazionale e certo non si rovinava la sua integerrima reputazione per una storia con Danila Mazzocca. Come si smentisce anche la consegna di indumenti intimi e quanto addebitato in una fantomatica relazione sentimentale. All’udienza odierna davanti al GUP, non è stata ammessa parte civile, la Danila Mazzocca, in quanto la richiesta era stata avanzata dal padre Mazzocca Roberto, in qualità di legale rappresentate, della stessa. L’esclusione dalla costituzione è stata determinata dalla mancanza di qualsiasi decreto di interdizione, inabilitazione e/o amministratore di sostegno nei confronti della stessa.

Con riferimento alla parentela con i Mancuso, è stata puntualmente smentita da don Graziano Maccarone la sera del 6 febbraio 2013 ore 18,27 e dalle stesse dichiarazioni del Mazzocca emerge che egli stesso era ben cosciente dell’inesistenza della parentela. Sin dalla fase della chiusura delle indagini che all’odierno rinvio a giudizio, oltre ai due sacerdoti, non sono emersi terzi soggetti imputati nel presente procedimento penale. Si rimane fiduciosi che durante il corso dell’attività dibattimentale viene fatta piana luce sull’innocenza di don Graziano Maccarone».

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